Biografia di Lucio Battisti

Tratta dalle pagine del mitico luciobattisti.net

Quando è morto Lucio Battisti io probabilmente ero in treno con mio fratello e studiavo Diritto Privato o discutevo de “I pilastri della terra” di Ken Follet.

Quando è morto Lucio Battisti io non lo sapevo ancora, perché l’ho scoperto molto più tardi, verso l’ora di pranzo.

Quando, quindi, è morto Lucio Battisti io ancora lo credevo vivo, ma lui era morto.

Quando ho saputo che era morto stavo cucinando e non ho provato particolari emozioni. Forse ero preparato, o forse, inconsciamente, mi scocciava che qualcuno notasse il mio dolore.

Quando, alcuni giorni prima, mi avevano detto che Battisti sarebbe molto probabilmente morto, io non sono riuscito a dispiacermi: ero troppo felice perché il mio cane si era ripreso da una malattia.

Quando, con la pasta nel pugno, dalla radio ho sentito la parola morto, ho pensato subito a Battisti; quasi ho provato gratificazione nella conferma.

Quando ho capito che era morto Lucio Battisti non ho pianto, né l’ho fatto dopo, ma ho corso. Un po’ come nei libri di Pennac, solo che era per non perdere il treno e non per sofferenza.

Quando ho acceso una candela di cera, rispettando una vecchia tradizione, ho aggiunto un pensiero e un nome a tanti brutti ricordi.

Quando è morto Lucio Battisti ho reagito nello stesso modo di come ho reagito per tutte le altre morti che mi hanno causato dolore.

Ma è molto più facile ammettere la mancanza di un morto che non si è conosciuto.

Per questo ho scritto di lui.

Francesco, Daniele, Federico, il luciobattisti.net in una foto del 9 novembre del 1998 davanti all’Isola di Wight, ristorante dei Dik Dik

In collaborazione con Federico De Luca e Francesco Buquicchio

Questione di cellule

1943

Lucio Battisti è nato a Poggio Bustone, un paese di collina in provincia di Rieti, il 5 Marzo 1943 alle 13 e 30. La casa si trova in via Roma al numero 40: oggi, vista l’affluenza dei curiosi, una scala appositamente costruita permette di osservare da vicino il balcone dove il giovane artista suonava la chitarra.L’atto di nascita originario di Lucio è andato distrutto nell’incendio che i Tedeschi in fuga hanno appiccato nell’aprile del 1944 – atto che verrà poi ricostruito nel 1976.Riguardo alla primissima infanzia nel paese natale si sa ben poco, e le rare testimonianze raccontano di un bambino tranquillo, abbastanza chiuso e grassottello.La famiglia è normalissima: mamma Dea – casalinga – papà Alfiero – impiegato alle imposte di consumo – e la sorella di tre anni più giovane Albarita; come tutti i Poiani – gli abitanti di Poggio Bustone – anche i componenti della famiglia Battisti hanno nomi abbastanza inusuali.A Poggio Bustone comunque il cognome Battisti è molto diffuso, non a caso mamma Dea si chiamava Battisti anche da nubile. Nel 1947 la famiglia Battisti si trasferisce a Vasche di Castel Sant’Angelo vicino a Rieti e tre anni più tardi a Roma; durante le varie vacanze estive, però, Poggio Bustone rimane una meta fissa.Di questo periodo Battisti ricorda in un’intervista del dicembre 1970 per la rivista Sogno: “I capelli ricci li avevo anche da bambino e così lunghi che mi scambiavano per una bambina. Ero un ragazzino tranquillo, giocavo con niente, con una matita, con un pezzo di carta e sognavo. Le canzoni sono venute più avanti. Ho avuto un’infanzia normale, volevo fare il prete, servivo la messa quando avevo quattro, cinque anni. Poi però una volta, siccome parlavo in chiesa con un amico invece di seguire la funzione, io sono sempre stato un grosso chiacchierone, un prete ci ha dato uno schiaffo a testa. Magari dopo sono intervenuti altri elementi che mi hanno allontanato dalla chiesa, ma già con questo episodio avevo cambiato idea”.Nella capitale Lucio frequenta le scuole elementari e medie e si diploma come perito industriale nel 1962.Sempre da Sogno: “Avevo 13 anni, e c’erano questi due fratelli nel mio palazzo che suonavano la chitarra. E suonavano pezzi forti: Mezzogiorno di fuoco, Malaguena, Johnny chitarra, eccetera. E così ho cominciato a rompere le scatole a mio padre per avere la chitarra”.“La musica era nel sangue – racconta Giovan Battista Battisti, cugino di Lucio – il nostro bisnonno, Andrea detto ‘dei Perugini’, era un grande suonatore di clarino, e il nonno, Giovan Battista, suonava la cornetta”.Papà Alfiero però non vedeva nel futuro del figlio la carriera del musicista. Si dice infatti che in una delle tante discussioni in proposito, Alfiero abbia addirittura rotto in testa a Lucio una chitarra.Nonostante ciò in un’intervista rilasciata alla rivista Gente nel 1972, l’elettricista Silvio Di Carlo racconta come sia stato proprio papà Alfiero a chiedergli di insegnare a Lucio a suonare la chitarra.Sempre da Sogno risulta che, durante la frequenza all’istituto tecnico, il conflitto con il padre si sia fatto sempre più accanito. Essendo Alfiero invalido di guerra avrebbe potuto firmare la dispensa dal servizio militare per il figlio. Viste però le divergenze relative al futuro di Lucio, Alfiero si rifiuta di firmare a meno che il ragazzo non si diplomi, non faccia l’esame per l’università e non partecipi al colloquio con la IBM. Lucio obbedisce e si presenta al colloquio dicendo di non essere interessato, ma che è stato il padre a mandarlo. Poi durante l’esame per l’ammissione all’università fa volutamente una pessima figura.Al padre non rimane che concedergli due anni di tempo – quelli che altrimenti avrebbe passato come militare – per dimostrare di poter guadagnare facendo il chitarrista.

