Nomi storici delle località di Bogliasco

A proposito di cose inutili, all’inizio del nuovo millennio un bug aveva colpito anche me, non solo tutti i pc e cellulari del mondo. Infatti, invece di dedicarmi alla mia tesi di laurea, per lungo tempo mi ero dedicato anima e cuore a questo elenco.

1935: Bogliasco vista dal mare

Ovviamente sto esagerando, la realtà è ben diversa, avevo solo fatto qualche ricerca nelle biblioteche di Bogliasco e Pieve, e lì qualcuno mi aveva chiesto se stessi preparando una tesi di laurea sull’argomento. Come ho già detto, io una tesi la stavo preparando sul serio, ma sulla geografia economica, o qualcosa del genere, non certo sui nomi storici delle zone del paese in cui trascorrevo gran parte del mio tempo.

Cartolina panoramica dei primi anni 60 del secolo scorso

Fatto sta che, quando potevo, perlustravo ogni zona di Bogliasco alla ricerca di informazioni. Da lì, probabilmente, è nata la mia grande passione per le camminate.

Avrei voluto fare qualcosa di analogo anche per Pieve, il mio paese, ma la vera tesi ha preso il sopravvento e ho abbandonato l’impresa.

Mappa di Bogliasco

Non ho idea di come pensassi di usare il materiale raccolto, non mi ero posto il problema nemmeno allora. In ogni caso di quel lavoro rimane solo questo elenco (e mi perdonino i puristi del genovese se i termini non sono scritti correttamente).

Bogliasco nell’Ottocento

Giusto per dare un po’ di nozioni spicce, l’origine del nome Bogliasco è incerta. La teoria più accreditata ne attribuisce la derivazione al rio che l’attraversa. Per capirci, quello che passa sotto al ponte romano (che in realtà romano non è perché è medievale, ma lo chiamano tutti così e va bene!).

Anche il nome di questo torrente non è stabilito in maniera univoca: c’è chi lo chiama Bogliasco, chi Burchi e chi Poggio. Non ha torto nessuno, visto che in realtà il torrente in questione altro non è che il risultato della confluenza del Rio Burchi e del Rio Poggio. Fatto sta che, prima della copertura del torrente, Bogliasco era divisa tra chi abitava de chi de l’ægua (a ponente del torrente) e chi abitava de là de l’ægua (a levante). O, come precisa Pier Luigi Gardella, autore di praticamente tutti i libri legati al nostro territorio, usando un francesismo genovesizzato: de çà de l’ægua e de là de l’ægua.

Tornando al nome, il prefisso buggi/bogli può derivare dalla parola latina bulliens, per la spuma delle cascatine del torrente, o dal genovese bêuggi (buchi), per le numerose pozze presenti lungo il percorso del torrente. Mentre il suffisso asco è generalmente usato per indicare un torrente.

Un’altra teoria vede invece il toponimo legato al termine boggio o boglio che significa alveare. E in effetti un vecchio detto genovese recitava O l’è bón comme l’amê de Boggiasco (è buono come il miele di Bogliasco), per quanto di produzioni di miele bogliaschino non si trova alcuna traccia da nessuna parte.

Fine della lezioncina, passiamo alle località. Comincio dal posto che ho più nel cuore, essendo la mia zona di origine: Pontetto.

Pianta di Bogliasco realizzata nel 1917 da don Andrea Dellepiane, parroco di Bogliasco e conservata nell’Archivio Parrocchiale

Pontetto

Il Pontetto era il piccolo ponte sul quale, in località Sâto de l’ommo, ossia il salto dell’uomo, la vecchia strada attraversava il rio che segna il confine con il comune di Pieve.

Il casello di Pontetto negli anni venti del secolo scorso

Bisogna considerare che la galleria di Bogliasco non c’era (è stata inaugurata alla fine degli anni 30 del secolo scorso), così come non c’era il ponte subito dopo e tutta la parte dell’attuale Aurelia (stradda nêuva) che arriva fino all’altro ponte al confine con Pieve.

Il ponte di Via Aurelia in una cartolina viaggiata nel 1956

L’unica strada era la via Provinciale, ossia quella che attraversava il paese e risaliva accanto all’attuale parco privato Ceriana.

Via Mazzini quando ancora si chiamava via Provinciale, all’altezza di Palazzo Rosso

Il torrente che marca il confine e sfocia nel mare della scogliera di Pontetto è il Rio Scarpe, chiamato anche Rio Favaro nel suo tratto iniziale (dal nome della località che attraversa), Rio Campodonico in quello centrale e Rio Pontetto in quello finale (sempre dai nomi delle località che attraversa).

1925: Parco Ceriana

Pensate che è citato persino in una carta del 1758 (o più precisamente in una tavola del Commissariato della Sanità di Nervi tratta dalla Pianta delle due Riviere della Serenissima Repubblica di Genova divise ne’ Commissariati di Sanità, elaborata da Matteo Vinzoni, cartografo e Brigadiere della Serenissima Repubblica di Genova), con il bizzarro nome Fossato del Salto dell’Uomo.

La scogliera di Pontetto, in primo piano villa Mangeruva prima della ricostruzione

Accanto al passaggio a livello c’è una bellissima fontana. Non sono ancora riuscito a trovare informazioni precise, posso però dire che è stata messa qui tra gli anni 50 e 60 del secolo scorso e che prima, al suo posto, c’era un tréuggio dove le donne lavavano i panni. Sulla provenienza della vasca ci sono voci discordanti, potrebbe arrivare da una villa di Bogliasco abbattuta nello stesso periodo o da un campo di Lago (frazione di Sori).

La fontana di Pontetto

Secondo Franca Musazzi, che ringrazio per il contributo, la vasca è stata donata nel 1961 ed era in villa Bigatti.

È interessante anche quanto riporta a riguardo Valerio Paoletti, figlio di Nino Paoletti, sindaco di Bogliasco durante l’istallazione della vasca.

La vasca fu procurata da mio padre, che all’epoca era sindaco a Bogliasco e fece realizzare la fontana come è adesso intorno agli anni 60. La vasca fu presa a Genova, nel luogo dove mio padre lavorava.
Prima della costruzione della fontana, ricordo c’era una colonnina con rubinetto per l’acqua, spostata più vicino al passaggio a livello della posizione attuale.

In ogni caso si tratta di un pezzo preesistente. Prima della vasca, sotto la testa, c’era una piastra di marmo con scritta la data della posa in opera.

Pontetto è anche una stazione ferroviaria. Secondo Wikipedia l’inaugurazione risale al 23 novembre 1868. Con il nome errato di Pontello faceva parte della tratta a un binario Genova-Chiavari. Il raddoppio della linea dovrebbe invece risalire al 1917, grazie al potenziamento della tratta fra Genova Nervi e l’allora Pieve di Sori. Al 16 gennaio 1951 risale invece la trasformazione in fermata.

Accanto al passaggio a livello tra gli anni Venti e i Sessanta del Novecento si trovava la trattoria da Catarinn-a (poi presa in gestione da Turi Speranza e per finire diventata il Solito posto, come l’aveva chiamata Edy del Vagabondo prima di cederne la gestione).

Nella stessa abitazione c’era la bottega di Mitri il parruchiere, poi spostata negli anni Trenta vicino a vicolo Figari.

