Dopo la pagina su Bogliasco mi sembrava doveroso fare qualcosa di analogo anche per il mio paese: Pieve Ligure. Proverò quindi a riunire qui le informazioni che ho reperito grazie principalmente ai cartelli delle vie che ho percorso in largo e in lungo (rigorosamente a piedi).
Metto subito in chiaro che il mio è un lavoro amatoriale e che non sono uno storico, né un esperto del territorio (e non ho la pretesa di essere né l’uno né l’altro). Perciò per avere informazioni certe e autorevoli è meglio consultare le giuste fonti.
Pieve Ligure si affaccia sul Golfo Paradiso. Il suo territorio si sviluppa sul versante sud del monte di Santa Croce, il nucleo storico del paese si trova nella parte alta (Pieve Alta), tra la Chiesa di San Michele Arcangelo e l’oratorio di Sant’Antonio.
La conformazione di Pieve permette di raggiungere da diversi punti i bellissimi sentieri che si trovano sulle alture dei paesi del Golfo Paradiso.
Storicamente Pieve era divisa in 7 quartieri: La Chiesa, Migone, Favale (o Favaro), Poggio, Montobbio, Pietraroggia e Corsanego. Dal 1947 Favale (l’attuale San Bernardo, dove verosimilmente si trovavano coltivazioni di fave) e Poggio Favaro sono diventati frazioni del comune di Bogliasco per volontà degli abitanti.
Pur trovandosi nella collina di Pieve le due frazioni si raggiungono più facilmente da Bogliasco. Da Pieve Alta vi si arriva solo percorrendo la panoramica Via San Bernardo fino alla Grafignànn-a, ossia il bel borghetto vicino alla chiesa di San Bernardo.
Fino al primo ventennio del secolo scorso Pieve Ligure si chiamava Pieve di Sori (A Céie de Söi).
La parola Pieve deriva dal latino plebes che significa popolo. Il termine plebes veniva usato per indicare il tempio nel quale il popolo si riuniva per professare il culto divino. Nel Medioevo venivano chiamate pievi le comunità cristiane che vivevano attorno alle chiese da loro erette.
La parola Sori potrebbe derivare dal greco soros, che significa avello. Documenti antichi però parlano di Pieve Ligure nominandola Plebs Sauli, è quindi probabile che il nome Sori sia una trasformazione del termine Sauli. Ciò che non è chiaro è se sia stato l’antico pago romano a dare origine al cognome Sauli o viceversa.
Ultimissima nozioncina storica, poi giuro non vi tedio più, il primo documento certo che parla di Pieve risale al 1143 ed è un decreto con il quale l’arcivescovo di Genova stabilisce le regole per l’attribuzione e distribuzione delle decime delle olive.
Vediamo ora le varie località storiche di Pieve partendo da Pieve Bassa, procedendo da ponente verso levante.
Pieve Bassa – prima parte
Pontetto
Località di confine tra Pieve e Bogliasco. La parte pievese è quasi interamente occupata dal parco privato della villa Ceriana (ultimata nel 1900). Lo scalo a mare pubblico è in gran parte territorio di Bogliasco, lo spartiacque è il Rio Scarpe, talvolta chiamato Pontetto o Campodonico o Favaro.
In passato O pontetto era chiamato anche Sâto dell’ommo, probabilmente dalla parola saltus che indicava un podere o un terreno selvoso. Una spiegazione più colorita narra di un furfante in fuga catturato mentre saltava il fossato (il cosiddetto salto dell’uomo).
Lo scalo privato è raggiungibile solo dal parco Ceriana o dal mare. Sempre accessibile solo dal mare o da percorsi privati è l’incantevole spiaggetta di sassi che si trova sotto al parco.
Pontetto è anche una stazione ferroviaria. Secondo Wikipedia l’inaugurazione risale al 23 novembre 1868 (anno in cui la linea ferroviaria ha raggiunto Pieve). Con il nome errato di Pontello faceva parte della tratta a un binario Genova-Chiavari. Il raddoppio della linea dovrebbe invece risalire al 1917, grazie al potenziamento della tratta fra Genova Nervi e l’allora Pieve di Sori. Al 16 gennaio 1951 risale invece la trasformazione in fermata.
Ceriana
Il parco Ceriana si estende sul promontorio tra Pontetto e la Chiappa. Va dal rio Scarpe (o Favaro) a Pontetto fino al torrente Chiappa. Verso monte arriva all’Aurelia in prossimità del suo primo ingresso, dove si trovano l’antica villa Rapallino e la casa dei custodi (oggi abitazioni private).
Nel secondo ingresso, quello vicino alla stazione di Pontetto, si trovava la casa dei giardinieri (oggi abitazione privata).
Il parco è attraversato dalla galleria ferroviaria Rapallinn-a, costruita nei primi del 1900 per attenuare i rumori della ferrovia. Sia il nome della galleria, sia della villa sull’Aurelia, derivano dai precedenti proprietari da cui il conte Ludovico Ceriana Mayneri ha comprato a fine Ottocento il terreno.
A causa del passaggio della ferrovia il parco era tagliato in due.
Nel 1917, con il raddoppio dei binari della tratta Nervi Pieve (proseguito poi fino a Camogli tra il 1921 e il 1922), la galleria è stata artificialmente ricostruita e il parco è tornato alla sua forma originaria.
Nel 1906 la contessa Ceriana ha fatto arrivare il gas alla villa a sue spese, permettendo alle case limitrofe sia di Bogliasco, sia di Pieve, di beneficiarne.
Davanti all’inizio di via alla Chiesa (la Taverna), dentro Villa Rapallino, si trovava la Cappella Ceriana, della quale esistono citazioni già dagli inizi del 1700. La Cappella era dedicata a Nostra Signora dell’Aiuto e a Sant’Antonio da Padova. Oggi è un’abitazione privata.
Come gran parte delle ville sul mare (e dei relativi parchi) della riviera ligure anche il complesso dei Ceriana, durante la Seconda Guerra Mondiale, è stato occupato dai tedeschi. Per approfondire vi invito a leggere l’articolo che ho dedicato al parco e quello dedicato alle ville di Pieve bassa.
Campodonico
L’origine del nome viene da Campus domini (campo del padrone) o da campus dominicus. È l’attuale via privata che costeggia il Rio Scarpe che fa da confine tra Pieve e Bogliasco. In questa zona una volta c’era un oliveto. Nella parte alta del torrente si possono trovare i resti di un antico lavatoio (chiamato da chi lo frequentava i troeuggi).
Il Rio Scarpe (segnato sulle cartine con il nome Favaro o Campodonico o Torrente Pontetto) inizia dalla comunale Pozzuolo, all’incrocio con la comunale Miun. Poi scende fino alla fonte della Vicinale detta della Fontana, incrocia la comunale di San Bernardo dove c’è il ponticello, scende di nuovo fino ai lavatoi, e poi giù fino a via alla Bossola, località Campodonico per poi sfociare nella scogliera di Pontetto. Per approfondire il tema vi rimando alla pagina dedicata ai corsi d’acqua di Pieve.
Ricordiamo che le strade vicinali sono strade di proprietà privata soggette a servitù di uso pubblico, mentre le strade comunali sono di proprietà del comune, quindi pubbliche.
Colle Fiorito
Si tratta dell’attuale omonima via privata che dall’Aurelia arriva alla Taverna (via alla Chiesa). Il nome fa pensare che fosse un colle ricco di fiori.
I Puntin
Si tratta del gruppo di case davanti al Colle Fiorito, lato mare. Puntin, ossia ponticello, perché le entrate delle abitazioni si raggiungono grazie a dei piccoli ponti. Non ci sono fonti certe, ma riporto comunque una testimonianza fornita da Carla Mura: Vezio Melegari (mitico protagonista del mondo dell’editoria dei fumetti, agente di Jacovitti e di tanti altri artisti) che ha vissuto nel Puntin, e che ancora dopo 80 anni era fiero di essere “ceiotto”, ha raccontato che un tempo nel fossato che scende alla Chiappa c’era una ruota di frantoio (o un mulino).
La Chiappa
La ciappa è un materiale di costruzione che nel passato veniva usato spesso, perché si trovava facilmente nel territorio ligure. In questa zona, che prende il nome da questo materiale, è presente il primo scalo a mare interamente di Pieve, o scâ Ciappa. Il rio che sfocia qui si chiama Rio Chiappe (o Rio Ciappa). Non sono riuscito a capire da dove nasca, la prima apparizione sembra essere quella sull’Aurelia, presso i Puntin.
Come si vede dalla foto sotto nella fine del 1800 lo scalo non era ancora stato costruito.