1962

La prima esperienza in un complesso musicale è nell’autunno 1962 come chitarrista de “I Mattatori”, un gruppo di ragazzi napoletani. Arrivano i primi guadagni, ma non sono abbastanza; ben presto Battisti cambia complesso e si unisce a “I Satiri”.Roby Matano, cantante e bassista de “I Campioni”, racconta: “Il nostro chitarrista se n’era andato dopo la partenza di Tony Dallara per il servizio militare e nel gruppo che apriva la serata, I Satiri, c’era un ragazzo che suonava bene la chitarra. Così Lucio si è unito a noi. Nel 1964 siamo andati a suonare in Germania e in Olanda: un’ottima occasione per ascoltare la musica di Dylan e degli Animals. Il primo ingaggio di Lucio è stato comunque al Club 84 di Roma. Lo avevamo soprannominato Cucciolo per la sua aria tranquilla e un po’ smarrita”.Battisti dimostra subito di avere le idee chiare e una buona dose di ambizione; suonare in gruppo non gli piace, così decide di tentare la fortuna da solo a Milano, la “Mecca” della canzone. Qui, diversamente da molti suoi coetanei che per sbarcare il lunario accettano lavori alternativi, non si piega a soluzioni di compromesso e, barricato per settimane intere in una pensione di periferia, persegue senza distrarsi un unico scopo: prepararsi al meglio in attesa dell’incontro con un discografico importante.

1964

Nel 1964 Battisti compone assieme a Roby Matano le sue prime canzoni. Ecco i titoli in ordine cronologico.

1) “Era” Battisti-Matano (con lo stesso titolo, ma con le parole di Mogol diventerà il successo che conosciamo);
2) “A cosa serve piangere” Battisti-Matano (con le parole di Mogol diventerà “Le ombre della sera”)
3) “Se non sai che cos’è un bacio” Battisti-Matano (con le parole di Mogol diventerà “Uno in più”)
4) “Torno stasera” Battisti-Matano, inedito
5) “Vogliamo il surf” Battisti-Matano, inedito

Non sarà un’avventura

1965

La prima scheda biografica realizzata su Lucio Battisti realizzata dalla Ricordi recitava:

“Era il 1965 e questo bel giovane, alto e moro iniziava ufficialmente la propria carriera con una bizzarra unione di influenze da parte di Dylan e di Antoine”.

Il 14 febbraio Battisti riesce ad avere un appuntamento con Franco Crepax, direttore artistico della Cgd. È la vera occasione e durante l’audizione di fronte all’assessore dirigente, viene casualmente ascoltato da Christine Leroux. La talent-scout d’infallibile fiuto immediatamente si entusiasma e lo adotta.
“Sono rimasta paralizzata, come quando incontri la persona che hai aspettato tutta la vita. Ho sentito che quel ragazzo aveva qualcosa da dire. Mi piaceva la sua voce, ma nessuno era del mio stesso parere. Per questo è stato molto difficile inserirlo”.

