Vicoli

Poi c’era un racconto scritto a metà degli anni 90, una storiella carina che mi ronzava per la testa e che cercava spazio. A distanza di tanti anni lo ha finalmente trovato, anche se solo su una collana che leggeremo in tre gatti (un po’ di più dai, dei quaranta e passa pseudo scrittori ospitati nella raccolta vuoi che almeno una trentina non leggano i racconti altrui? Non so, non ne sarei così sicuro…)

Racconti Liguri Volume 2, la raccolta che ospita “Vicoli”

Si tratta dell’antenato ragazzino di Marrazzo (e della sua incredibile storia).

Eccolo

Camminando lungo un vicolo di Genova mi sto sentendo importante. Dovreste vedermi! Come mi atteggio, intendo dire.

Dite la verità, lo avete capito che sono poco più di un pivello? Mi sa di sì. Ho sedici anni, se ci tenete a saperlo. Ve lo dico perché per uno della mia età, a farsi un giro nei vicoli, anche se è solo mattina, c’è da avere coraggio. Spacciatori, ladri, tipi loschi. E poi è pieno di venditrici di tuberi… se questa non l’avete capita, fa niente, preferisco non spiegarvela.

Insomma che qui sono quasi tutti stranieri, chissà come mai. Ok, sono un po’ razzista. Ma solo poco, però. Cioè, non è che ce l’ho con gli stranieri, per carità. È quello che mangiano che proprio non sopporto. Tutte quelle spezie puzzolenti, per non parlare dell’aglio… io odio l’aglio! Il che è un controsenso visto che a Genova lo mettono dappertutto! In effetti, però, il pesto senza aglio non avrebbe senso.

Cosa ci faccio nei vicoli da solo e di mattina, per giunta? Va bene, lo confesso, ho marinato la scuola, ma cosa avreste fatto voi al mio posto? Quella di italiano ce l’ha con me e mi interroga tutti i maledetti martedì mattina. Sarà perché estrae i numeri della tombola, e io sono il diciassette?

Comunque sia, ho le ascelle fradice e, di tanto in tanto, qualche goccia di sudore si fa un giretto fino all’elastico delle mutande, addirittura. Che volete che vi dica, è arrivata la primavera, fa caldo e io, scemo, ho sbagliato i vestiti. Ho su un maglione di lana e un paio di jeans blu scuro. Un forno, in pratica. Di positivo c’è che il sole si sta dando da fare, e hai visto mai che mi abbronzi, magari.

Però mi sembra di essere appena uscito dalla palestra dopo l’ora di ginnastica e, se devo dirla tutta, mi faccio anche un po’ schifo da quanto puzzo. Va be’ la pianto di raccontarvi del mio sudore, che tanto non ve ne frega niente.

Invece mi va di parlarvi di quei due gatti che ho visto poco fa. Stavano lisciando il proprietario della bancarella del pesce, lui urlava in dialetto e li prendeva a calci. Insomma, li prendeva a calci… ci provava, ma quelli erano due dritti. Fatto sta che con tutto questo genovese mi sembrava di essere dentro a un disco di De André.

Quando salto italiano compro sempre qualcosa, e io o compro focaccia o dischi usati. Magari tutti e due, persino. Chiaro che se compro un disco poi lo devo nascondere bene, se no in classe i professori capiscono che ho marinato. Qui nei vicoli ci sono parecchie bancarelle e, a parte il dito nero che ti viene mentre scorri le copertine, trovi sempre qualcosa di bello. Solo che dopo, con le mani zozze, mica puoi mangiarla, la focaccia! Oltre a tutto, proprio ora, ho scansato per un pelo una cacca fresca fresca. Ormai a mangiare ci rinuncio. Ci riuscireste voi dopo aver visto un pastore tedesco che s’impegna a sporcare la strada? Ha il sedere tutto sporco e le zampe di dietro che faticano a tenerlo su. Credo che sia lì lì per lasciarci, poveretto. Del resto qui a Genova l’umidità è una carogna, fa più vittime lei che la rogna!