Sull’Aurelia c’è la Cappella Rivarola, una piccola chiesa annessa a un’antica abitazione, che deve il nome alla sua ultima proprietaria, Antonietta Rivarola Guzzardi, che l’ha donata alla Parrocchia di Pieve.
Sul lato opposto grazie alla Montâ da töre (l’attuale Scalinata Torre) si può raggiungere La Taverna (via alla Chiesa) e la rotonda panoramica di via Roma (Parco della Rimembranza).
In questa parte di Pieve si trova villa Rigatti.
L’Hotel Villa Rigatti è stato progettato e costruito intorno agli anni Venti dall’allora giovane imprenditore Domingo Rivarola. I lavori sono terminati nel 1928, anno dell’inaugurazione dell’hotel.
Sempre alla fine degli anni Venti, per rifornire d’acqua l’albergo, è stata realizzata una conduttura idrica che partiva dal Cisternone dei Becchi e portava l’acqua passando lungo la ferrovia. C’è da considerare che gran parte dei pievesi hanno dovuto attendere gli anni Sessanta per poter avere l’acqua corrente in casa!
Dopo la Seconda Guerra Mondiale l’Hotel Villa Rigatti si è adeguato ai cambiamenti del boom economico: sono stati ampliati i parcheggi, le cucine sono state spostate sul lato ponente dell’edificio. Nel piano inferiore, sul lato mare, è stata creata una piscina coperta e climatizzata, con una vetrata per permettere agli ospiti di godersi il panorama sul Golfetto, il piccolo Golfo tra la Demola e la Chiappa.
Il nome dell’hotel è cambiato in Grand Hotel Villa Regina, e la struttura è diventata uno dei più prestigiosi e ambiti del levante ligure fino agli inizi degli anni Sessanta.
Tra gli anni Settanta e gli Ottanta la villa è stata trasformata in un Residence.
Se volete leggere qualche curiosità sulla Chiappa vi invito a leggere la pagina a essa dedicata.
Pieve è stata ed è ancora sede di bellissime ville. Nella foto sotto si può vedere il porticato di Villa Viacava Miramare, dove ha abitato il fotografo Francis Carl Fuerst. Il porticato è tuttora esistente, la villa è stata abbattuta.
Sempre in questa zona si trova la villa dei Sommariva, con alle spalle le serre della famiglia.
Poi c’è Villa Cielito Lindo, che si affaccia sul mare alla Chiappa. Costruita negli anni Trenta del Novecento su progetto dell’architetto Giulio Zappa, può essere considerata l’unico esempio di villetta in stile Moresco della Liguria.
Se volete approfondire l’argomento, vi invito a leggere il post dedicato alle ville di Pieve bassa.
Passo del Pertûzo
La località da-o pertuso è il piccolo e incantevole agglomerato di case all’inizio della scalinata che porta all’attuale biblioteca (dove un tempo c’era la stazione).
Il nome deriva dalla caratteristica del luogo, ossia una strettoia tra le case situata più in basso rispetto all’Aurelia.
È interessante notare nella foto di seguito le persone davanti alla casa in fondo a sinistra (ossia davanti alla macelleria di Corsanego).
La loro posizione dimostra che l’attuale Aurelia è rialzata rispetto al passato, infatti ora quelle porte si trovano circa un metro più in basso rispetto alla strada.
In questa zona nella prima metà del 1900 c’era una filanda, la fabbrica du conton, dove molte donne del paese lavoravano. Si trattava di una costruzione con il tetto di lamiera, per quanto le donne lavorassero principalmente all’aperto.
Corsanego
Corsanego è la località storica di Pieve bassa lungo l’Aurelia che, indicativamente dal Pertûzo arriva alla stazione.
L’allargamento dell’Aurelia ha portato all’abbattimento di diverse costruzioni, per esempio la Sartoria Dapueto (l’intera Palazzata è stata completamente demolita).
Nella bella villetta denominata Casa Capurro (foto sotto), nel primo decennio del Novecento si trovava l’ufficio postale.
A Corsanego si trovava la farmacia, la scritta è ancora visibile sulla costruzione. Su questa e altre attività commerciali di Pieve bassa vi invito a leggere l’articolo dedicato all’argomento.
La Demola
Il promontorio della Démoa è la zona dove oggi si trova la biblioteca di Pieve. Oltrepassando i binari della ferrovia si raggiunge il secondo scalo di Pieve: o scâ Demola. Il nome potrebbe derivare da Démoa (passatempo) o dalla demolizione della struttura in legno che era presente nello scalo in passato per dare spazio a quella in pietra.
Un’altra teoria vede la derivazione del nome Demola dal cognome De Molo, più precisamente da Tommasina De Molo, sposa di Marcello Massone (sepolto nella parrocchia Massone) proprietario anche dei terreni prospicienti lo scalo. Questo perché un tempo i cognomi venivano anche declinati al singolare, plurale, maschile o femminile.
Queste due ultime teorie appaiono più coincidenze considerato che il toponimo è citato nella Pianta di Vinzoni del 1758 (lo scalo è chiamato scoglio della Demora). Risulta quindi più probabile che il nome trovi la sua origine dal verbo genovese demûa che significa dilettarsi, spassarsela (che a sua volta deriva dal provenzale demor).
Di fronte al mare, alla fine della caratteristica stradina che porta allo scalo (oggi ribattezzata Creuza de mä dagli abitanti della zona, in onore di De André e della sua bella canzone) si trova la caratteristica Villa Vaghi.
La villa è stata costruita dall’architetto milanese Mirocleto Vaghi nel 1934 come sua residenza personale. Durante la Seconda Guerra Mondiale anche Villa Vaghi è stata utilizzata come alloggio per ufficiali e sottoufficiali tedeschi.
Potete approfondire l’argomento leggendo il post dedicato alle ville di Pieve bassa.
Nello scalo si trovava la sede della Lega Navale, in precedenza la struttura era stata un posto di controllo della Guardia di Finanza (indicata in una carta del 1758 con il nome Posto di guardia della Demola).
Dal mare arrivavano grosse chiatte con carichi di sabbia, pietrami e altro materiale edile, specie negli anni 50 del secolo scorso, durante la costruzione dell’acquedotto. Con l’utilizzo di corde e carrucole avveniva lo scarico (descaregadö).
Da notare nella foto sotto anche lo scoglio la tömata, non più esistente.
Negli anni venti del secolo scorso in questo specchio di mare, di fronte al descaregadö, l’Ardita-Pieve (ossia la squadra di pallanuoto di Pieve) si allenava e giocava per il Campionato di Serie A. Sempre in questo golfo si tenevano numerose regate veliche.
Il corso d’acqua che sfocia nei pressi dello scalo è chiamato rio Demola. Non sono riuscito a capire dove nasca, sembra fare la sua prima apparizione sopra via Consiglieri (sotto di Via San Bernardo). Da lì scende pendente, stretto e dritto fino alla località Romanin in via alla Chiesa. Dopo aver superato via Roma si allarga, costeggia le serre Sommariva, per poi passare sotto all’Aurelia e alla linea ferroviaria.
Dove adesso di trova la biblioteca alla fine dell’ottocento c’era il casello della stazione del paese, ossia una casa dove abitava il casellante con la sua famiglia. I caselli (case in genere strutturate su due piani, con ai piani superiori le camere per dormire e a quelli inferiori le cucine e i locali tecnici) erano posizionati al massimo a un paio di chilometri l’uno dall’altro. In essi era sempre presente il casellante, in modo che la linea fosse sempre sotto controllo.
La stazione, una struttura piccola e interamente in legno, simile alle altre stazioni del territorio, era stata avvivata il 23 novembre del 1868. La linea allora era ancora a binario unico, ma nei pressi delle fermate i binari, come si vede nella foto sopra erano addirittura tre.
Successivamente, nel 1922, la stazione di Pieve è stata spostata per agevolare gli abitanti delle ville nella zona Torre.
Sempre in questa zona c’era un frantoio, la Suppressa au Bassu.
Merita un po’ di attenzione anche Villa La Vedetta, fatta costruire dall’ammiraglio Giuseppe Sirianni (allora Ministro della Marina Militare e Senatore del Regno) e progettata dall’architetto Aldo Camposampiero.
L’appezzamento di terreno scelto per la costruzione, quello dietro alla ferrovia dopo il ponticello che porta allo Scolo Demola, si chiamava o mónton. Dopo essere stato spianato sono iniziati i lavori per la messa in opera (1933 – 1934).
La forma della villa, che è un classico esempio di architettura razionalista, richiama la torretta di comando di una nave.