Il ragazzo malvestito, sciatto, con l’aria un po’ burina sottolineata da un fazzolettone al collo, dovrà proprio alla giovane parigina la conoscenza di Giulio Rapetti, il già famoso Mogol.
Nel 1965 Battisti compone sempre assieme a Roberto Matano due pezzi. Il primo è “Non ti voglio più” e il secondo è “Oh lonely” che diventerà “Se rimani con me” per i Dik Dik. Siccome Roby Matano non era iscritto alla SIAE, nel disco compare la sola firma di Battisti.
Riguardo “Non ti voglio più”, Matano durante un’intervista concessa a Michele Bovi ha ricordato:
“Lucio ha scritto la musica e io il testo, doveva essere per il Festival di Sanremo del 1965. Avevo convinto Lucio a venire insieme a me a presentarla, ma lui non voleva perché era molto timido. Alla fine siamo andati, ma gli organizzatori del festival ci hanno scartato per la musica, per il testo e anche per come la cantavamo”.

1966

Nel febbraio del 1966 Battisti compie il suo esordio ufficiale come cantante: interpreta per la compilation Sanremo ’66 Adesso sì di Sergio Endrigo.L’unico episodio in cui Battisti incide con I Campioni è del giugno 1966. Si tratta di un 45 giri con 2 cover di canzoni straniere. “Tu non ridi più” (“Look through any window” degli Hollies) composta da A. Testa, C. Silverman e G. Gouldmen e “Non farla piangere” (“Don’t make my baby blue” degli Shadows) composta da B. Pallesi, C. Weil e B. Mann.Ma l’avvenimento più importante di quest’anno è che il sodalizio con Mogol dà origine alle prime composizioni, e per la precisione:1) “Dolce di giorno”2) “Aspettando domani”, inedito3) “Per una lira”4) “Hey ragazzo”5) “Che importa a me”Battisti incide “Aspettando domani” a casa di Roberto Matano e, tenendo all’oscuro sia Mogol sia Matano, prova a fare sentire il provino alla Rai, che però lo boccia. Effettivamente il pezzo non è dei migliori e anche la voce di Battisti non rende come potrebbe.Riguardo “Per una lira” c’è una precisazione da fare: Battisti aveva precedentemente composto questa musica e Matano ne aveva scritto un possibile testo dal titolo “Sei stata mia”.Il 23 luglio 1966 esce il primo singolo inciso da Lucio: “Per una lira – Dolce di giorno”. “Per una lira” era già stata incisa da I ribelli e portata all’ottavo posto della classifica dei 45 giri. Da notare che il pezzo contenuto nel 45 giri di Battisti ha un arrangiamento differente rispetto a quello inciso nel primo 33 giri Lucio Battisti. I Dik Dik intanto ottenevano sempre più consensi con “Dolce di giorno” – il 45 giri si è piazzato al quarto posto principalmente grazie al lato a Sognando la California. Dello stesso anno sono le uscite di “Che importa a me” di Milena Cantù – La ragazza del Clan – e di “Le ombre della sera” de I profeti. A ottobre l’ex Camaleonte Ricky Maiocchi porta il singolo “Uno in più” al secondo posto della Hit-Parade.

1967

Sono di questo anno le ultime serate live di Battisti assieme al gruppo i Campioni. Così almeno risulta da una scheda di partecipazione per un concerto a cui ha preso parte presumibilmente anche Battisti – pubblicizzato come Lucio Battisti e i C.A San Remo, nel gennaio del 1967, Mino Reitano e gli Hollies cantano un brano di Battisti – Mogol dal titolo “Non prego per me”. La prima versione – arrangiata da Reitano – si differenzia notevolmente dalla seconda – tipico esempio di canzone New Beat come l’ha definita in occasione della sua presentazione a San Remo il conduttore Mike Bongiorno. Il pezzo comunque non convince e non arriva alla serata finale. Dimostra però la già allora presente voglia in Battisti di restare al passo con i tempi. La versione degli Hollies riesce a entrare in classifica, ma ci resta una sola settimana e al diciottesimo posto. Da notare che era originariamente stata scritta per essere eseguita al Festival di Sanremo da Demetrio Stratos con I Ribelli.A marzo viene pubblicata “29 Settembre ” dal gruppo del momento, l’Equipe 84. In giugno il pezzo raggiunge il primo posto della Hit-Parade. Lanciata dalla trasmissione radiofonica “Bandiera Gialla”, resterà in classifica diciotto settimane, di cui cinque in testa, e consoliderà la fama di autori di Battisti e Mogol.A tal proposito Maurizio Vandelli ricorda:

Avevamo trovato lavoro all’estero, dovevamo fare per contratto uno spettacolo in un locale ogni sera. I nostri discografici ci hanno convocati d’urgenza per farci ritornare in Italia perché 29 Settembre era prima in classifica. Rischiando la querela del locale per cui lavoravamo siamo tornati in Italia e ad accoglierci c’era una moltitudine di ragazzi impazziti. Chi gridava i nostri nomi, chi sveniva, chi si strappava i capelli. Tutto di punto in bianco”.