Pontetto 1925: a sinistra il parrucchiere Mitri appoggiato all’ingresso della sua bottega, a destra la trattoria da Catarinn-a

In scogliera si possono ancora distinguere i resti di alcune postazioni militari risalenti alla Seconda guerra mondiale. In particolar modo le feritoie nella torretta di villa Mangeruva e la caratteristica struttura circolare di mattoni rossi sotto al belvedere Bindi.

I resti della torretta di mattoni rossi in una foto scattata prima che le mareggiate la distruggessero

Di seguito potete vedere un video girato nel 1998, durante una mareggiata, quando ancora la costruzione bellica di mattoni rossi era intera.

Fino agli anni Trenta del secolo scorso a Pontetto c’era una piccola costruzione che ospitava la Guardia di Finanza.

Brügæ

Proseguendo verso ponente, prima di raggiungere il Rissêu, dove ora ci sono i giardini delle varie ville di fronte al mare, si incontrava il Brügæ.

Le sottostanti scogliere tra Pontetto e la Fontana venivano chiamata schêuggi sott’æ Brügæ.

L’antica via Provinciale sale verso Pontetto

L’origine del nome forse deriva dal termine brughêa (brughiera), probabilmente in passato la zona non era coltivata. Secondo Gardella, nel suo libro sulla toponomastica di Bogliasco, il toponimo potrebbe essere collegato al termine latino brucus dal quale deriva il genovese brûgo, ossia una pianta simile all’erica chiamata anche scopa meschina.

Rissêu

Sempre nella parte levantina di Bogliasco si trova il Rissêu (o Rissuolo), ossia uno dei terzieri storici di Bogliasco (gli altri due sono il Cannè e il Borgo).

Il Rissêu visto dal mare, primi del novecento del secolo scorso

Questa località prende il nome dal rissuolo, ossia il tipico ciottolato genovese costituito da pietre levigate dal mare con il quale verosimilmente era pavimentata la strada in epoca antica.

1915: a sinistra la Strada Romana, a destra la strada Provinciale e sullo sfondo a sinistra la chiesetta di San Rocco

La piccola spiaggia pubblica sottostante il Rissêu era detta Giæta. Il toponimo, che richiama la ghiaia, viene usato per indicare le spiagge fluviali. Era chiamata anche ciàzza do Giâno e, in seguito, da Peruzzi, perché negli anni Settanta il suo stabilimento balneare era gestito dalla famiglia della gelateria sovrastante.

I Bagni Nettuno a fine Ottocento

Negli anni Trenta lo stabilimento era noto come bagni Vittoria e prima come bagni Nettuno. Dalla fine degli anni Novanta, dopo la gestione Libeccio, è rimasto in disuso.

1928: il Caffè Sport Peruzzi

La zona intorno alla gelateria Peruzzi era chiamata da Lionin, dal nome del fondatore dell’attività, Leonino Peruzzi, iniziata a fine Ottocento.

Nel Rissêu sorge il Santuario della Madonna delle Grazie (da-a capeletta) già esistente nel XVII secolo.

L’antica cappella è citata in un testo come presente nel 1685 lungo la Via Romana. Il santuario è stato demolito e ricostruito più volte. Nel 1817, a seguito dell’apertura della nuova strada provinciale, la cappella è stata riedificata nell’attuale posizione, rivolta però verso la sede stradale.

La Madonna delle Grazie prima di essere demolita e ricostruita

Il 26 aprile del 1925 viene inaugurata la nuova costruzione su progetto dell’ingegnere Pietro Luxoro, corredando la chiesa di un nuovo altare donato dalla famiglia Bigatti.

Il santuario di Nostra Signora delle Grazie con il monumento ai caduti e il sottostante Parco della Rimembranza (così chiamato allora)

Nel 1924 nel piazzale davanti al santuario è stato posto il monumento ai caduti.

La scalinata sotto al monumento ai caduti in una cartolina viaggiata negli anni Trenta del secolo scorso

Nello specchio di mare l Rissêu, dove sfocia il torrente noto con il nome Fossato della Madonna (per via del santuario sotto al quale passa prima di arrivare al mare), si disputavano agli inizi del secolo scorso le prime partite di pallanuoto.

Pallanuoto negli anni 50 del secolo scorso

Gli scogli nello specchio di mare antistante al Rissuolo sono chiamati Ca-aetti (calette).

Dal Rissêu parte la stradda rómana (via Antica Romana), ossia la strada parallela a via Mazzini che scende quasi a picco sul mare fino al parco giochi sotto piazza Trento e Trieste, per poi risalire verso via Mazzini in località Ciàn.

La scogliera sotto piazza Trento e Trieste in una cartolina viaggiata nel 1958. In basso a destra via Antica Romana

Il nome deriva dal fatto che riprende il primitivo tracciato della via di comunicazione che collegava Bogliasco agli altri borghi della Riviera, che nell’immaginario collettivo è l’antica via romana Aurelia. In realtà la strada esisteva già prima della conquista romana della Liguria avvenuta nel Secondo Secolo Avanti Cristo e collegava Vado Ligure (Vada Sabatia) a Luni (in Lunigiana).

1939: la nuova Aurelia

L’Aurelia arrivava solo fino a Luni, mentre il tratto di nostro interesse si chiamava Julia Augusta. Di questo non conosciamo con certezza il tracciato originale, sappiamo però che l’attuale Aurelia ripercorre la strada litoranea di epoca napoleonica che serviva da collegamento tra i villaggi costieri.

1935: Il ponte sull’Aurelia in costruzione

Da notare che via Mazzini nel periodo coloniale italiano, più precisamente tra il 1936 e il 1945 si chiamava via Etiopia.

Posta in via Antica Romana al civico 2 si trova la Casa de Anime, così chiamata perché fino agli anni Novanta del secolo scorso era di proprietà della chiesa parrocchiale e le sue rendite erano destinate al suffragio delle anime del purgatorio.

All’altezza del civico 229 dell’attuale via Mazzini, facilmente riconoscibile perché sulla facciata del palazzo è affrescata una Madonna addolorata, vi è una piazzetta che veniva chiamata o cànto di Cin, dal nome del fruttivendolo che agli inizi del secolo scorso aveva lì la sua attività.

Davanti alla scogliera sotto piazza Trento e Trieste emerge uno scoglio noto come o schéggio grosso.

Cartolina viaggiata nel 1911 che mostra in primo piano lo scoglio grosso. Sulla sinistra in alto si vede la cappella di San Rocco

Accanto un altro scoglio è detto punta.

Al centro della cartolina viaggiata nel 1927 o schéggio grosso e a punta

Fontann-a

La Fontann-a (o, più semplicemente, Fontana) è la località della scogliera del Rissêu. Prende il nome da una fonte che si trova nella zona; la si può ancora vedere accanto al torrente che sfocia nella scogliera.

1934: la scogliera della Fontana

La località si raggiunge percorrendo l’omonima via (strada comunale della Fontana).

La piccola insenatura di mare sottostante il tratto conclusivo di via Fontana è chiamato Anóa.

Nello specchio di mare della Fontana ci sono tre scogli ai quali i bogliaschini hanno dato nome: il Gàin, il Gàin piccin e il Bailato. Il Gàin, oggi in parte distrutto dalle mareggiate, veniva usato per tuffarsi. Accanto c’è il Gàin piccin, mentre il Bailato, alto e ripido, è più a nord. Forse il nome deriva dal termine genovese ballóu che significa poggiolo.