Vi invito a leggere il post dedicato alle ville di Pieve bassa per approfondire l’argomento.
Pontello
Il Pontello è il bivio per andare verso Pieve Alta in località Corsanego.
Nella foto sopra, di fine Ottocento, manca il palazzo che ospitava la Sartoria Dapeto, che invece è presente nelle foto sotto scattata negli anni Venti del Novecento.
Come già detto, con l’allargamento dell’Aurelia parte dell’abitazione, tra cui la sartoria, è stata abbattuta.
Nei primi anni del Novecento l’Aurelia era percorsa dai tramvaietti (foto sotto), ossia dei mezzi di trasporto trainati da cavalli. Nella tratta tra Nervi e Recco, nel 1905, operavano alternandosi Pacifico Valle nei giorni pari e Giacomo Penco nei giorni dispari.
Al bivio per Pieve alta già nei primi anni del Novecento c’era l’emporio Capurro, chiuso circa un secolo dopo.
Nelle foto sopra è interessante notare come dagli anni Dieci agli anni Venti del Novecento il palazzo sia stato arricchito nelle decorazioni.
Pieve Bassa – seconda parte
Torno a percorrere l’Aurelia e a parlare delle varie zone di Pieve, facendomi aiutare da queste bellissime fotografica del passato.
Ho considerato come spartiacque tra la prima e la seconda parte del lavoro su Pieve Bassa il Pontello, ossia il bivio per salire da Via Roma a Pieve Alta, anche se in realtà ci troviamo ancora il località Corsanego, zona di cui ho già parlato in precedenza.
Questa divisione spartana deriva dai tre giri che faceva il pulmino per portare i bambini quando, una quarantina di anni fa, frequentavo la scuola Eugenia Gonzales. Per me Pieve era divisa così: Pieve Alta, Campodonico e Stazione.
Capire bene i confini delle varie località non è semplice, nonostante il prezioso aiuto fornito dal sito del comune di Pieve Ligure, perché non esistono (o almeno io non ne ho trovato traccia) dei confini veri e propri.
Riprendo dunque da dove mi ero fermato e proseguo verso levante, ossia verso Sori.
I parchi di Villa Marietta e Villa Pirelli
La parte sul mare di Corsanego che va dal bivio per Pieve Alta fino al Fontanino è inaccessibile ai più perché è occupata dai parchi privati di villa Marietta e villa Pirelli.
Villa Marieta si trova sul promontorio della Demola, poco distante da Villa Massone, di cui parlerò tra poco. Entrambe le ville appartenevano alla stessa famiglia, i Massone.
Costruita nei primissimi anni del 1900 su progetto dell’ingegnere Giovanni Battista Carpineti, è stata chiamata Marietta in onore di Maria Bernadetta Farina, madre dei fratelli Francesco e Tommaso Massone.
Anche villa Marietta, durante la Seconda Guerra Mondiale è stata occupata dai tedeschi e usata per scopi bellici con installazione di batterie militari sulla scogliera.
Il parco accanto, sempre privato e inaccessibile ai non aventi diritto, è quello di Villa Pirelli.
La villa è stata commissionata dal Senatore Alberto Pirelli e costruita tra il 1937 e il 1938, sul terreno acquistato dalla famiglia Fontana.
Il progetto è dell’architetto Mario Faravelli.
Se volete approfondire l’argomento, vi invito a leggere il post dedicato alle ville di Pieve bassa.
Cianelle
Si tratta della zona di Corsanego dove ora si trovano villa Pirelli e Villa Massone.
Sull’Aurelia, lato monti, c’è villa Massone con la sua incantevole cappella dove, fino al primo decennio del 2000, veniva celebrata messa.
Villa Massone è stata ricostruita nel 1903, ma esistono fonti che parlano di Villa Massone già nel Cinquecento.
In occasione della ricostruzione, avvenuta pressappoco nello stesso periodo della costruzione di Villa Marietta, i fratelli Francesco e Tommaso Massone hanno diviso in due l’ampia proprietà della famiglia Massone, dando origine a due parchi privati: quello di Villa Marietta, lato mare, e quello di Villa Massone, più a monte.
Cappella Massone è stata consacrata nel 1736. Il 13 luglio del 1805 Papa Pio VII, durante il suo viaggio imposto verso la Francia, si è fermato nella villa, ospite di Marcello Massone (seppellito nella cappella) e della moglie Tommasina De Molo (di cui abbiamo fatto un accenno trattando della Demola).
Più o meno dove adesso si trova l’ingresso del parco di villa Pirelli i Massone possedevano un altro palazzo, Palazzo Rosso, demolito per favorire l’allargamento dell’Aurelia tra il 1934 e il 1936.
Alcuni testi che ho consultato riportano che nei fondi di questo palazzo ci fossero delle celle di detenzione.
Per saperne di più potete leggere il post dedicato alle ville di Pieve bassa.
Formigola
La Formigola o Furmigula è la zona che prende il nome dal ristorante che si trovava nel posto fino agli anni 50 del secolo scorso (il ristorante Furmigula).
Gli edifici in primo piano nella foto sopra sono stati parzialmente demoliti per allargare la via Aurelia.
Oggi è ancora possibile vedere il cartello di marmo che riporta la scritta: Comune di Pieve di Sori, Mandamento di Recco, Provincia di Genova, Strada R.da Genova in toscana.
Dal lato opposto inizia la crosa do Pin, l’attuale via Milite Ignoto, che sale verso le scuole elementari.
Romani
Secondo alcune fonti è chiamato così l’agglomerato di case soprastante la via Aurelia, tra Via Milite Ignoto e l’attuale ristorante La Paranza.
Qui si trova palazzo Fontana, noto per la sua cappella, oggi sconsacrata, della quale rimane visibile la piccola campana e un soprapporta in marmo.
La Cappella Fontana risale alla fine del 1800 ed era dedicata a Sant’Antonio da Padova.
Fontanino
Il Fontanino (o Fontanin) è la zona intorno all’omonima scogliera pubblica.
Il nome deriva dall’antica fonte vicino al mare, alimentata dal fosso Ponte Legno che sfocia lì dopo essere sceso dallo Sciuto, dove nasce, e aver attraversato la località Montobbio.
Per saperne di più sul fosso Ponte Legno vi rimando alla pagina dedicata.
Il Fontanin era un buco nello scoglio da cui usciva un rivolo d’acqua, al suo posto oggi c’è un rubinetto.
Dagli anni 20 fino agli anni 60 del secolo scorso qui si trovava l’unica spiaggia pubblica di Pieve (in realtà si trattava di una spiaggia artificiale creatasi con la discarica effettuata in occasione del raddoppio della linea ferroviaria).
Tra il Fontanino e lo Scalo Torre c’è un’altra piccola spiaggia di sassi, non molto distante dallo scoglio Caregata, alto circa 13 metri e da cui ci si può tuffare.
La Piccola
La Piccola è la zona dove ora si trova la bocciofila vicino alla stazione. Deriva dalla terminologia ferroviaria PV piccola velocità, perché qui era in funzione uno scalo merci dove i treni dovevano operare a ridotta velocità.
Con il raddoppio della linea ferroviaria, nel 1922, è stato costruito un ampio piazzale con l’edificio della foto sotto (dove oggi si trova il carrozziere).
Presso lo scalo ferroviario della Piccola si spedivano i fiori e gli altri prodotti tipici di Pieve. Nel contempo arrivavano le merci da fuori: venivano prelevate dai treni e portate nelle varie località del paese con carretti spinti a mano o grazie all’utilizzo dei muli.
La Paranza, l’attuale ristorante che si trova dietro al benzinaio, nella prima metà del secolo scorso era una trattoria dove trovavano ristoro i manovali che lavoravano in questa zona. Si chiamava L’osteria del Riau, e il suo titolare, il signor Dapueto, preparava piatti tipici della tradizione genovese.
Sopra la Piccola c’era la pensione Maris Stella, ossia Villa Maria, oggi abitazione privata.
In questa zona nel passato sono state costruite numerosi villini, tra cui villa Becchi (costruita nel 1925).
Se volete approfondire l’argomento, vi invito a leggere il post dedicato alle ville di Pieve bassa.
Scalo Torre
La Torre (o scâ Tôre) è l’ultimo scalo a mare di Pieve, quello sotto la stazione.
Il piazzale che lo caratterizza è stato costruito nel 1936. Il lavoro era stato affidato all’ingegnere Berto Berti.
Il 4 aprile 1936 nella delibera del Consiglio Comunale di Bogliasco-Pieve viene dichiarato che si rende indispensabile rendere agevole questa località grandemente frequentata dai villeggianti che ivi si recano in gran numero durante la stagione estiva.