Cosa ci volete fare, ho sempre la rima pronta, io.

Scherzi a parte, in Liguria un buon pastore tedesco riesce a vivere sì e no dieci anni. Finiscono tutti nello stesso modo: zoppi e a trascinarsi il deretano. Date retta a me, lo so per esperienza, ne ho avuti ben due, in passato. Adesso non ne ho più perché mia madre dice che non se la sente di soffrire un’altra volta. E poi perché mio padre non ha più voglia di dover essere sempre lui a portare fuori i cani. A dire il vero io, un cane nuovo, l’avrei anche preso, ma che ci volete fare, erano due contro uno, avevo già perso in partenza. In più di portarlo fuori io, al posto di mio padre, non credo che ne sarei stato capace. Con costanza, intendo.

In ogni caso, dicevo, un buon pastore tedesco qui il Liguria non supera i dieci anni, è matematico. D’accordo che i miei due erano di razza, e quelli dicono che sono meno forti, ma è proprio una loro caratteristica, meschini.

Tornando al nostro cane, anche se è un meticcio (cioè un bastardo, solo che oggi non si dice più così), lo si vede benissimo che ha già un piede nella fossa! Forse è per questo che nessuno gli dà fastidio. Evidentemente è anche stitico: fa un passo e si piega, una nocciolina e nuovamente un passo. Se non fosse per la puzza, mi sarebbe addirittura simpatico. Invece lo odio, quell’ammasso di pulci!

Uno dei due gatti di prima lo ha notato e si è messo in guardia. Ragazzi, qui la situazione si fa interessante! Ha rizzato il pelo e preparato gli artigli. Ha anche sferrato un colpo a vuoto, così, tanto da mettere in guardia tutti. Il cane, però, se ne frega. O è un maledetto dritto o è un vero idiota! Continua a farla a intervalli di pochi centimetri e ad avvicinarsi al gatto.

Vi giuro che quello è una belva, dovreste vederlo, fa impressione! È nero e trasandato… chissà poi perché i gatti cattivi sono sempre neri e trasandati? Ha le zampe talmente muscolose che più che un gatto sembra un toro in miniatura. Del resto li avete mai visti i ratti con cui hanno a che fare? Intendo dire quelli che girano da queste parti? Sembrano scoiattoli, solo che sono brutti e agguerriti. Se ve ne trovate uno davanti, date retta a me, spostatevi se non volete essere caricati.

E vogliamo parlare dei piccioni? Qui persino i maledetti piccioni sono dei teppisti! Sono tutti spennacchiati e non ce n’è uno che ha le zampe a posto. Lo giuro, sono tutti mutilati. Chi senza un dito, chi senza due, o chi addirittura è senza la zampa, proprio. Altri invece hanno uno strano ammasso che non si capisce nemmeno cosa sia, al posto della zampa, intendo dire. Vanno in giro muovendo la testa a scatti, su e giù e, invece di volare, ballano la break-dance. Io dico che sono drogati! Ce li vedo a beccare le siringhe che i tossici attaccano ai muri per dare il benvenuto ai carabinieri.

Forse non lo sapete, ma i vicoli sono strettissimi e i carabinieri, quando passano, passano sempre in coppia e così rasentano i muri. Se non stanno attenti possono pungersi. Meschini, fanno solo il loro lavoro e rischiano pure di infettarsi!

Ma vi stavo parlando dei ratti, scusate se come al solito ho cambiato discorso. Sapete? Credo di aver avuto un’idea per risolvere il problema dei senza tetto affamati. Dei barboni, in pratica… io li chiamo ancora così. E se gli dessimo da mangiare i ratti? Cosa ne pensate? Risolviamo ben due problemi in un colpo solo. La fame dei barboni e l’invasione di ratti nei vicoli.