La Fontana con i suoi scogli in una cartolina viaggiata nel 1957

Il promontorio appuntito del Rissêu poco oltre la Fontann-a è chiamato punta Démoa; il toponimo è lo stesso del promontorio di Pieve Ligure (Demola), citato già nella Pianta di Vinzoni del 1758 (come scoglio della Demora). In genovese demûa significa dilettarsi, spassarsela, deriva dal provenzale demor.

Forse l’uso locale del termine, con il passare del tempo, è stato ampliato ed è arrivato a indicare genericamente un promontorio o un’insenatura.

Punta Démoa in una cartolina viaggiata nel 1925

Batticanne

Batticanne era lo stretto passaggio, in parte coperto, dietro la Fontann-a (la Fontana) che seguiva per un tratto il rio che sfocia presso la scogliera e arrivava in via Mazzini. Era quindi una strada canale, ossia una strada che durante le piogge poteva trasformarsi in un canale di scolo dell’acqua. Qui si trovava un vecchio mulino detto della Maiassa.

Il toponimo fa presumere che in zona vi fosse un canneto.

L’edificio terrazzato all’inizio del Batticanne era chiamato Bordigotto, termine in Liguria indica un piccolo locale vicino al mare.

San Rocco

San Rocco era la zona circostante l’omonima cappella demolita nel 1916, la cui esistenza è documentata almeno dal 1528.

Sulla destra il santuario di San Rocco in una delle rare immagini dei primi del 1900 che lo ritraggono

Di questa rimangono solo pochi scatti confusi e una rappresentazione in un quadro che si trova nell’Oratorio di Santa Chiara del 1759.

Particolare del quadro con la raffigurazione delle tre chiese

Nel dipinto sono raffigurati lungo la strada romana la chiesa dedicata alla Natività di Maria Santissima, la cappella di San Rocco e la Madonna delle Grazie. È curioso il fatto che manchi proprio l’Oratorio di Santa Chiara, luogo in cui è custodito il quadro.

La Cappella di San Rocco era ubicata sul lato occidentale dell’attuale Piazza Trento e Trieste prospiciente al mare.

1915:purtroppo poco visibile a sinistra, nella parte centrale, la facciata della chiesetta di San Rocco

Dal 1835, accanto alla cappella, era stato costruito il primo cimitero di Bogliasco (oggi è il piccolo parco giochi sulla terrazza sopra la scogliera).

La terrazza che un tempo era il cimitero antistante la cappella di San Rocco in una cartolina viaggiata nel 1927

Il nuovo cimitero è stato spostato nell’attuale posizione (aia nêuva) tra la fine dell’Ottocento e i primi del Novecento.

Bicocca

La zona all’incrocio tra via Mazzini e via antica Romana davanti al Bistrotto era chiamata Bicocca dal primo nome della villa lì costruita nel 1929.

La Bicocca con sotto i bagni Arcobaleno e a sinistra l’hotel Casablanca in una cartolina viaggiata nel 1956

Santa Chiara

La zona intorno all’Oratorio di Santa Chiara era denominata Santa Chiara.

1911: Santa Chiara

Ne fa parte anche il palazzo del municipio.

1903: Il palazzo del municipio e l’Oratorio di Santa Chiara, con alle spalle il nuovo ponte ferroviario

Ciàn

​​Andare in scio Ciàn voleva dire passare attraverso la piana coltivata (formata da orti e agrumeti) che si trovava a monte della strada che univa il Rissêu a Santa Chiara.

1938: Sullo sfondo Ria Verde e Sotta a-o Ciàn,in basso a sinistra la Casa da Gianca, costruzione che verrà distrutta dai tedeschi nel 1943

La spiaggia sotto alla piana del Ciàn, quella che oggi è meta indiscussa dei surfisti di tutta Genova, era detta sotta a-o Ciàn. Lo strapiombo sul mare veniva chiamato ria Verde o ria do Ciàn. Gli archi in cemento costruiti per sostenerne la parete rocciosa risalgono al 1939, i bagni che un tempo si chiamavano Arcobaleno sono invece dei primi anni Cinquanta.

Dal Ciàn prende il nome l’attuale via del Piano.

1938: il Ciàn e la sua piana coltivata

Il piccolo scoglio che emerge nel tratto di mare sotta a-o Ciàn è chiamato schêuggio de Mezan (la villa sopra, villa Tadiello, apparteneva a una famiglia che di cognome faceva Mezzano).

Ciápaiêu​

In scio Ciápaiêu​ (italianizzato in Chiappaiolo) era il modo in cui veniva chiamata la suggestiva passeggiata che parte dal ponte romano e sale fino al comune (l’attuale tratto iniziale di via Colombo).

1895: Le case del Ciappaieu​

Ciápaiêu in genovese significa pescivendolo, l’origine del termine è la ciáppa, ossia la pietra tipica locale. Questo perché i pescivendoli poggiavano il pescato su lastre di ardesia.

Il borgo e le belle casette colorate del Ciápaiêu in una cartolina viaggiata nel 1903

Nel primo tratto, quello vicino al ponte, agli inizi del Novecento si trovava il fóndo do Balin, un magazzino di legna e carbone gestito da Gerolamo Bornia detto o Balin. Poco dopo, al posto dell’attuale ristornate La risacca, c’era l’óstàia de Fran (Francesco Solimano) con il suo campo da bocce sul retro e lo stabilimento balneare sulla spiaggia.

Più avanti c’era l’óstàia do Gin da biscetta, chiamato così perché il proprietario aveva fatto dipingere una biscia sulla parete.

Più o meno a metà del Ciápaiêu, tra le case colorate, si incontra il præ do móin. Si tratta dell’attuale vicolo Mulino, alla fine del quale si può ancora vedere una macina di pietra proveniente del vecchio mulino di Natâ, che si trovava in zona Buggi e oggi non è più esistente. Il mulino di questa zona (esistente almeno dal XVII secolo) invece era di proprietà della famiglia Celle.

Il termine præ potrebbe indicare o un prato (il prato del mulino) o un prete (anche se, come fa notare Alessandro Siena del Centro Studi Storie di Jeri, i componenti della famiglia Celle di Bogliasco sono tutti noti e censiti, così come quelle delle precedenti famiglie proprietarie dell’edificio del mulino, Brugo e Morice, e nessuno di questi era un prete) o la vicinanza al mulino (presso il mulino).

Il Ciápaiêu terminava sotto al comune, davanti all’óstàia do Ziro. Il locale ha visto negli anni numerosi cambi di gestione e nome, ma è ancora attivo. Nella sua piazzetta c’è una fontana con i pesci rossi; fino ad alcuni anni fa spruzzava l’acqua tramite due statue a forma di foche posizionate al centro della vasca.

Poco oltre, dove alla fine del secolo scorso c’era la tabaccheria Sforzini, si trovava un’altra óstàia, quella do Fanfolin.

Sopra la fontana delle foche, accanto all’ingresso del comune, fino agli anni Novanta del secolo scorso era presente un barometro scrivente.

L’attuale municipio risale al 1881, anche se l’edificio era stato costruito per ospitare le nuove scuole elementari (cosa che non è mai avvenuta). In precedenza il comune si trovava dove oggi c’è la biblioteca, ossia nella Casetta Burchi, davanti alla piazza.

Le lezioni scolastiche si tenevano in stanze di diverse ville (Luigia, Bombrini, De Barbieri).

L’edificio scolastico ancora oggi in uso risale al 1950, ma è stato reso agibile solo nel 1952.

Stalle

Le Stalle erano la località sotto al ponte ferroviario in via dei Mille, all’angolo con via degli Ometti Inferiore (oggi via Vaglio). Dove oggi si trova il ristorante Clipper un tempo c’erano le stalle di un macellaio.