Inizialmente il piazzale viene intitolato all’eroe alpino pievese Michele Massone, morto a soli 22 anni durante la guerra Etiope.
Prende il nome dall’antica torre di segnalazione costruita tra il XV e il XVI secolo, detta Torre di Pontelongo. Di questa si fa riferimento in una mappa del 1758, con il nome di Torre di Ponte Legno.
Le torri di segnalazione erano chiamate saracene perché venivano usate per segnalare le invasioni di pirati.
Le comunità rivierasche chiedevano l’intervento della Repubblica di Genova per essere protette, ma la Repubblica di Genova si limitava ad autorizzare i progetti per la costruzione di torri di avvistamento lungo la costa, senza aiutare economicamente per la costruzione.
Dal primo decennio del secolo scorso al suo posto si trova il castello Cirla.
Il disegno è del conte Ernesto Cirla, ingegnere milanese, la cui famiglia commerciava marmi.
Il conte ha acquistato dalla famiglia Fontana il terreno nel 1906, i lavori di costruzione sono terminati nel 1915.
L’edificio, con murature esterne in pietra, simula un castello medievale con due torri di diversa altezza e un ponte di legno sul lato di ponente.
Anche la portineria è costruita nello stesso stile finto medievale, con due torrette.
Durante la Seconda Guerra Mondiale il castello è stato requisito dall’esercito tedesco e la famiglia Cirla è stata costretta a sfollare in un’altra villa di proprietà sull’Aurelia. Sempre durante la guerra, più precisamente nel 1943, visto che il conte Cirla era anche proprietario della Minerva Film, il Castello è stato scelto dal regista genovese Alfredo Guarini come set cinematografico per il suo film Senza una donna.
Se volete saperne di più potete leggere la pagina che ho dedicato all’argomento.
Alla morte del conte Ernesto, avvenuta nel 1955, la famiglia non era in grado di mantenere i costi eccessivi del castello e lo ha venduto a un armatore russo che lo ha lasciato in completo abbandono per decenni.
Ristrutturato nel 1983 è stato suddiviso in appartamenti privati.
Nel parco sono presenti pini marittimi, querce, allori e pitosfori.
Il rio che sfocia nello scalo si chiama Rio Besso. Questo nasce nei pressi della Chiesa e scende in parte coperto fino al Costigliolo in via Besso, dove si unisce al Fosso Terrile (che a sua volta nasce presso la vicinale del Pomelo sotto Santa Croce, passa la Ciann-a do Terrî e scende accanto all’Oratorio fino al punto di confluenza).
Per chi volesse approfondire, rimando alla pagina dedicata a questi due corsi d’acqua e quella dedicata a Via Besso e al Costigliolo e a quella dedicata alle ville di Pieve bassa.
Merita un accenno l’estratto della carta disegnata da Matteo Vinzoni nel 1758 riportato qui sopra.
Tra lo scoglio della Demora e la torre di Ponte Legno è indicato lo scalo dei Semini. Non è chiaro a cosa si riferisse, ma sembrerebbe essere più a levante rispetto all’attuale scalo Torre. Forse indicava il Fontanio.
Stazione
In questa zona, davanti all’attuale Piazza Marinai d’Italia, si trova la stazione di Pieve Ligure, inaugurata l’11 dicembre del 1922 e ultimata nel 1925.
Non so quanto sia attendibile, ma ho letto in uno dei vari testi che ho consultato che le panchine alla fine del ponte sopra la ferrovia (foto sopra, via Coriolano Bozzo) erano chiamate La Svizzera. Grazie alla segnalazione di Tommaso Morchio ho scoperto che la zona era chiamata così (La Svizzera) già nella prima metà del secolo scorso, perché grazie alla vicinanza del Rio Besso, anche nei periodi più caldo si poteva godere di un po’ di fresco.
Doe bocche
Si tratta della zona limitrofa alla stazione, prima della curva sopra il castello Cirla. Forse il nome deriva dalle due foci (due bocche) dei torrenti che la attraversano: il fosso Sapelo, le cui acque arrivano al mare sotto la terrazza del parco Cirla e il rio Besso, che sfocia presso lo scalo Torre..
Da qui parte via Caduti Pievesi, la scalinata che sale verso via Besso. Nella foto sotto è ritratta durante una nevicata della prima metà del secolo scorso.
Procedendo verso Sori, nella curva a gomito priva di marciapiede che si incontra prima della Ria di San Gaitan, a lato monti, c’è una villetta che nel passato è stata protagonista di diverse cartoline, Villa Capurro.
Questo perché apparteneva a una famiglia, I Capurro, che agli inizi del Novecento aveva diversi componenti emigrati in Argentina. Quindi, i parenti rimasti a Pieve erano soliti farla fotografare per mandare notizie quelli emigrati.
Secondo i testi che ho consultato la zona della villa risulta essere Combettin. Io però ritengo sia più corretto chiamarla Doe Bocche, come segnalato dall’iscrizione sul cartello di Via XXV Aprile vicino alla casa.
La villetta è rimasta nel medesimo posto, ma a causa della costruzione della galleria sottostante, durante i lavori del raddoppio della linea ferroviaria, ha subito dei danni ed è stata in parte ricostruita.
Se volete approfondire l’argomento, vi invito a leggere il post dedicato alle ville di Pieve bassa.
Ponte Legno
La località prende il nome dall’antica torre saracena che un tempo sorgeva nel territorio: la Torre di Pontelongo (detta anche Pontedilegno) di cui abbiamo parlato sopra. Nel primo decennio del secolo scorso al suo posto è stato costruito il Castello Cirla, ed è un peccato che sia stata abbattuta, perché ci sono testimonianze scritte della sua presenza già nel XVIII secolo.
Per qualcuno, invece, il nome della località deriva dal ponte di legno che si trovava nel suo territorio e che superava la roggia di San Gaetano (tuttora esistente).
Non è però noto un eventuale collegamento con il fosso che porta il medesimo nome, ossia quello che scorre più a ponente e che sfocia presso il Fontanino.
Per approfondire rispetto ai corsi d’acqua che scorrono in questa località vi rimando alla pagina sui torrenti di Pieve Ligure.
San Gaetano
Non è chiaro perché questa località si chiami San Gaetano. Lungo la strada panoramica che conduce a Sori c’è una piccola cappella dedicata al santo che è stata costruita nel 1948, come ringraziamento per la protezione ricevuta durante la guerra, ma la zona era chiamata così anche prima.
Questa parte di Pieve in passato era nota per le serre, oggi è nota per le frane.
Già nel 1951 uno smottamento aveva distrutto parte delle serre e un ponte. In alcuni testi che ho visionato il ponte crollato sembra essere il ponte di legno di cui ho fatto un accenno sopra, altre fonti invece parlano della costruzione di un ponte di legno temporaneo in seguito alla frana. Insomma, c’è un po’ di confusione sull’argomento, ma grazie alle fotografie di Francis Carl Fuerst che documentano la costruzione del ponte Bailey (il ponte di legno temporaneo) nel 1952, e che potete vedere qui di seguito, è stata fatta chiarezza.
In questa località sfocia un fosso, forse artificiale, del quale non ho trovato informazioni. Immagino che fosse collegato alle serre (per approfondire vi rimando alla pagina sui corsi d’acqua di Pieve).
A causa del pericolo dovuto alle frane l’approdo al mare di questa località è purtroppo interdetto.
La scogliera e la spiaggia, sotto questo angolo del Golfo Paradiso dalla vista mozzafiato sul Promontorio di Portofino, è meta dei nudisti.
Piazzolo
Risalendo lungo la strada comunale Bragale (via San Gaetano), prima dell’incrocio con la dïta Scialla, accanto alla cappella di San Gaetano, passato un vecchio lavatoio, si può percorrere il breve tratto panoramico della strada vicinale del Piazzolo, proprio sopra le serre coperte dalla frana.
Dal Piazzolo si può vedere ancora la vecchia cisterna, prima di raggiungere le case da dove non si può fare altro che tornare indietro.
Priaruggia
Priaruggia (Pietraroggia) si raggiunge da via Solimano, al confine con Sori. Il nome significa pietra di colore rosso oppure che scivola in base alle interpretazioni, visto che la zona è franosa.
Camposanto
Concludo questa parte ricordando che il cimitero di Sori , essendo a ponente del fosso che segna il confine tra Pieve e Sori (nominato semplicemente fosso del Camposanto) fino alla fine del secolo scorso si trovava in territorio pievese.