A maggio esce il secondo 45 giri di Battisti contenente “Luisa Rossi” ed “Era”, ma l’esito è piuttosto scarso. Lo stesso mese esce anche “Prendi fra le mani la testa”. La canzone viene presentata al Festivalbar da Ricki Maiocchi. Anche questo pezzo non riceve molti consensi.
In luglio i Dik Dik pubblicano “Senza luce – Guardo te e vedo mio figlio”. Il primo pezzo è la versione italiana di “A whiter shade of pale” dei Procol Harum con testo italiano di Mogol e arrangiamento di Lucio Battisti. Il secondo pezzo è firmato da Battisti e Mogol. Il 45 giri raggiunge la quarta posizione in Hit Parade.
In settembre Giuliana Valci inserisce nel suo 45 giri “Un inutile discorso” la canzone “Quando gli occhi sono buoni” di Battisti-Mogol come lato b. Ma è l’Equipe 84 a ottenere il miglior risultato con “Nel cuore e nell’anima – Ladro”. Il 45 giri raggiunge la seconda posizione e resta in classifica per sei settimane. In “Ladro” Battisti canta un verso.
A dicembre I Balordi pubblicano una prima e poco fortunata versione di “Non è Francesca”.

1968

Passano gli anni, le mode, le rivoluzioni e la coppia sopravvive al ‘68 e a Woodstock, a Donovan, ai Beatles, a Dylan, ai meeting dell’isola di Wight. Battisti più avanti dichiarerà a riguardo: “Perché sono sempre di moda? Perché me ne infischio delle mode”.Di gennaio è la prima esibizione pubblica come cantante di Battisti; è stata al Bandiera Gialla, con Il vento, pezzo che stavano incidendo i Dik Dik. Boncompagni e Arbore avevano sentito il provino eseguito da Battisti e avevano insistito perché la cantasse lui, apprezzandone maggiormente l’interpretazione. Nella manifestazione della città dei fiori di febbraio, Johnny Dorelli e Paul Anka cantano “La farfalla impazzita”: la canzone riceve un trattamento simile a quello riservato a “Non prego per me” l’anno precedente. Il risultato negativo delude Battisti che è molto convinto del suo pezzo, un po’ meno delle interpretazioni sanremesi.A marzo esce “Uomo non sai”, il 45 giri in cui Gene Pitney inserisce come lato b “Quando ti lascia l’amore”, firmata dal solo Battisti. Ad aprile esce il terzo singolo di Battisti “Prigioniero del mondo – Balla Linda” con il quale per la prima volta Lucio entra in classifica con una sua interpretazione. Il 45 giri resta in Hit Parade cinque settimane e raggiunge come miglior piazzamento l’undicesimo posto.Con “Balla Linda” partecipa al Cantagiro e con “Prigioniero del mondo” al Disco per l’estate.Grazie a “Balla Linda” Battisti stupisce il panorama musicale italiano stravolgendo le abituali rime richieste da produttori e critici. Impone infatti la sua volontà escludendo il “mai” nel verso della canzone che in per i produttori sarebbe dovuta essere: “Balla Linda, balla come sai, balla Linda non fermarti mai”.Al Cantagiro Battisti raggiunge la quarta posizione del suo girone, ma soprattutto il consenso del pubblico. In proposito riportiamo un racconto di Maurizio Vandelli:

 “L’ultima sera dopo essere sceso dal palco Battisti mi ha detto: A Maurì, qui nun me ferma più nessuno, so’ er mejo!”.