Cartolina viaggiata nel 1956

Ciázza

La spiaggia principale di Bogliasco, quella intorno alla foce del rio Poggio, è chiamata Ciázza (il termine significa arenile). In alcune mappe è denominata anche Marina.

La Ciázza in una cartolina viaggiata nel 1953

Borgo

Il Borgo è l’antico centro storico del paese che si sviluppava intorno al Castello sul golfo.

1905: Ponte romano medioevale

Int’o Borgo si trovano il ponte medioevale, i resti dell’ospedale di San Bartolomeno (l’Ospiâ, che dà il nome alla zona intorno all’antico ospizio per pellegrini risalente al XIII secolo), la Caladda (il molo davanti al Castello dove si calano le barche in mare), la Casa da Gianca (una casetta che si trovava sulla spiaggia accanto agli allora bagni Fran, distrutta dai tedeschi nel 1943 chiamata anche casetta bianca), il Vortin (il portico all’ingresso del ponte romano a levante) detto anche Bordigotto (che indica uno scantinato vicino al mare), il Canâ (il canale sotto al Castello colmato negli anni Sessanta dall’attuale piazzale di cemento) e il Castello (l’antica torre di difesa e di segnalazione risalente alla metà del XVI secolo).

1938: Il Castello

Il termine borgo deriva dal latino burgu che indica un luogo fortificato e con una torre di guardia (dal germanico burgs ossia città o torre).

1946: il Vortin con alle spalle l’Ospiâ (ossia la casa che un tempo era l’ospedale di San Bartolomeno, i cui fondi hanno ospitato anche un’osteria)

Lungo la spiaggia, nella zona della foce, le donne stendevano i panni che lavavano sul torrente.

1901: il Borgo
1935: La Caladda con alle spalle il Castello
1914: Casa da Gianca (detta anche casetta bianca)
Il ponte medievale a inizio Novecento con a sinistra l’Ospiâ (i cui fondi all’epoca erano un’osteria) e a destra il Vortin. Dietro: il ponte a un binario percorso da un treno a vapore

Il Borgo è il terziere centrale di Bogliasco (ricordiamo gli altri due terzieri storici: a levante il Rissêu e a ponente il Cannè).

L’antico borgo in una cartolina viaggiata nel 1901

Cóntrâ

Cóntrâ o Contrada è il nome della località storica che si sviluppava intorno alle case del tratto rettilineo di via del Piano (quello che scorre parallelo, ma sotto, l’Aurelia, più o meno dal bivio per San Bernardo fino all’istituto Moresco). Il termine deriva dal latino contrata e indica una strada che attraversa un nucleo abitato.

Tra le case della Contrada c’è la storica villa De Barbieri (facilmente riconoscibile perché l’ingresso è accanto al ponticello sopra la ferrovia). Alcune sue stanze sono state usate fino agli anni 50 del secolo scorso come aule scolastiche.

La parte finale della Contrada sull’Aurelia negli anni 50, alle spalle villa De Barbieri

Meistrêta​

Meiostrêta era la località rurale sopra via Ansaldo e via del Piano attorno all’unica casa della zona. Edificata negli anni Sessanta del secolo scorso, oggi è attraversata dall’Aurelia.

Gli oliveti sopra Bogliasco in una cartolina viaggiata nel 1922

Oióu

L’Oióu (Oiêu) e il vicino Vórto erano due zone ubicate sopra l’attuale Aurelia, quando ancora al posto della strada c’erano fasce, orti (in sció Vórto), oliveti (l’Oióu) e piccoli agglomerati di case.

Il complesso del bar trattoria tabacchi e pensione Speranza negli anni del boom economico

Oióu è il nome storico della zona che va da Via Fratelli Ferrari a Via Favaro, ossia dal benzinaio, dietro al quale si trova il bar Speranza, alla scalinata che porta al campeggio e a San Bernardo (a Dormigiôsa, l’attuale via Favaro). Probabilmente il nome deriva da un vecchio frantoio che si trovava in questa località che in passato era ricca di olivi.

La zona di via Fratelli Ferrari, poco prima dell’incrocio con salita Pollaroli, era chiamata da-o Mapetta, dal soprannome di una famiglia che vi abitava agli inizi del Novecento.

Vórto

In Sció Vórto è la zona vicino all’attuale Via Consigliere, ossia dove un tempo si trovava la discoteca Sayonara (l’attuale supermercato) e i due benzinai (oltre a quello tuttora esistente c’era un benzinaio dove ora c’è il posteggio del supermercato).

Una ballerina nella discoteca Sayonara

Pale

La località attraversata dall’attuale via Pale, dove oggi si trova l’omonimo agriturismo al confine con Pieve Ligure, era chiamata æ Pàe (ma anche Parere, Palare, Pallare e Pare). Questa zona un tempo era piuttosto ampia e rilevante, infatti è spesso citata in mappe e documenti antichi con diverse ‘sotto-località’: nel Registro Catastale di Bogliasco di inizio Novecento si trovano Cazâ, ossia casale e Miexi, mentre sulla pianta del paese disegnata nel 1917 dall’allora parroco don Andrea Dellepiane compare Panesi più o meno dove oggi si trova il benzinaio al confine con Pieve).

Cartolina che mostra la zona di confine tra Pieve e Bogliasco viaggiata nel 1959

​​Cassa

Dalla Cisterna dell’Oióu, risalendo a Dormigiôsa (via Favaro, ossia la creuza che da via Fratelli Ferrari sale al Tipico – ristorante oggi chiuso – di San Bernardo) si arriva in ta Cassa, cioè al piccolo gruppo di case di via Favaro vicino al campeggio.

Bogliasco negli anni 40 del secolo scorso. Sullo sfondo la Cassa e l’Oióu

Il toponimo Cassa, come dice Gardella nel suo libro dedicato alla toponomastica di Bogliasco, deriva dal termine latino medievale capsa che indica una stalla. Mentre Dormigiôsa si collega al verbo dormire.

Bogliasco vista dalla Cassa negli anni 30 del 1900

​​Gaiado

Da via Favaro, sotto la Cassa partiva una via (la strada vicinale Gaiado o Gaiardo) che si collegava a via Pale. L’inizio era più o meno dove oggi si trova il condominio Le Ville di via Marconi. Al suo posto in passato si trovavano le cave di pietra di Bogliasco, chiamate Gaiardo, come tutta la località. Il toponimo indica un terreno boscoso.

Pantalinn-a

Da a Pantalinn-a era una località lungo via Favaro, verso la Cassa, che prendeva il nome dalla famiglia che vi abitava.

​​Figæ

​La zona in cima all’attuale via Figari, la scalinata che porta da via Mazzini alla fine del ponte sull’Aurelia in prossimità di via Marconi, veniva chiamata Figæ. Al posto di via Figari un tempo c’era un rio che confluiva nel torrente Poggio (o Bogliasco): il rio Figari, oggi completamente intubato. Nel punto di confluenza con il Poggio c’erano dei lavatoio, demoliti negli anni Sessanta del secolo scorso.

Il termine Figari viene dal cognome della famiglia che abitava la zona (cognome che, a sua volta, deriva dal fatto che storicamente la famiglia produceva fichi, anche se non a Bogliasco).

1899: Figæ – Ciápón – Ponte

In via Figari, all’incrocio con l’Aurelia, negli anni Cinquanta c’era la pensione Belvedere (nel palazzo con la torretta, oggi abitazione privata).