Dopo un referendum consultivo il Comune di Pieve lo ha ceduto al Comune di Sori .
Nella foto sotto possiamo vedere un autobus della Lazzi, in servizio negli anni Trenta del Novecento sulla linea Sori-Nervi-Genova. Tempo dopo il collegamento è stato prolungato fino a Recco.
Sotto al cimitero c’è un’ultima spiaggetta di sassi raggiungibile solo dal mare. Oggi, purtroppo, è quasi scomparsa.
Terza parte: Pieve Alta
Concludo la mia passeggiata tra le località di Pieve salendo in collina. Cercherò di seguire le strade comunali e vicinali storiche, sperando di non dilungarmi più del dovuto.
Castella
Partendo dal confine con Sori sull’Aurelia ci sono due possibilità per raggiungere Pieve Alta: o seguendo via San Gaetano, o percorrendo la vicinale della Pinea e procedendo o lungo la comunale Priaruggia o, più in su, lungo la comunale della Chiosa.
Dalla comunale di San Gaetano la prima località che si incontra è Castella.
Castella si trova nei pressi dei campi sportivi e a valle di essi. Questa zona prende il nome da un’antica torre di segnalazione poi trasformata in abitazione.
Nel giro di Beppe (l’ultimo tornante di Via Roma prima di raggiungere la piazza) c’era la Suppressa du Dria, un frantoio rimasto in attività fino alla fine degli anni 60 del secolo scorso. Oggi al suo posto c’è un fioraio.
Combettino
Se dalla località Castella si procede verso ponente lungo la dïta do Bragâ (ossia la strada comunale Bragale, oggi chiamata via Besso, che è una delle strade più antiche di Pieve), passato il fosso Sapelo si entra nella località Combettino (o Combettin).
Questa zona è raggiungibile anche risalendo Via Caduti Pievesi, la scalinata che comincia sull’Aurelia vicino alla Stazione.
Costigliolo
Il Costigliolo (Costiggêu) è la località in via Besso dal ponticello all’incrocio con via Baralla (comunale Bratalla) fino all’incrocio con scalinata Campetto (dïta do mëgo). Il nome deriva dalla curva aggettante che fa la dïta do Bragâ in questa zona.
Fa parte del Costiggêu anche il piccolo agglomerato di case che si trova in fondo a via privata Mezzano (strada che prende il nome dalla famiglia che qui abitava), all’incrocio con scalinata Campetto. In questo nucleo di case ai tempi di Mussolini c’era la casa del Balilla, dove tutti i sabati venivano riuniti le Giovani italiane e i Balilla per fare educazione fisica (per questo motivo scalinata Campetto era chiamata anche salita del Balilla).
Scarpanò
Percorsa tutta la dïta do Bragâ, superato il fosso Ponte Legno (se dal ponte ci si sporge verso il lato a monte si possono vedere ancora le vecchie cisterne per raccogliere l’acqua) e l’incrocio con Via Milite Ignoto, che porta alle scuole Elementari in località Montobbio, si arriva al tratto finale di vico Crosino (la scalinata che da Corsanego sale verso il palazzo del Comune). Vico Crosino (strada comunale di Carpaneto) è stato diviso in due parti dalla costruzione di Via Roma.
Via Roma, inizialmente intitolata all’ammiraglio Giovanni Bettolo, senatore del Regno e benefattore di Pieve, è stata iniziata nel 1908 e finita nel 1912, grazie ai contributi statali erogati per collegare le stazioni alle piazze e alle chiese dei comuni.
A Pieve Bassa c’era chi non la voleva, mentre a Pieve Alta si discuteva animatamente sul tracciato migliore.
La strada è stata asfaltata solo tra il 1951 e il 1952, ma già nel 1950 era attivo un servizio di autobus della società Lazzi.
Lo Scarpanò sono le case storiche che oggi si affacciano su via Roma nel tratto che sale dopo il Comune verso la rotonda Poggio Armando Diaz, un tempo chiamata Parco della Rimembranza.
Secondo i primi testi che ho consultato tanti anni fa il Parco della Rimembranza risale agli anni 20 del secolo scorso, ed era dedicato ai caduti della prima guerra mondiale.
Testi più recenti invece datano la costruzione del piccolo parco con monumento ai caduti al 1951, ossia durante i lavori di asfaltatura di via Roma (terminati nel 1952).
Taverna
Ci spostiamo adesso in un’altra strada storica, via Alla Chiesa, che dal confine con Bogliasco porta alla chiesa di Pieve Alta.
Risalendo la via, nota anche come strada comunale della Taverna, si entra nell’omonima località. Il nome fa pensare che in passato qui si trovasse una locanda o qualcosa del genere. Quello che posso dire con certezza è che fino agli anni settanta del secolo scorso all’incrocio con l’attuale Scalinata Madruzzo si trovava un negozio che vendeva alimentari.
Scalinata Madruzzo un tempo era chiamata Salita Bertinn-e (grazie alla famiglia Maggi per la segnalazione).
All’inizio della prima scalinata di Via alla Chiesa, salendo, sulla sinistra si può entrare nella strada comunale Campodonico, che porta nell’omonima località. Alla fine della scalinata si incontra il bivio con la strada vicinale del Pian, che attraversa la parte alta della località Campodonico e sale fino alla località Consigliere.
Procedendo lungo la strada comunale della Taverna si trova il bivio che ridiscende verso il mare (strada vicinale della Torre, chiamata in passato montâ da töre) seguito poco più in su da un altro bivio, quello che, tramite la strada comunale Romanino (l’attuale via Banchero), attraversa la località Migone e porta in località Consigliere alla casa Banchero.
Romanin
Romanin significa rosmarino. È la zona attorno al tratto pianeggiante della strada comunale della Taverna dall’inizio della strada comunale Romanino, ossia la scalinata di Via Banchero, dove un tempo si trovava il negozio di commestibili Olcese.
Cà do rosso
Avanzando lungo la comunale della Taverna, dopo Romanin, si incontra la Cà do rosso. Lascio alla fantasia di chi legge la spiegazione del nome di questo caratteristico tratto di via alla Chiesa.
Montobbio
Montobbio o Monteubbio è la località situata nella parte centrale della collina di Pieve o, per essere più precisi, è la zona che si incontra a metà strada tra Pieve Bassa e Pieve Alta. Il nome deriva dalla famiglia che storicamente abitava in questa località (Montobbio è un cognome molto comune a Pieve Ligure).
In via alla Chiesa, pressappoco all’altezza delle scuole elementari, ossia all’incrocio tra via Milite Ignoto e via Pollarola (la storica dïta da contrâ), si può ammirare un caratteristico borghetto composto da incantevoli casette colorate, circondate da fasce.
La scuola elementare Eugenia Gonzales è stata inaugurata il 28 ottobre 1939.
Prima della donazione dell’Ingegner Tito Gonzales, in memoria della figlia morta prematuramente, le lezioni si tenevano in due locali di via alla Chiesa e nella Casa del Balilla, l’abitazione nello spiazzo pianeggiante in cima alla dïta do Mëgo (scalinata Campetto) di cui abbiamo già parlato.
Se volete approfondire il tema potete consultare la pagina dedicata alla scuola elementare.
Nell’edificio a lungo si sono tenute le lezioni anche delle scuole medie. Il trasferimento delle scuole medie nella nuova sede, la bella villa donata dal proprietario al comune di Pieve con la richiesta che venisse utilizzata per qualcosa di utile al paese, risale agli anni 70 del secolo scorso.
Vicino al fosso Ponte Legno c’era la fonte Montobbio, una piccola conca scavata nella roccia.
Il frantoio della località, la Suppressa Montobbio, è stato in attività fino agli anni 50 del 1900.
Consiglieri
Consiglieri, o Conseggè, è l’agglomerato di case che si districa nell’omonima via sopra via alla Chiesa.
Il nome deriva dal cognome della famiglia che abitava nella località (Consigliere).
Le ultimissime case della strada comunale Consigliere (via Consiglieri, appunto) venivano chiamate Magå.
Superato il fosso Ponte Legno si ritorna in via alla Chiesa. Qui, a metà della salita prima dell’asilo, si trova un altare con una Madonnina.
A – o pei
Sempre procedendo lungo via alla Chiesa verso Pieve Alta si incontra il bivio per la strada comunale Consiglietto, in corrispondenza dell’asilo.
L’asilo infantile delle suore, fondato nel 1878, inizialmente era intitolato al principe di Napoli.
In origine doveva essere dove ora si trovano le scuole elementari.
La famiglia Rapallino, di cui ho già parlato nel capitolo dedicato al parco Ceriana, aveva donato al Comune la terra per la costruzione dell’asilo.