“Balla Linda” diventerà anche un successo internazionale nella versione in lingua inglese “Bella Linda” dei Grassroots ed entrerà in hit-parade in Inghilterra.
Sempre ad aprile esce un 45 giri dei Dik Dik contenente “Il vento”. Il pezzo partecipa al Festivalbar e riceve numerosi consensi. Recentemente si è scoperto che sempre nel 1968 i Rokes hanno proposto per il solo mercato statunitense una bella versione in lingua inglese de “Il vento” dal titolo “When the wind arises” firmata “Cassia – Shapiro”. L’ex cantante del gruppo Shapiro ha dichiarato a riguardo: “Ci piaceva molto la canzone e secondo noi avremmo potuto farla meglio. Io mi sono occupato della traduzione del testo. In quegli anni la gente rubava le canzoni degli americani e le riproponevano in Italia… Qui hanno sbagliato… ma sono cose che accadevano spesso”.
Secca la risposta di Mogol: “Sono stupito… Non lo sapevo. Spero si sia trattato di un equivoco e che ci sia una motivazione plausibile. Non trovo che quella di Shapiro sia accettabile. Io non ho mai copiato nemmeno un rigo… e neppure Battisti credo” (un credo davvero evitabile quello di Mogol).
 Dello stesso mese è una sfortunata versione de “Il paradiso della vita” affidato a una cantante mai diventata famosa: La ragazza 77.
A luglio I Ribelli pubblicano “Nel sole, nel vento, nel sorriso e nel pianto” e a ottobre, nel 33 giri Stereoequipe, l’Equipe 84 inserisce “Hey ragazzo”. Dello stesso mese sono “Io vivrò (senza te)” prima nella versione dei Rockes e poi in quella dell’autore come lato b del 45 giri “La mia canzone per Maria”. Anche questo nuovo tentativo di Battisti interprete non ha molto successo e non entra in classifica.
Infine in novembre Wilma Goich canta “Le formiche”. La Goich in una recente intervista ha ricordato come Battisti fosse presente nei cori.
Con il crescere della propria popolarità, Battisti comincia a essere oggetto di interesse da parte dalla stampa rosa. Riteniamo comunque superfluo riportare le più o meno verosimili notizie.

1969

Battisti si sente pronto per partecipare al Festival di Sanremo e i discografici sono d’accordo. La sua “Un’Avventura”, presentata in coppia con il blues man Wilson Pickett, non raggiunge però la finale. I giornali criticano molto il pezzo, specie per via dell’interpretazione quasi completamente in inglese di Pickett. Da notare che Mariano Detto, l’abituale direttore d’orchestra di Battisti, non credendo nel pezzo si rifiuta di dirigerlo. Battisti si affida allora a Gian Piero Reverberi. La canzone arriva nona.A gennaio esce il 45 giri “Un’avventura – Non è Francesca”, ma raggiunge solo il tredicesimo posto della classifica.A marzo la Ricordi mette in commercio il primo 33 giri di Lucio Battisti con titolo omonimo. Sul retro ci sono le fotografie di Vandelli, dei Dik Dik e di Mogol, questo per rendere merito a chi gli ha permesso di arrivare a questa pubblicazione. L’album, con nove settimane di permanenza all’attivo, raggiunge la seconda posizione come miglior piazzamento.Sempre in marzo esce anche il 45 giri “Acqua azzurra, acqua chiara – “Dieci ragazze”. Il disco raggiunge la seconda posizione in classifica con diciannove settimane di permanenza. Con “Acqua azzurra, acqua chiara” prende parte nel Girone A – quello dei big, visto l’esito positivo dell’anno precedente – al Cantagiro e si classifica terzo. Con lo stesso pezzo vince il Festivalbar.A marzo Patti Pravo  permette al precedentemente snobbato Il paradiso – non più della vita – di raggiungere il quinto posto in classifica. Tutto ciò dopo averne sentito la versione degli Amen Corner “(If Paradise is) Half as nice” che aveva raggiunto le prime posizioni della hit britannica un anno prima e il sesto posto di quella americana. Il pezzo le era piaciuto e ne aveva cercato gli autori in Inghilterra, ma aveva scoperto che questi – Battisti-Mogol – erano in Italia.Il 15 aprile Battisti partecipa alla trasmissione televisiva “Speciale per voi” di Renzo Arbore ed esegue alcuni pezzi dal vivo oltre, ovviamente, a rispondere alle domande del pubblico.Tra maggio e luglio Battisti rilascia alcune interviste dicendo di essersi innamorato di Grazia Letizia Veronese – che anni dopo diventerà sua moglie. Accanto a queste vengono pubblicate ulteriori interviste dove Battisti si dimostra molto sicuro delle sue qualità, tanto da apparire quasi esagerato.A settembre la Formula 3, un nuovo gruppo sul quale Battisti punta molto, pubblica “Questo folle sentimento”, il primo 45 giri della nuova etichetta – la Numero Uno – ideata da Battisti e Mogol. Il pezzo è scritto e arrangiato da Battisti. Sul retro c’è “Avevo una bambola”, cover di un celebre successo straniero. A nostro avviso la voce di Battisti è ben evidente e presente nei cori.Ricordiamo che la Formula 3 ha seguito Battisti nelle poche tournée dell’anno e che “Questo folle sentimento” è stato usato come sigla di chiusura per l’edizione del 1969 del Festivalbar. Il pezzo è così riuscito a raggiungere il quarto posto della classifica.A ottobre esce “Mi ritorni in mente – 7 e 40”. Con questo singolo Battisti raggiunge la terza posizione in classifica e ci rimane per sedici settimane. Con “Mi ritorni in mente” vince il Festivalbar. In un’intervista concessa in questo periodo, Battisti confida di stare lavorando a una canzone rivoluzionaria dal probabile titolo “Una”; questa canzone vedrà effettivamente luce solo due anni dopo.A ottobre I Camaleonti incidono “Mamma mia” con il quale raggiungono i primi posti della classifica.Sempre del 1969 è il pezzo “La vecchia casa” cantato da Oscar Prudente.La canzone è scritta da Gias-Prudente, ma dietro lo pseudonimo di Gias si cela in realtà Lucio Battisti. Oscar Prudente racconta che sia il testo sia la musica della canzone è frutto della collaborazione con Battisti. Ci chiediamo, a questo punto, se Battisti si firmasse Gias ogni volta che si occupava, magari anche solo parzialmente, del testo. Ricordiamo infatti che lo stesso pseudonimo compare anche in “Prima e dopo la scatola” di Alberto Radius del 1972 – di questo pezzo Battisti ha scritto solo il testo. Sappiamo, infine, che Battisti ha firmato con Gias altri brani per I Profeti e per Radius.