​Ciápón

Il Ciápón (o Ciapun) è la zona sopra Bogliasco dove comincia via Marconi, subito dopo Figæ. Il ciápón è una grossa lastra di pietra, è probabile che qui si trovasse qualcosa di analogo oggi non più esistente.

1907: la curva del gîo do Ponte e l’ingresso della Móntâ

Dal Ciápón partiva la strada vicinale Galea, un sentiero che scendeva fino a Buggi. Oggi è percorribile solo il primo tratto carrabile che raggiunge le ultime abitazioni della località. Il resto del percorso fino al torrente non è più esistente.

​Aia Nêua

Avanzando lungo la carrozzabile via Marconi si arriva al cimitero, un tempo questa zona era detta Aia Nêua. Prende il nome dalla vicinale che dalla Cassa raggiungeva il Gazzo vicino a Poggio. Proseguendo oltre si incontrano Poggio Favaro, Iso e San Bernardo (frazioni che fino al 1928 facevano parte del territorio del comune di Pieve Ligure).

​​Pónte

Con la copertura del torrente nella fine degli anni Sessanta del secolo scorso è scomparso o gîo do Pónte, la netta curva che faceva via Mazzini nell’attraversare il torrente Poggio.

1938: O gîo do Pónte

La zona del Pónte era quella attorno al pónte nêu, il ponte costruito insieme alla strada (l’attuale via Mazzini) nel 1817, così chiamato per distinguerlo dal ponte medievale.

I quattro ponti negli anni Quaranta del secolo scorso, a destra si intravede il vecchio mulino dei Celle

A levante del pónte nêu si trovava la piazzetta nota come ciàsetta a-o pónte nêu dove nella seconda metà del secolo scorso si trovava un benzinaio. Era anche detta ciàssa di câri perché vi posteggiavano i carri destinati al trasporto locale.

1880: Pónte

Pónte collegava la località Buggi al mare.

1945: barriere antisbarco

Il primo tratto di via Fritallo che sale da via Cavour a via De Marchi (intitolata dal 2007 agli alpini) un tempo era chiamata la crêuza do Rî (forse dal nome di un abitante della zona).

1948: la Giusterna con al centro la crêuza do Rî

​Móntâ

La Móntâ era la salita che dal Pónte portava al Cànto, ossia l’attuale zona che si trova sotto il ponte della ferrovia vicino alla Croce Verde.

1895: la Móntâ vista dal Cànto

Buggi

Seguendo il torrente, dal Pónte si arrivava alla località Buggi, ossia la zona che fino a qualche anno fa era il fondovalle della discarica e oggi è il fulcro dell’espansione urbanistica di Bogliasco.

La scalinata priva di nome ufficiale che sale da via Cavour in via Sessarego era detta la crêuza di amassi perché conduceva al mattatoio comunale.

Dove adesso si trova il supermercato fino agli anni 90 del secolo scorso c’era la curva della sabbia, una curva a gomito chiamata così perché, nello spiazzo accanto, c’era una rivendita di ghiaia e sabbia.

La nuova strada privata che raggiunge i caseggiati di recentissima costruzione è denominata via delle Camelie a memoria dell’azienda floricola che si trovava a Buggi tra la fine dell’Ottocento e gli anni Sessanta del Novecento.

È curioso notare che in questa zona fino al 2012 era presente un villino liberty, poi abbattuto, che faceva da sede al gruppo musicale Buio Pesto.

Un tempo Buggi era una zona verde e romantica, frequentata dalle coppiette, perché si trovava nel punto di incontro tra i torrenti Sessarego e Poggio. La stradda de Buggi, ossia l’attuale via Cavour, prima della sua copertura (avvenuta tra il 1963 e il 1967) costeggiava il torrente all’ombra di ippocastani fino alla préiza (presa: derivazione di un canale) ossia alla piccola cascata dove sono ancora visibili dei vecchi trogoli per lavare i panni.

Ricordiamo che il termine buggi potrebbe derivare dal genovese antico boggio (alveare o sciame d’api) o boglio (punto dove l’acqua bolle) che è anche legato al toponimo Bogliasco. Può darsi che in passato ci fossero degli alveari, infatti un antico detto recita: o l’è bón comme l’amê de Boggiasco (è buono come il miele di Bogliasco). Oppure può essere collegato ai béuggi dei torrenti, ossia alle pozze (buchi) che un tempo si potevano incontrare in zona o alle cascatine dove l’acqua corrente sembrava bollire.

In un documento del 1662 la località era chiamata terra del vecchio.

A Buggi si trovava la sorgente Mólinelli, oggi sepolta sotto la discarica.

Come accennato in precedenza, un po’ prima della confluenza con il Rio Burchi c’era un mulino alimentato ad acqua, o móin de Natâ, non più esistente. La ruota del frantoio che oggi si trova in vicolo Mulino, accanto all’abitazione che un tempo era o Móin (il mulino della famiglia Celle), in realtà proviene dal Mulino di Natâ.

Al posto del frantoio alla fine degli anni Quaranta del secolo scorso era stata installata una bulloneria.

1935: Il vecchio mulino di Natâ a Buggi chiamato anche La casetta dell’edera

Poco distante si trovava un altro mulino, o móin do Caccagne, questo si occupava di macinare il grano. Entrambi i mulini, scomparsi sotto la discarica a fine anni Sessanta, prendevano il nome dai proprietari.

Póntin

Il póntin è il piccolo ponte in località Buggi lungo la strada che porta a Sessarego, vicino a dove ora si trova l’edicola della Madonna della Guardia.

L’edicola della Madonna della Guardia

Da questa zona parte la scalinata per raggiungere Sessarego, prima della costruzione della carrozzabile (primi anni 60 del secolo scorso) era l’unica via per arrivare alla frazione e al Ciàn di Brughetti.

Il póntin

Sempre dal póntin aveva inizio la strada vicinale dell’acquedotto, un sentiero pedonale lungo poco più di un chilometro che saliva a mezza costa sul versante destro del torrente Poggio e raggiungeva Iso, dove si trovava la préiza (presa) dell’acquedotto costruito a fine Ottocento. La strada, che oggi non esiste più perché in parte coperta dalla discarica e in parte distrutta durante la costruzione dell’autostrada, era così chiamata perché costeggiava l’acquedotto.

Nel primo tratto di via Sessarego, dove oggi si trova il condominio Orchidea, un tempo c’era una casa circondata da fasce con palme e ulivi di proprietà di tal Beppe Cevasco. Per questo la zona era detta da Beppe.

Burchi

Sempre nel fondovalle, dopo Buggi si trovava la località Burchi (dal nome del rio).

Burchi o Bórchi (termine che indica i denti della forca usata dai contadini per raccogliere il grano) era un piccolo gruppo di case lungo la strada pedonale che saliva a Sessarego. Il toponimo potrebbe anche derivare dal gallico e indicare il punto più elevato di una strada tra due avvallamenti.

A destra, i cipressi di Burchi fotografati negli anni 60 del secolo scorso in occasione di una nevicata

Il Rio Burchi sorge sul Monte Cordona e scende ripidamente verso il fondovalle. In località Buggi si unisce al Rio Poggio e raggiunge la préiza (presa), da cui un tempo partiva l’acquedotto per irrigare gli orti della zona. Dopo la cascata della presa il torrente entra sotto la copertura e vi rimane fino quasi la foce. Ricordiamo che, prima degli anni 60 del secolo scorso, era affiancato da un viale alberato e contornato da fasce, oliveti e orti.