I pievesi però lo hanno voluto in località A – pei, ossia più vicino al centro del borgo di Pieve alta. La famiglia Picasso ha donato alcune fasce a tale scopo.
La famiglia Rapallino, offesa per la decisione, ha cambiato il testamento e ha donato la terra a un istituto per ciechi.
La costruzione dell’asilo è stata finanziata dalle famiglie Becchi e Sclavo e dato in gestione alle suore della Misericordia. Successivamente è stato intitolato a Ferrante Aporti.
La terrazza dell’asilo nei primi anni 80 (grazie a Sarita Solavaggione per la fotografia)
Vicino all’asilo c’era un frantoio, la Suppressa du Casun.
Da questa zona si può scendere verso via Roma e verso la dïta do Bragâ percorrendo via Sassi, ossia la parte finale della storica dïta Baralla.
Casa Neuva
Alla fine di via alla Chiesa, superato il Fosso Terrile, dopo l’incrocio con via San Bernardo si trova la Casa Neuva, ossia la zona intorno a quella che era l’Osteria Picco, aperta nel 1860 prima che lasciasse il posto al ristorante, demolito a sua volta nei primi anni del 2000.
La casa nuova è stata a lungo l’ultima casa costruita dopo la chiesa di San Michele prima dell’oratorio.
Case Vêge
Non ho trovato indicazioni precise che indichino la posizione di questa località. Presumo che si tratti per contrapposizione delle “case vecchie” (Case Vêge) vicino alla Casa Neuva. Ma è anche probabile che si tratti di un gruppo di case della stradda vêgia, ossia il vecchio tracciato della strada romana.
La Piazza
Si tratta del piazzale davanti alla chiesa di San Michele.
L’ampio piazzale è stato realizzato nel 1789.
Tra i vari alberi c’era anche un gigantesco olmo, il cui tronco nel 1854 misurava circa 4 metri e mezzo. L’albero è crollato nel 1892
La salita che porta in Piazza, oggi chiamata salita San Michele, storicamente era detta dïta da Riva.
Chiesa
La chiesa primitiva che raccoglieva i primi fedeli dell’antico pago romano, quella che ha dato il nome al paese prima dell’anno mille, non è la parrocchia di San Michele.
Questa era ubicata, secondo la tradizione popolare, nel recinto dell’attuale casa canonica.
Non si conosce la datazione certa della costruzione, si sa però che sul fronte della chiesa, prima del restauro del 1863, era scritta la data 1610, anno in cui è stato eseguito un prolungamento della chiesa.
È invece certo che la consacrazione a opera dell’arcivescovo di Genova risale al 1749. E che nel 1970 la facciata è stata restaurata, come si può leggere nel volantino riportato sotto.
Sappiamo anche che il campanile, che è alto circa 40 metri e la cui costruzione risale all’epoca dell’edificazione della chiesa, è stato restaurato e decorato nel 1843.
Nel 1954, in occasione dell’anno Mariano, è stato rifatto il concerto di campane della chiesa dalla dita Picasso di Recco. Le campane precedenti erano state realizzate da Francesco Picasso di Recco nel 1905, due si erano rotte nel 1952.
Prima di essere issate sono rimaste sul piazzale della chiesa per diversi giorni, e molti campanari si sono recati a Pieve per esibirsi in concerto.
Nei pressi della chiesa c’erano due frantoi: la suppressa della Parrocchia, il più antico frantoio (prima metà del 1800) e la suppressa in tu fundu di Pegua.
Sapelo
È la zona di Largo Gerolamo Rollino, accanto al cimitero. Il nome deriva dal Fosso Sapelo che nasce poco più in alto. Sapellu significa occlusione, il fosso in questo punto (che oggi è coperto) aveva un restringimento. Il Sapelo scende attraversando la località Castella, taglia la comunale del Bragale e arriva nei pressi dell’Aurelia davanti al Castello Cirla. Da qui passa sotto la ferrovia e il parco del castello rimanendo coperto fino al mare.
Cimitero
Forse non tutti sanno che anche noi a Pieve abbiamo il nostro piccolo Staglieno
San Lorenzo
Si tratta della zona circostante il frantoio suppressa de San Luenso. Non ho individuato con precisione la posizione, ma dovrebbe trovarsi all’incirca sopra il cimitero, in via Massone.
A riguardo è interessante la testimonianza di Rosanna Mezzano
Sono nata nella casa nei cui fondi c’era il frantoio a sangue di San Luensu, all’epoca già in disuso, (anni cinquanta) superato da quelli che funzionavano a corrente elettrica. Era un ambiente che mi affascinava, dove l’elemento predominante era la pietra: la pavimentazione, la mola, i muri privi di intonaco… Ricordo i fiscoli intrecciati con la corda e un torchio con le assicelle di legno e un rubinetto da cui si prelevava l’acqua della cisterna. Quando ero bambina il torchio veniva utilizzato ancora ma per la spremitura dei raspi dell’uva, al tempo della vendemmia. In tempi più recenti l’antica casa colonica è stata restaurata e Il vecchio frantoio smantellato. La via ha cambiato intestazione più volte. Attualmente è Via Michele Massone, ma la località è sempre San Lorenzo. C’era anche il frantoio da gexa, si trovava proprio sotto la canonica. Lo conoscevo bene perché mio papà vi ha lavorato come frantoiano.
Pieve Alta, nel secolo scorso, era costellata di frantoi (suppresse). Questi erano di due tipi: “a sangue” (azionati dalla forza di persone o animali) e “ad acqua” (azionati da un corso d’acqua). L’ultima suppressa (quella du Dria, di cui abbiamo già fatto un accenno) si è fermata sul finire degli anni 60 del secolo scorso.
Se volete approfondire vi invito a leggere la pagina dedicata ai frantoi di Pieve Ligure.
Chiosa
Sotto il monte di Santa Croce, nel versante della collina che si affaccia sulla valle di Sori c’è la Chiosa o Chiossa (Ciòssa). Si tratta della zona che da Pieve Alta si raggiunge entrando in via Chiossa da Largo Gerolamo Rollino e procedendo verso Teriasca.
Questa località sovrasta la bella strada panoramica che dall’incrocio con la dïta Scialla (via Chiossa) porta a Sori.
In genovese ciusa è la chiusa, la località prende quindi il nome dal canale che, tramite uno sbarramento artificiale, preleva l’acqua del torrente limitrofo (per approfondire vi rimando alla pagina dedicata ai corsi d’acqua di Pieve Ligure).
Storicamente questa via era denominata strada comunale Priaruggia. Da qui si può risalire tramite la strada vicinale della Pinea, ossia la stretta e ripida scalinata che dal confine di Sori sale verso Pieve Alta, ma che oggi è parzialmente impraticabile (per approfondire vi rimando alla pagina sulla strada vicinale della Pinea).
Maggiolo
Dopo il Sapelo si incontra la località Maggiolo.
In questa zona di via Massone si trova la Madonnetta del Maggiolo (foto sopra). Da qui prendendo il bivio verso Rue in direzione Sori, si entra nella vicinale del Maggiolo. Da lato opposto c’è la Crosa del Maggiolo che porta verso la cisterna delle Chiappe (foto sotto).
Riporto di seguito la preziosa testimonianza di Michele Picco:
Maggiolo, o maggioli, è un cognome abbastanza diffuso. Prima dell’arrivo della filossera tra Otto e Novecento, la vite veniva estesa per propagginatura con talee. Queste talee ricavate da un tralcio interrato, venivano tagliate con una forma a t simile al martello (malleus). In estrema sintesi Maggiolo è un toponimo legato a un’attività agricola diventato un cognome. Ci sono diversi Maggioli sia a Pieve alta sia a San Bernardo Poggio, che sino al 50 erano parte del comune di Pieve.
Oratorio
È la località intorno all’oratorio Sant’Antonio Abate.
L’oratorio di Sant’Antonio Abate risale al 1404. Merita particolare attenzione la parete di fondo affrescata con un’ultima cena risalente al 1700, restaurata a fine secolo scorso dal pittore bogliaschino Luigi Bozzo.
In questa località si trovavano il frantoio suppressa Villa Linda e il lavatoio chiamato semplicemente fontana dell’oratorio.
Sempre in questa zona si trova Villa Cynthia, dove dal 1940 ha abitato il pittore di “Corrente” Hiero Prampolini (1913 – 1973) con la sorella, e dove nel 1943 è stato suo ospite Renato Guttuso, altro pittore appartenente al gruppo di “Corrente”. All’interno della villa si trovava “la Capocotta” lo studio di Prampolini. Era così chiamato dalla cronaca rosa dei primi anni Cinquanta del secolo scorso perché non veniva usato dal pittore solo per dipingere, ma anche per intrattenere ospiti nello stile della Dolce Vita.