Dai, che stavo scherzando! Era chiaro, no? Lo so che i barboni sono solo dei poveri disgraziati, ma puzzano, e io con gli odori ho qualche problema. Ho il naso super sensibile, purtroppo. Sento un alito puzzolente a distanza di metri. Capirete bene che per uno studente è un vero guaio, considerato l’alito medio di chi frequenta le scuole.

Ormai con tutto questo parlare vi ho fatto perdere com’è andata a finire tra il cane e il gatto. Poco male, rimedio in quattro e quattr’otto. Una cicciona ha cacciato il cane, e quello ha mollato lì il suo ultimo capolavoro ed è andato via. Peccato, mi sarebbe piaciuto vedere il gatto in azione.

La volete sapere una cosa buffa? Il vero dritto di tutta questa storia era l’altro gatto, quello mingherlino e rosso. Anche qui… i gatti mingherlini e rossi sono sempre quelli furbi, chissà come mai. Mentre l’altro faceva lo smargiasso… uh che parolone che ho tirato fuori! So anche cosa significa, ma adesso non mi sembra il caso di sfoggiare tutta la mia conoscenza. Mentre l’altro faceva lo smargiasso, dicevo, quello si è mangiato tranquillo tranquillo le due acciughe che il pescivendolo gli aveva buttato.

Va be’, vi sarete accorti che ho questo brutto vizio di divagare quando racconto una storia. Mi dispiace, ma non sono capace di restare in tema. Forse è per questo che quella di italiano mi dà sempre quattro. È che ho uno strano modo di interpretare la vita, io. Comincio a scrivere mentalmente un libro, così la realtà mi sembra più divertente.

Mi dovreste sentire mentre mi ripeto parola per parola i pensieri. E dovreste vedere come cammino maledettamente fiero. Mi sento come quel tipo che ha scritto Il giovane Holden, un dritto insomma!

Dai, ammettetelo! L’avevate capito subito che sto leggendo Il giovane Holden. Quel libro mi è entrato dentro: ragiono come lui, Holden, intendo.

Insomma che appena ho cominciato a formulare le prime frasi del mio libro mentale, si sono immediatamente disperse in milioni di situazioni. Cosa ci volete fare, soffro di eccessi di immaginazione. Sono pieno di appunti mentali sparsi in tutta la testa, ma il problema è che sono schifosamente disordinato, io.

Del resto come si può rimanere concentrati mentre ti passa accanto una che farebbe girare anche quelli dell’altra sponda? Mi è venuta addosso, quasi!

Va be’ lo ammetto, sono io che invece di spostarmi l’ho puntata, ma l’ho fatto con noncuranza, come se non me ne fossi accorto.

Che volete che vi dica, sono un porcello, lo so! Però che racconto sarebbe se non ci mettessi un pizzico di sesso? Ma lasciatemi andare avanti, diavolo, che se mi interrompete sempre perdo il filo.

Allora, c’è questa donna… è così e così, a dire il vero, ma ancora non vi ho detto che ha due mammelle enormi. Avrà venticinque anni, forse trenta, e abbonda di sedere. Questo comunque non è un problema perché a Genova quasi tutte le donne abbondano di sedere, non lo so perché. Però ho una teoria, secondo me mangiano troppa focaccia. Oppure è colpa del pesto, chissà.

Insomma che questa mangiatrice di pesto mi è passata accanto e io l’ho scontrata fingendo di non averlo fatto apposta. Poi ho alzato la spalla, e zac, le ho toccato un melone.

Ora potrei raccontarvi un sacco di storie per rendere il racconto più piccante, ma non mi va di prendervi in giro. La verità è che ho fatto tutto ‘sto macello per un decimo di secondo di contatto con una tetta (e non sono nemmeno così sicuro che fosse proprio una tetta) e credo pure di aver fatto una figuraccia sia con lei (che mica è scema, se n’è accorta che l’ho fatto apposta), sia con voi (che mi starete prendendo per deficiente).

Va be’, penso che abbiate capito che non ho mai avuto una ragazza. Non è che sia un problema, anzi. Però sono un maledetto timido, io! Mi viene più facile scontrare una sconosciuta piuttosto che chiedere a Beatrice di uscire con me.