La sorgente del Rio Poggio invece si trova alle falde del Monte Pozzuolo. Dopo un primo tratto ripido, caratterizzato da piccole cascate, il torrente arriva a fondovalle e dà origine a diverse pozze. Tra queste, in passato c’era anche un laghetto abbastanza profondo chiamato lago do diau (lago del diavolo), poi scomparso sotto la discarica.

Il terreno incuneato tra la confluenza dei torrenti Poggio e Sessarego era detto Isola (Isóa).

La strada vicinale che collegava Burchi con Mûsanega (in territorio di Genova) era detta leccâda Vallecalda.

Sessarego, 1930 c.ca, Da Mûsanega

Campagna

La zona abitata in collina veniva indicata genericamente con il toponimo Campagna. Quindi facevano parte della sezione Campagna: Sessarego, Frîtalo, Lòucado, Cœxoa, Cassa, Buggi, Burchi, eccetera.

Sessarego, 1960 c.ca

Erano per lo più case isolate di contadini, circondate da terreni coltivati o alberati. Secondo una visone più stringente Campagna era la sola Sessarego.

Sessarego, 1930 Circa

La mulattiera che da Bogliasco sale fino a Sessarego (quindi quella che, prima della costrizione della strada carrozzabile, era l’unica via che attraversava la Campagna) si chiamava crêuza da Cósta. Il nome deriva dal termine latino costa che indica una parete o crinale.

Sessarego, 1924: Società Operaia

Sul versante orientale della collina di Sessarego si trovava o bosco da Géxa (il bosco della chiesa). La proprietà parrocchiale si estendeva dal fosso Fontanelle fino all’acquedotto.

Giusterna

La Giusterna, che prende il nome da un’antica e ancora esistente cisterna situata all’ingresso della scuola Girotondo, è la località che si trova a levante della galleria. La mulattiera che l’attraversa si ricongiungeva alla scalinata che porta a Sessarego, era quindi la via che dal paese saliva verso la Campagna.​

1899: la Giusterna

All’inizio del Novecento il tratto di via De Marchi dell Giusterna era chiamata via della Cisterna.

​Lòucâdo

Lòucâdo, italianizzato in Leoncaldo, era la zona intorno all’attuale galleria dalla parte di ponente, all’incrocio tra via Armanna e via Frittallo.

1960: Locado

Da Lòucâdo, procedendo verso Sant’Ilario, si raggiungono la Cœxoa, Ciàppe, Canón e o ciàn da scignôa.

Lòucâdo (detto anche o câdo) è anche il nome di un rio oggi tombinato tra via Pontiroli e l’Aurelia.

Frîtalo

Frîtalo (italianizzato in Fritallo, come la strada comunale che dà nome alla zona) è la località formata da poche case sopra via Sessarego, tra Lòucâdo e via Canezza. Il toponimo potrebbe deriva dal medesimo cognome.

A monte delle case di Frîtalo si trovava la sorgente Sestrinn-a.

​Cànto

Il termine genovese cànto indica un capo di strada, in realtà però il Cànto (l’attuale zona intorno alla stazione) si chiamava così già prima che la ferrovia la dividesse dal Cannè. Il nome forse deriva dall’angolo retto che la strada faceva tra il Carógìn (il piccolo vicolo detto anche Pâxo, ossia l’attuale via Paraso) e via Mazzini (il cosiddetto gîo do Cànto).

Il gîo do Cànto negli anni Sessanta

Il termine pâxo (pâxu in genovese significa palazzo) fa presumere che qui si trovasse un palazzo di rilevante importanza.

1909: Cànto

Attraversato il passaggio a livello si entra nel Cànto, qui c’è il Ciassâ (la piazza) e la casa do Bòrchi.

Piazza Umberto I in una cartolina viaggiata nel 1924, a sinistra il muro di cinta di villa Bombrini, al centro la casetta Burchi

Chiamata oggi Casetta Burchi, l’attuale biblioteca, prende il nome dal palazzo storico che la ospita. Tra la fine dell’Ottocento e gli anni Sessanta del Novecento era un’osteria, l’òstiàia do Bòrchi, dal soprannome dell’oste Antonio Costa.

1908: l’allora Piazza Umberto I, sulla sinistra dietro agli alberi la casetta Burchi

Il Ciassâ, ossia la ciàssa da géxa, è stato costruito nella forma attuale nel 1869, ma si trova citato già in un documento del 1690.

La piazza negli anni 70

Fino alla metà del secolo scorso era coperto di ghiaia ed era intitolato a Umberto I.

La piazza della Chiesa – 1910 c.ca

Dal 1946 è diventata piazza XXVI Aprile per commemorare la liberazione del paese.


Il rissuolo davanti alla chiesa e la piazza negli anni 70. Foto di Beniamino Giovannoni

La chiesa dedicata alla Natività di Maria Santissima è stata edificata tra il 1729 e il 1737, ma esistono docunenti che citano una precedente chiesa già esiatente nel Millecento.

1910: la chiesa dedicata alla Natività di Maria Santissima dal mare con la canonica demolita negli anni 60 del Novecento

Nel Cànto si trovava anche villa Avanzini (poi Bombrini), monumento nazionale demolito negli anni Sessanta del 900.

1909: Villa Bombrini vista dal campanile

Oggi ne restano un solo tratto di muro perimetrale, l’antico portale (quello davanti alla chiesa, nella piazza) e l’ingresso accanto alla ferrovia (nella foto sotto si vede il muro ricolorato di recente).

Sempre dall’influente famiglia di Bogliasco che aveva dato nome alla villa derivava il toponimo di una via oggi soppressa, via Avanzini, che partiva dall’attuale passaggio a livello e, svoltando verso destra ad angolo retto in prossimità della casetta Burchi, attraversava l’attuale piazza XXVI Aprile fino all’inizio di via Bettolo.

1910: La Chiesa vista da Villa Bombrini con davanti l’antico portale della villa.

Nei primi anni del 900 accanto alla stazione si trovava anche la casa dove viveva il musicista russo Alexsander Skrjabin, demolita nel 1916 per permettere il raddoppio della linea ferroviaria.

1910: Casa di Skrjabin

Essendo il Cànto vicino al ponte ferroviario il secondo conflitto mondiale lo ha colpito pesantemente.

1945: Macerie in sciô Cànto

Le incursioni aeree del 17 luglio 1944 hanno danneggiato il ponte ferroviario. Questo poi è stato abbattuto dall’esercito tedesco in ritirata.

1945: Il ponte ferroviario provvisorio. L’attuale ponte ferroviario è stato costruito tra il 1946 e il 1948. Il precedente era attivo su un unico binario dal 1868.

La zona di via Paraso nei pressi della chiesa che in antichità era un terreno con vigne e agrumi era detta il Capo.

La prima stazione di Bogliasco

Merita un cenno anche il bar vicino alla stazione, ai più noto come baretto. Agli inizi del secolo scorso era chiamato bar do cotéllo, pare perché frequentato dai pescatori bogliaschini che, secondo la leggenda, avevano la strana abitudine di conficcare i coltelli da lavoro sulle tavole del locale.

La nuova stazione dopo il raddoppio dei binari in una cartolina viaggiata nel 1920, quando l’Aurelia attraversava la ferrovia

Da notare che la zona leggermente affossata in corrispondenza di via Mazzini 4 era detta in t’a póssetta.