Consiglietto
Superato l’oratorio, procedendo lungo via San Bernardo si incontra la località Consiglietto o Cunsegettu.
Qui si trova Palazzo Gallo, oggi abitazione privata, che un tempo era una cappella dedicata al Nome di Maria. Ci sono testimonianze della sua esistenza già nel 1746 . In passato l’edificio è stato anche un negozio (si legge sulla facciata la scritta commestibili).
Palazzo Gallo a seguto del recente restauro
L’attuale via Consiglietto in passato era sia la dïta do posseu (ossia il tratto dopo la scala vicino a Palazzo Gallo) sia la dïta do Terrî (ossia la comunale di Terrile fino all’incrocio con via Pelato, accanto al fosso Terrile).
Terrile
La Ciann-a do Terrî è il piano all’incrocio tra via Pelato e via Consiglietto, dove passa il Fosso Terrile.
Qui arrivava il vecchio acquedotto proveniente da Levà e da Sussisa. Il fiorista Sommariva (proprietario delle serre di cui si è parlato in precedenza) aveva fatto arrivare l’acqua per i suoi usi dalla località Fulle del Lago di Sori fino alla Ciann-a do Terrî con tubi in cemento e ghisa.
A parte alcuni acquedotti privati a Pieve, come per esempio quello a Pieve Bassa per l’hotel Villa Regina, il cosiddetto Cisternone dei Becchi, vicino alla fonte Villa Regina, fino al 1960 a Pieve non c’era un acquedotto pubblico.
L’acqua piovana veniva attinta dalle cisterne con l’aiuto di pompe manuali. In seguito, per non dipendere solo dalla pioggia, le cisterne venivano riempite con le autobotti.
O Canâ
È la località in via San Bernardo prima di Migone, dove oggi c’è l’agriturismo Le Palme, ossia il rettilineo sotto al quale si vedono asini e capre prima di superare il Fosso Ponte Legno.
Fosso
Si trova vicino al fosso Ponte Legno sopra O Canâ.
Pollarola
È la zona lungo la dïta da contrâ, l’attuale via Pollarola che da Montobbio, in via alla Chiesa, porta in via San Bernardo.
Contrada
La Contrâ si raggiunge salendo via Pollarola (dïta da Contrâ). La parola contrada significa strada che attraversa un nucleo abitato, nel caso specifico si tratta dei piccoli gruppi di case che dalla strada comunale della contrada arrivano sopra la zona dell’Oratorio.
Dentro i casolari della Contrada un tempo era facile trovare dei cavalli.
Tra A Contrâ e O Sciûto c’era il frantoio Suppressa du Barun.
Fa parte di questa zona la Contrâ do Piscio, il cui nome potrebbe essere legato all’acqua che, durante le piogge abbondanti, zampillava dai muri.
Migone
Migone o Migon è l’ultima località che si incontra prima della panoramica che porta a San Bernardo.
Prende il nome dalla famiglia che l’abitava (Migone è un cognome comune a Pieve Ligure).
In questa zona, alla fine della strada del Romanin c’è la casa dove ha abitato Emanuele Banchero.
Emanuele Banchero è stato uno dei Mille. Non sappiamo se sia partito da Quarto o da Sori, visto che come ricorda il piccolo monumento a Garibaldi in via Vecchia capo Pino, un manipolo di uomini si è aggiunto alla spedizione da lì.
Di lui si sa solo che è nato a Savona nel 1840, che era un marinaio e che ha ricevuto la cittadinanza onoraria dal senato della città di Palermo per aver preso parte allo sbarco a Marsala nel 1860.
Del suo legame con Pieve si sa che vi ha abitato e che, dopo essersi trasferito in Perù, vi sia tornato in vecchiaia e che vi sia morto nel 1900, dopo aver messo su famiglia con una pievese.
Piòn
Superata Casa Banchero, scendendo lungo la strada comunale Romanin (del Rosmarino), si arriva al bivio con la vicinale da Fundega (strada di Fondovalle).
Se si scende ulteriormente si arriva alla Taverna, se invece si prosegue verso Bogliasco, superata la cisterna del Piòn (all’incrocio con la vicinale del Pian) si arriva ai lavatoi del torrente Favaro (o rio Scarpe) di cui abbiamo già parlato in precedenza.
O Piòn, chiamato anche Piun, è la zona che scende dal Cisternone che si trova a est della cascata delle Scarpe e arriva a Pieve Bassa.
Attualmente è impraticabile perché nel corso dei passati decenni è stata utilizzata come discarica.
Per approfondire vi rimando alla pagina sulla vicinale del Pian e a quella sul rio Scarpe.
Pelato
Località a 300 metri di altezza sul livello del mare. La si raggiunge salendo dal cian de Terrî la scalinata denominata via Pelato (strada comunale di Maione / Mione o più semplicemente dïta do mion) fino all’incrocio con la parte finale della carrabile via delle Chiappe (dïta di casæ). Nota anche con il toponimo genovese o piòn derivante dalla translitterazione non proprio corretta del termine genovese piòu ossia pelato, così chiamata in quanto zona di sfalcio priva di alberi. In Liguria il toponimo pelato è molto diffuso e spesso risulta irriconoscibile.
Nonostante il toponimo in comune non è da confondere con la località cisterna del piòn all’ingresso della strada vicinale del Pian.
Sciuto
Sciuto o Sciûti deriva dal cognome della famiglia originaria della zona. Si trova intorno al punto in cui nasce il fosso Ponte Legno. Da qui inizia uno dei vari sentieri per raggiungere Santa Croce.
Pomelo
Il pomelo è un agrume molto antico, probabilmente si tratta dell’antenato non solo del pompelmo ma anche delle arance.
Lungo l’antica vicinale del Pomelo, da cui parte un altro sentiero che raggiunge Santa Croce, sono nate negli ultimi decenni alcune case. Il ripopolamento della zona ha avuto inizio alla fine degli anni 90 del secolo scorso, dopo che la costruzione della prima casa sopra via delle Chiappe ha destato l’indignazione di molti pievesi, abituati a vedere in quel versante solo la chiesetta di Santa Croce.
La strada vicinale del Pomelo è stata asfaltata e sale fino a incontrare il Fosso Terrile. Qui nella mappa ufficiale la denominazione cambia e la vicinale diventa del Comelo. Lungo questa pedonale ci sono le case situate più in alto del paese.
Casali
Il tratto di via delle Chiappe sotto la vicinale del Pomelo era chiamata vicinale dei Casali (dïta di casæ).
Chiappe
Il toponimo chiappa inteso come lastra si adattato bene a questa località situata nella parte piana di via delle Chiappe (dïta de ciappe).
In questa zona si trovava il frantoio chiamato Suppressa de Santina.
Da qui comincia la dïta da còsta che porta all’omonima località.
Dal tornante della carrabile via Teriasca, più o meno dove comincia il sentiero per salire a Santa Croce, in passato c’era un mulino.
Mû
La zona si trova in fondo all’attuale via Chiossa, nel punto di incrocio tra quelle che una volta erano la vicinale della Pinea e la vicinale del Mulo (il cui nome verosimilmente ha la stessa origine della località Mû).
Pini
Non sono sicuro se si tratti della località nei pressi della vicinale della Pinea (oggi difficilmente praticabile), oppure se sia la zona di Pieve Bassa sopra la stazione, l’attuale via privata dei Pini.
Rue
Rue si raggiunge andando verso Teriasca lungo la Chiossa, percorsa tutta la vicinale del Mulo.
Sportiggia
Località che si trova sempre sul versante sopra Sori di Pieve.
Il re del bosco
Andando verso Teriasca da via Chiossa (comunale della Chiosa), lungo il sentiero nel bosco, si incontra il re del bosco, un vecchio albero, all’ombra del quale i passanti si fermano spesso per fare un pic-nic.
Sempre andando verso Teriasca si arriva in te Pigne. Dopo si trova il bivio per la vicinale della Piaggia da cui si sale verso Campi e Santa Croce. Procedendo verso levante si arriva a Canè e nella Sella Cremuiexi.
Campi
Verso Teriasca, poco dopo il bivio per il sentiero dei caprioli e subito prima del ponticello sul torrente Brandin si può trovare un rudere nel bosco ancora buono stato.
In questa zona si trovano fasce molto lunghe con ulivi, per questo venivano chiamate campi.
Per saperne di più potete leggere la pagina che ho dedicato all’argomento.