Dovete sapere che Beatrice è una mia compagna di classe e che le faccio il filo più o meno dai tempi dell’asilo. È carina e tutto il resto, mica come la vecchia maggiorata di prima. Lei è quel tipo di ragazza che piace proprio a tutti. È una che legge un sacco, me l’ha prestato lei Il giovane Holden, per esempio. È simpatica, non le puzza il fiato… e poi ride sempre quando faccio le mie figure da scemo. E mi sembra chiaro che di figure da scemo ne faccio tante, no?

Una volta le ho fatto dire da una sua amica che mi piace tanto eccetera, e lei mi ha fatto rispondere che anche io le piaccio, ma come amico e bla bla bla.

Ci sono rimasto male, lo ammetto. Ma è meglio di niente, no?

Dite voi, francamente, non vi sembra assurda la risposta che mi ha dato? Sapete cosa vi dico? Anche Beatrice in fondo non è che sia poi così speciale! Però mi piace, cavolo se mi piace!

Quasi quasi per punirla torno indietro e do una seconda opportunità al sedere della tipa di prima, magari non è così grosso.

Come non detto. Lo è eccome. La teoria del pesto non sbaglia mai. Ecco un motivo in più per non prendermi la focaccia… non voglio mica il sedere grosso, io.

A proposito, devo ricordarmi di chiedere a Beatrice se le piace il pesto. Non l’ho mai vista mangiare focaccia… Uh, sono proprio fissato! Che ci posso fare? È colpa della primavera, le ragazze sentono il caldo e cominciano a svestirsi. Il solo pensarci mi fa sudare il doppio e io quando sudo puzzo, ve l’ho detto, no? Non è colpa mia, però. C’è chi nasce grasso, chi magro, chi ha i brufoli. Io sudo. Non è che sia un gran problema, tutto sommato.

Voi cosa fareste al posto mio? Vi togliereste il maglione mostrando a tutti gli aloni di sudore, o continuereste a patire il caldo tenendolo addosso? Be’, non mi interessa cosa fareste, io di sicuro il maglione non me lo tolgo. Tanto chi mi conosce nei vicoli? Se anche mi prendono per pazzo, vestito come in montagna al mare, chi se ne importa?

Lo so, lo so, quando comincio con i miei ragionamenti, va a finire che non si riesce più a starmi dietro. Però avete visto? A fare due chiacchiere con me, non ce ne siamo nemmeno accorti e siamo già arrivati. Anzi, io sono arrivato, voi non so. E finalmente, aggiungo. Cominciavo ad averne le scatole piene di camminare. Vi confesso che sono anche un maledetto pigro, visto che siamo in argomento. Potessi, prenderei l’autobus anche per andare dal bagno alla mia camera, ma per arrivare dove vendono i dischi usati non si può che andare a piedi, purtroppo.

Sono arrivato, vi stavo dicendo, e il tipo della bancarella mi ha subito guardato male. Oh, ma cos’hanno tutti stamattina? Il pescivendolo che urla ai gatti, questo che crede chi gli voglia rubare un disco. Sono tutti nervosi? Vi pare chi sia un ladro? Lasciamo stare, che è meglio.

Sapete alla fine cos’ho comprato? Un disco di De André, era tutto rigato e costava poco. È stato un vero affare! Speriamo che non s’incanti, almeno. Si intitola Le nuvole, l’avete mai sentito? Io no. Ho letto i titoli in copertina e non conosco nemmeno una canzone. Al massimo se non mi piace lo regalo a Beatrice, e chi si è visto si è visto. È lei che ha la passione dei dischi, a dire il vero. Io preferisco sentire la musica con le cuffie.

E va bene, come tutte le storie, anche questa è giunta al termine. Ho saltato le prime due ore, adesso posso tornare a scuola. Ci metto dieci minuti ad arrivare, giusto il tempo per non beccarmi quella di italiano davanti. Non me la sento di affrontarla, mi scoprirebbe subito. Quando dico una bugia divento sempre tutto rosso. E poi dove lo nascondo un disco? Dirò che l’ho portato da casa per darlo a Beatrice, se mai.