Briggida

In un documento del 1686 veniva chiamata Briggida la zona di via Paraso accanto alla chiesa. Il toponimo può derivare dal nome di un abitante (nel documento si faceva riferimento a una casetta di Briggida) o dal longobardo brayda che indica una pianura coltivata intorno a una chiesa.

Sottochiesa

La spiaggia sotto la Chiesa della Natività di Maria Santissima è denominata Mænn-a Sottógexa o Sottochiesa.

1946: Sottochiesa

Davanti, sul lato verso ponente, c’è uno scoglio noto con il nome di Cascèa (da cascia ossia cassa).

Ginestra

La Ginestra è la passeggiata a mare, oggi si chiama via Bettolo, fino al 1916 era via della Marina.

La Ginestra negli anni 30 del secolo scorso vista dal mare

Sopra la spiaggia Sottochiesa c’è una piccola fascia curata con fiori e piante grasse. Questa è denominata Caniòu.

​​Cannè

Come più volte ripetuto il ​​Cannè è uno dei terzieri storici di Bogliasco insieme al Borgo e al Rissêu.

1913: Cannè – da notare la ferrovia a un solo binario e l’Aurelia che la taglia per entrare in paese direttamente dall’attuale via Pontiroli

Il Cannè rappresentava la parte ricca del paese.

Per dare spazio alla costruzione della nuova via Aurelia, il nucleo di abitazioni di questo terziere è stato parzialmente distrutto.

Basti pensare che un tempo l’unica strada era la via Provinciale, che passava dall’attuale via Pontiroli (dove adesso ci sono le Piante grasse della fermata dell’autobus), come si vede bene dalle foto sopra e sotto.

1913: Via Provinciale, oggi via Pontiroli, da Levante

Alcune delle ville del Cannè sono rimaste a testimoniare gli antichi splendori, altre sono state demolite, altre ancora sono diventate eleganti condomini.

1916: il Cannè durante raddoppio della linea ferroviaria

Forse questa località deve il suo nome alla presenza di canneti o di una canalizzazione d’acqua (esiste ancora oggi vico Cannone) oppure al cognome dell’antichissima famiglia dei Canneto, che verosimilmente dimorava in questa zona.

1936: inaugurazione della galleria sull’Aurelia

In questo terziere si trova una villa storica, villa Elvira, in passato chiamata Villa Luigia (la bella villa alle spalle della fermata dell’autobus con le piante grasse), dove ha soggiornato nei suoi ultimi anni di vita Constance Loyd, moglie di Oscar Wilde. Morta a soli 40 anni nel 1898, la sua tomba si trova nel cimitero di Staglieno a Genova.

Loggia

O ciàn da Lôgia, italianizzato in Loggia, è la località confinante con Cannè, formata da ville e condomini di inizio Novecento, a cui si accede dal ponticello che dall’Aurelia attraversa la ferrovia.

Pentima

Pentima o Pentema è la località intorno all’attuale via privata Adelina (un tempo chiamata strada vicinale Pentema), ossia la zona vicino al Villa Flora. Prende il nome dal rio che l’attraversa (oggi tombinato).

L’Hotel Villa Flora in una cartolina viaggiata nel 1965

Liggia

La Liggia è la zona di confine tra Nervi e Bogliasco. il termine genovese liggia significa dirupo.

La Liggia in una foto di fine Ottocento scattata da Alfredo Noack

In questa zona, sul mare, c’è uno scoglio alto circa sette metri a forma triangolare chiamato il Capéllo do Carabiné (il cappello del carabiniere) da cui molti bogliaschini (e non solo) si sono tuffati (nella foto sopra accanto ai numeri 3253).

In sciâ Liggia si può ammirare la bella villa ottocentesca dei Pini, nota un tempo come Villa Nicod (cartoline sopra e sotto) o Edelweiss.

Prima della costruzione della strada Provinciale, tra il 1815 e il 1817, per arrivare a Bogliasco da Nervi si doveva passare più in alto, ossia dalla Spriscioa o dalla Creuza di lampi (la pedonale che scende da Sant’Ilario, chiamata via Liggia e oggi diventata via Bogliasco).

Nel 2023, in concomitanza con i lavori di demolizione di un garage affacciato sull’Aurelia, è stato riscoperto un bunker risalente alla Seconda Guerra Mondiale. È probabile fosse utilizzato come vedetta per avvistamenti marittimi.

Spriscioa

Il fosso Spriscioa (oggi tombinato fino al mare) segna il confine tra Bogliasco e il comune di Genova. Si chiama così (ma in alcune carte è segnata come Spriscina) anche la zona all’inizio via Sant’Ilario, sopra l’albergo Flora.

Canâ

Il Canâ della Liggia è l’avvallamento nei pressi del torrentello in via Sant’Ilario, che al confine con il territorio di Genova alimenta il fóntanin da Liggia sull’Aurelia.

Il fóntanin da Liggia, la bella fonte sull’Aurelia, tra Bogliasco e Capolungo, in territorio del comune di Genova

Coxola

La Coxola o Cœxoa è la zona abitata di via Armanna alta (la strada pedonale che porta a Sant’Ilario). Anticamente era indicata anche come Cossiola. Il nome sembra richiamare il termine costola, quindi collegarsi al toponimo molto comune in Liguria costa.

L’attuale via Armanna

Le case di questa località, un tempo abitate dalla famiglia Tasso, erano chiamate dai Tásci.

O ciàn da scignôa

Il punto panoramico dopo la Coxola e prima di raggiungere via Cannone è chiamata O ciàn da scignôa.

O ciàn da scignôa in una cartolina viaggiata nel 1965

Caróbinn-a

La zona tra via Armanna e vico Cannone, vicino alle Chiappe è chiamata Caróbinn-a (forse per la presenza nel passato di un carrubo).

Canón

In corrispondenza di via Cannone (la strada vicinale del Canón), si incontra la località Canón. Il toponimo dovrebbe riferirsi ai canòin, ossia le tubature dell’acqua).

Nella zona, durante le piogge intense, si forma un corso d’acqua, il rio Cannone, che corre lungo l’omonima via che scende in via Pontiroli.

Ciàppe

In cima a via Armanna, sul confine con Sant’Ilario, c’è la località Ciàppe (Chiappe) costituita da un gruppo di case risalenti al Diciannovesimo secolo. Il nome, molto comune in Liguria, deriva dalla ciáppa, la pietra tipica locale.

Cianello

Dopo le Chiappe, procedendo lungo via Armanna in direzione della sêra de Mûsanega (la serra che si trova nel comune di Genova), si arriva a una piccola zona pianeggiante, ossia int’o Cianello.

Di qui passa il rio Mûsanega, corso d’acqua che nasce sul monte Giugo, nella località della serra omonima, e si immette nel Burchi.

Passato il Cianello si arriva al confine con Genova.

Dopo di via Armanna e via Sant’Ilario sono ancora presenti due cartelli che segnalavano la linea daziaria di confine.

***

Vorrei dedicare una breve parentesi a una serie di toponimi ritrovati grazie al minuzioso lavoro di Pier Luigi Gardella, tratti dal suo libro sulla toponomastica di Bogliasco, dei quali non è stata individuata la posizione precisa. A tal proposito, se qualcuno avesse informazioni non esiti a contattarmi.

Sugli Status Animarum del 1767 e del 1781 sono citate le seguenti località: Carbòin (carboni, in via Armanna, presumibilmente tra Canòn e Frîtallo), Chinette (cunette, sempre in via Armanna) e Merli (in via Armanna, tra Lóucâdo e Cæxoa).