Costa
Il nome di questa località spiega la sua posizione. La Costa, intesa come fianco del monte, si trova sul versante levantino della collina.
Andando verso Santa Croce, lungo la comunale Canne’, passato l’incrocio con la vicinale della Nocciola e quella della Piaggia, si incontra la vicinale della Costa.
Siamo sopra ai 300 metri dal livello del mare. In questa zona c’è il Cisternone della Costa, ossia la vecchia cisterna dell’acquedotto, situata poco prima della partenza del Sentiero dei Cinque Misteri Dolorosi.
Santa Croce
In cima alla collina, a circa 500 metri dal mare, si trova il Santuario di Santa Croce.
La chiesa di Santa Croce c’è dal 1201, era un ospizio dei viandanti in pellegrinaggio dalla Liguria e dalla Lombardia a Roma, che preferivano la via dei monti, meno pericolosa rispetto a quella vicino al mare, a causa delle incursioni dei corsari.
Nel territorio di Pieve erano tre gli ospedali, i due di Santa Croce e quello di San Giacomo in Località Pozzuolo. Da Santa Croce si supera il monte Castelletto (o Castelletti a seconda della nomenclatura delle mappe) e si raggiunge il monte Pozzuolo.
Il rifugio che si trova davanti alla chiesa è stato costruito durante la Seconda Guerra Mondiale.
Rotondo
Fino agli anni 50 del secolo scorso, a metà della collina, c’era un’osteria, l’osteria Martin Maggiolo, con una pista da ballo circolare da cui deriva il nome della località (Rotondo o Riondo).
La si trovava scendendo dal versante verso Bogliasco, prima di raggiungere San Bernardo. Dopo aver costeggiato un fitto bosco si incontra una terrazza, la cosiddetta rotonda di Martin. Quel che resta di questo antico ritrovo per pievesi e bogliaschini è il fabbricato rurale ancora presente in questa zona.
In questa località si trova anche lo schéuggio do belìn, una roccia che si presume essere un menhir di età protostorica.
Bossola
La Bossola o Bessola (anticamente Bessoa o Bossua) si trova sotto il Riondo. È la vallata fino a Campodonico. La parola potrebbe derivare dal biancospino (boxola in latino) o dal ligure bos (confine). ma potrebbe anche riferirsi alla bettola, ossia all’osteria Martin Maggiolo.
Pozzi
Località nelle alture al confine tra Pieve e Sori, situata sopra la Costa.
Cannè
Il nome Canne’ deriva dai canneti presenti in questa parte della collina.
Bussoleto
Al confine tra Pieve e Sori, questa località prende il nome dall’omonima valle (Boussiou o Bussoleto).
Si tratta della zona dove ci sono le serre e il campo da calcio del Sori, quello che si vede uscendo dalla galleria dell’autostrada che attraversa la collina di Pieve.
Il torrente che nasce nella parte alta della comunale del Canne’ e scende lungo la valle, delineando il confine tra Pieve e Sori, si chiama Rio Bossoleto (nelle carte è nominato anche Cortina).
Per approfondire vi rimando alla pagina dedicata ai corsi d’acqua di Pieve Ligure.
Monte Castelletti
Da Santa Croce, procedendo verso l’entroterra si raggiunge il Monte Castelletti (denominato erroneamente Castelletto nella carta del sito di Pieve).
Cramuiexi, Ciappediè e Pussa da Colla
A monte di Santa Croce, procedendo verso nord, lungo l’estremo confine del territorio del comune di Pieve ci sono altre tre località. Per prima si trova Cramuiexi, all’incrocio dei sentieri che salgono da Teriasca e Bogliasco, poi c’è Ciappediè, il cui nome fa un richiamo alle cosiddette lastre ditate (pietre orizzontali dall’aspetto rigato) e, infine, si arriva a Pussa da Colla, l’ultimo avvallamento dopo il Monte Castelletto, prima del Bocchin di Pozzuolo.
Pozzuolo
Nell’antichità nel territorio di Pieve Ligure c’erano tre ospedali: il primo, dedicato a San Giacomo e del quale rimangono pochi resti, si trovava nella località Pozzuolo, sull’omonimo monte che separa Pieve da Bogliasco, Sori e dal comune di Genova, in prossimità della Strada Provinciale 67.
Il secondo era presso la chiesa di Santa Croce, mentre il terzo si presume fosse la chiesa stessa.
Tra la primavera e l’estate uomini e donne di Pieve salivano sul monte di Pozzuolo per raccogliere il fieno. Da lì lo trasportavano a valle tramite le teleferiche. In autunno, sempre sul monte di Pozzuolo, raccoglievano nei boschi le castagne e le foglie per le lettiere.
In conclusione elenco alcune presunte località di cui ho trovato cenno, ma non ho indicazioni sulla loro posizione: Liggia (in genovese dirupo), Forché, Rovere (dagli alberi).
Con questo è tutto. Le località di Pieve Ligure sono sicuramente molte di più, e sarò ben felice di aggiornare la pagina grazie ai suggerimenti di chi vorrà contribuire.
Per finire ripeto il link alla pagina dedicata a Bogliasco.
Grazie per l’attenzione e buone passeggiate a tutti.
D.
P.S. mi hanno giustamente fatto notate che non ho citato alcuna fonte. Rimedio subito. La fonte principale è la memoria delle persone che ho incontrato e che mi hanno raccontato piccoli aneddoti parlando delle loro zone (questo nella preistoria degli anni 90 del secolo scorso, quando per tre anni di seguito ho distribuito gli elenchi telefonici a Pieve con mio fratello Angelo). Veniamo ai testi scritti, purtroppo non posso citare i libri che ho consultato nelle biblioteche di Pieve e Bogliasco, perché non ho avuto l’accortezza di annotare nulla più delle informazioni che mi interessavano, del resto non ho mai pensato di fare un lavoro strutturato. Inoltre molte informazioni sono prese in rete. Posso però citare alcuni libri da cui ho attinto molto, forse anche troppo:
- Pieve una volta Pieve oggi della Pro Loco di Pieve Ligure del 1984
- Pieve su e Pieve giù a cura di Pier Luigi Gardella – 1999 Feguagiskia’ Studios Edizioni
- Bogliasco qui, Bogliasco là, sempre edito da Feguagiskia’ Studios
- Antologia Pievese a cura di Marina De Franceschini, Pier Luigi Gardella e Luigi Re
- Memorie storiche della Parrocchia di Pieve di Sori e del Santuario di Santa Croce, Sac. Gerolamo Rollino – 1913 Tipografia della Gioventù
- Pieve Ligure. Un secolo di immagini– 2020 De Ferrari Edizioni
Altre utilissime fonti sono state il sito di Pieve Ligure, i vari O Çéivesìn (ossia i periodici dell’Amministrazione Comunale di Pieve Ligure) e i Creuza dei due Golfi (ossia il periodico dell’Associazione Memorie & Progetti).
Inoltre ringrazio per i preziosi suggerimenti (e in certi caso anche molto di più):
- Sara Boscolo Mezzopan
- Nino Dall’Oro
- Irene Rossi
- Anna Rossi
- Antonio Sarcletti
- Umberta Zebra-Pagella
- Carla Mura
- Maria Luisa Montobbio
- Giovanni Mantica
- Angela Radoslovich
- Giulia Valeria Dazzan
- Luca Martini
- Pierluigi Dapueto
- Ivana Carbone
Da piccola sono stata parecchie volte alla pensione Maristella. Spesso mi capita di ricordare il signor Cesare e la signora Aida, se ben ricordo. Avevano due figli:Franco e Ivan. Dopo anni tornammo e il benzinaio ci disse che avevano aperto un albergo sulla riviera di ponente. Qualcuno abbastanza vecchio da darmi altre informazioni? Grazie
Grazie per questa preziosa testimonianza, purtroppo non ho informazioni a riguardo. Se qualcuno dovesse fornirmene le farò di sicuro sapere.
Saluti
Daniele
Grazie per scrivere questa bella storia. I genitori del mio bisnonno Manuel Migone sono nati a Pieve Ligure. Alcuni anni fa ho vistato Poggio dove abitavano, ma tutti sono stati battezzati nella chiesa de Pieve. Sono nel processo di scrivere un libro della famiglia Migone nel Peru, posso utilizare alcune delle tue fotografie? Grazie! Pablo Migone
pablucho35 (@) yahoo.com
Grazie a te Pablo. Le foto non sono mie, sono scansioni prese da libri. Non ho nulla in contrario, ma non so se siano coperte da diritti d’autore, sono vecchie cartoline. Un caro saluto da Pieve