Prima di salire sull’autobus, però, c’è ancora una cosa che vi voglio raccontare, l’ultima. Sul serio, poi vi lascio stare. Ho visto un vecchio, era seduto sui gradini di una chiesa e fumava la sua sigaretta puzzolente.

Ragazzi, mi ha straziato il cuore. Non è che io sia un tipo tenero, anzi, però ho un groppo in gola! Magari da giovane era uno spacciatore o qualcosa del genere… ma adesso era lì, tutto solo. Avreste dovuto vederlo. Aveva gli occhi piccoli piccoli, era pieno di rughe e tremava tutto.

Non so davvero come dirvelo… l’idea di diventare così mi terrorizza. Eppure… eppure quel vecchio sembrava l’unico veramente tranquillo.

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Pubblicato da lincredibilestoria

Sono nato a Genova nel 1973 e sono sempre vissuto a Pieve Ligure, nel Golfo Paradiso, dove tuttora vivo con mia moglie e i miei due figli. Laureato in Economia Marittima e dei trasporti sono impiegato nel settore del commercio. Appassionato di musica e letteratura, negli anni 90 ho realizzato con alcuni amici il sito web www.luciobattisti.net, ossia il primo sito web dedicato a Lucio Battisti, purtroppo oggi non più attivo. Il mio primo romanzo “L’incredibile storia di Marrazzo che non credeva ai fantasmi” (LFA Publusher, 2019) è stato finalista della seconda edizione del concorso “Romanzi in cerca di autore” realizzato da Passione Scrittore in collaborazione con Mondadori Store e Kobo Writing Life. Il secondo, “Frammenti di razionale confusione” (New-Book Edizioni, 2019), uscito nel solo formato digitale, è menzionato speciale del secondo Concorso Letterario New-Book Edizioni. Nel 2020 un mio racconto dal titolo "Vicoli" viene incluso nella collana "Racconti liguri. Vol. 2" (Historica Edizioni EAN: 9788833372013) grazie al concorso indetto dalla Historica Edizioni "Racconti liguri 2020". Il primo volume dell'antologia "Un Natale Horror 2020" (ISBN 9798581288856 - letteraturahorror.it) contiene un mio racconto dal titolo "Alcune distrazioni". Nella raccolta "Corde, delitti e altri misteri" (ISBN ‎ 979-8784705129 - #autorisolidali, dicembre 2021) è incluso un mio racconto dal titolo "La ragazza della cisterna di Ponte Vecchio". "Il racconto di un piccolo cane" appare nell'antologia "Letteratura per il nuovo millennio" (ISBN 978-88-946367-8-9 - QUIA Edizioni, giugno 2022). "Storie di treni, di stazioni e di esplosioni" è inserito nella raccolta della ivvi.it "Scrittori italiani, libro rosso" (settembre 2022). Nel novembre del 2022 la Brè Edizioni pubblica "C'era una volta Lorenzo - Gli ultimi istanti di un uomo sbagliato" (ISBN-13 ‏ : ‎ 979-1259702838), finalista della sesta edizione dell’iniziativa letteraria Fai viaggiare la tua storia, organizzata da Libromania con la collaborazione di De Agostini Libri. Dalla collaborazione con il Centro Studi Storie di Jeri, che si occupa di storia locale inerente ai comuni di Bogliasco, Pieve Ligure e Sori, nasce la pubblicazione del saggio "La favola del castello di Pieve Ligure" nel XV Volume dei Quaderni di Storia Locale (Novembre 2023). La giuria del Premio Letterario Internazionale Casinò di Sanremo Antonio Semeria ha scelto il racconto "Dall’alba al tramonto" per essere inserito nell’antologia dedicata al centenario calviniano dal titolo Camminando sul sentiero dei nidi di ragno (De Ferrari, EAN 9788855036320, Dicembre 2023).