Sul Catasto Napoleonico del 1798 compaiono le seguenti località: Cavo, Leiasso, Liscetta (o Lischetta, si trova lungo via Marconi dopo il condominio La Passarella soprastante la Galea), Maxea (il toponimo deriva dai muri a secco delle fasce), Pardo, Porticollo e a-i Schèggi.

Nel Registro Catastale di Bogliasco di inizio Novecento sono citate le seguenti località: Caróba (ossia carrubo, era un terreno con olivi in località Gaiado), Cazâ (ossia casale, in località Pale), Giacomina (in località Gaiado), Miexi (anche Megi e Miesci, in località Pale), Perpetua (terreno in località Cannè), Sette Fasce (terreno con olivi) e Verino (fascia con olivi in località Pontetto).

In una delibera del 1931 è citata tra le località Spiaggia e San Rocco la località Scoglio Tartaro.

Infine sulla carta disegnata da don Dellepiane nel 1917 appaiono Móntexelli (Monticelli, si trova sulla sponda sinistra del torrente Poggio, prima della confluenza con il rio Sessarego, più o meno sotto il cimitero) e Panesi (al confine con Pieve, sotto località Pale).

***

San Bernardo, 1930 c.ca

Aggiungo un po’ di toponimi delle zone collinari segnalati da Michele Picco, che ringrazio per la disponibilità.

Località Feietti: si raggiunge andando verso San Bernardo, dall’ultimo tornante si prende il sentiero per Iso, (in genovese Eisu); è la zona sopra il fiume con le ultime case.

A Sessarego ci sono due sentieri paralleli: il più alto è il cosiddetto IV Novembre (in realtà nel primo tratto è la comunale Prie Sücou, poi Bigge), Il secondo è Cuniasssu. I cugini sono quei tratti a forma triangolare o cuneo, posti, a valle di un corso d’acqua. Non manca poi l’onnipresente Scaggia, che vuol dire terreno pietroso. E Riata.

Sotto il monte Cordona, si vede bene la cosiddetta vicinale delle Stanghette che corre leggermente sotto quel che rimane della pineta a pino nero impiantata negli anni Trenta. Ancora sotto, sulla destra, (nella carta di seguito è la proprietà 211) c’è ou campu du Radica, costituito da due casette e cintato con un minimo di fascette, probabile esempio di appropriazione di terreno appartenente a comunaglia, uguale in tutto al campo della penna nel vallone dei rio Nervi.

Fontanaccia è dove parte l’antico acquedotto costruito nel 1882 da Bartolomeo Marsano, con due diramazioni: una arriva sopra Sessarego, l’altra va alla Crocetta e arriva poi a S. Ilario.

Poggio, 1925

***

Grazie per le segnalazione e i preziosi contributi a:

  • Giorgio Garabello
  • Emilia Sessarego
  • Antonio Ratti
  • Cateria Sessarego
  • Luigi Rosso
  • Rossana Bozzo
  • Deborah Scaranaro
  • Anna Rossi

Non esiste una vera e propria bibliografia delle fonti, la maggior parte delle informazioni sono orali. Cito comunque alcuni libri che mi sono stati molto utili:

  • LE IMMAGINI E LA MEMORIA BOGLIASCO TRA ‘800 e ‘900 di Pier Luigi Gardella, Pro Loco Bogliasco, 1991
  • BOGLIASCO, IMMAGINI TRA MEMORIA REALE E MEMORIA VIRTUALE di Pier Luigi Gardella, Comune di Bogliasco, 1994
  • Bogliasco qui, Bogliasco là, Feguagiskia’ Studios, 1998
  • La storia di Bogliasco raccontata ai ragazzi di Pier Luigi Gardella, Comune di Bogliasco, 2004
  • Bogliasco. La toponomastica di Pier Luigi Gardella, De Ferrari, 2017

***

12 Risposte a “Nomi storici delle località di Bogliasco”

  1. Che bello, Daniele! Sono cresciuta a Bogliasco e mio padre è nato nel Palazzo Rosso nel ’32, quindi il tuo lavoro mi è davvero caro. Ti ringrazio per averlo condiviso!
    Maria Cristina

  2. Ciao, come stai Daniele?
    Mi è piaciuto molto leggere quello che hai scritto su Bogliasco. Mia nonna materna è nata lì nel 1902, in un luogo chiamato “Sezione Campana 144”. Sto cercando questo posto ma non so dove sia. Potresti darmi qualche informazione? Grazie mille!

    1. Ciao Marina,

      Sono molto contento che la pagina su Bogliasco ti sia piaciuta.

      Scusa il ritardo nel risponderti, ma non conoscevo bene l’argomento e prima di scrivere mi sono documentato.

      Premetto di non avere ancora una risposta univoca e certa, ma ci sto lavorando e grazie al Centro Studi le Storie di Jeri conto di fornirla presto.

      Con il termine ‘sezione’ si indicava il ‘quartiere’ all’interno del paese. 144 è il numero civico.

      C’è un censimento, mi pare dei primi del ‘900, custodito dalla parrocchia di Bogliasco in cui il parroco spiegava come era suddiviso allora io teritorio comunale (sezioni Cannae, Borgo, Rissuolo ecc…).

      Rispetto alla collocazione della ‘Sezione Campagna’ al momento ci sono due possibili risposte.

      Considerato che negli atti civili di inizio Novecento riguardanti la frazione di Sessarego questa viene citata con la denominazione Campagna, è probabile che la zona Campagna sia Sessarego.

      A supporto della tesi c’è il fatto che allora l’unica frazione rurale era Sessarego perchè Poggio e San Bernardo appartenevano al comune di Pieve di Sori.

      La seconda ipotesi indica invece Campagna come la zona sempre rurale alle spalle del borgo che arrivava a Burchi, alla Cassa e alle Pale, in pratica la zona che oggi è individuabile sopra alla carrabile Aurelia dalla galleria fino al confine con Pieve.

      Spero di esserti stato d’aiuto

      Grazie mille ancora

      Ciao

      Daniele

  3. Ciao Daniele,
    Sono stato molto contento della tua risposta. Grazie mille per il tuo aiuto e la tua buona volontà nello scoprire l’indirizzo di nascita di mia nonna. Mi ha dato la speranza che un giorno sarei arrivato in questo posto! Sarebbe una bella emozione!
    Grande abbraccio!

  4. Grazie per questa stupenda carrellata di notizie e foto sulla storia del “mio” paese natio essendo originario di Pontetto in anni che ovviamente non conoscevo un abbraccio Beppe

    1. Grazie per aver letto quanto ho scritto. Essendo anch’io originario di Pontetto, ma dalla parte di Pieve, provo lo stesso affetto. Spero di essere stato utile e di aver condiviso informazioni interessanti.

  5. Ciao
    Innanzitutto complimenti per questa raccolta su Bogliasco

    La vasca della fontana vicino al passaggio a livello di Pontetto, fu procurata da mio padre, che all’epoca era Sindaco a Bogliasco, che fece realizzare la fontana come è adesso, intorno agli anni 60.
    Ero bambino all’epoca e l’anno preciso non lo ricordo.
    La vasca fu presa a Genova, nel luogo dove mio padre lavorava.
    Prima della costruzione della fontana, ricordo c’era una colonnina con rubinetto per l’acqua, spostata più vicino al passaggio a livello della posizione attuale della vasca.
    Noi abitavamo nella casa di fronte.

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