Dalle varie interviste risulta che ha tenuto 21 serate fino al settembre del 69, che ha pareri contrastanti sul matrimonio – una volta dice che non sente la necessità di sposarsi, un’altra dice che presto o tardi si sposerà, ma di nascosto – che comincia a fare soldi, ma non sono poi così tanti, che non corre in macchina e che si è comprato un piccolo appartamento a Milano, privo di mobili – “è una casa fatta come il mio cervello, cioè disordinata”. Ma soprattutto che il suo “non è un boom, ma un lentissimo progredire regolare”.

1970

Il 1970 si apre con un’intervista rilasciata per il numero del 23 gennaio del quotidiano Il Giorno. Ecco il titolo – Lucio Battisti una testa dura – e il sottotitolo – giudica il suo successo come una vittoria personale contro tutti. Eccone le parti da noi ritenute di maggiore interesse.

Ho sempre avuto dalla mia una qualità che molti mi invidiano, forse più della fortuna, dei soldi che posso avere guadagnato: il senso di sicurezza. Ho un giudizio di me stesso che forse altri non hanno. Il primo ammiratore di Lucio Battisti è Lucio Battisti, un ragazzo che ha sempre guardato in alto ai limiti della presunzione.

Verrà il momento in cui potrei anche staccarmi dal pubblico, ma non importa, se avverrà mi andrà bene lo stesso perché l’ho voluto io badando ad accontentare sempre, prima di tutto me stesso.
A Sanremo Little Tony e Patti Pravo cantano “La spada nel cuore”. Il pezzo non è firmato da Battisti, ma ci sono molti elementi che lo fanno presumere. Mogol si dichiara certo del fatto che Battisti non abbia scritto la musica del pezzo. Patti Pravo si è limitata a dire che il pezzo non le piaceva se non per un singolo passaggio.
Noi abbiamo avuto modo di intervistare Little Tony, il quale ha affermato:

Io sono sicuro al cento per cento che si tratti di un pezzo di Battisti. Forse non l’ha firmata perché nel 1970 era un cantante affermato e la partecipazione di un suo brano a Sanremo avrebbe potuto nuocere alla sua carriera. Suppongo lo stesso discorso valga per “La folle corsa” con cui ho partecipato al Sanremo seguente. Comunque sia in entrambi i casi io ho sentito per la prima volta la canzone dal provino cantato da Battisti”.

A febbraio esce il primo Long Playing della Formula 3 prodotto da Battisti. Le sonorità ricordano quelle del panorama internazionale – Vanilla Fudge, Led Zeppelin, Deep Purple. All’interno ci sono tra le altre: “Non è Francesca”, “Questo folle sentimento” e “Sole Giallo Sole nero” – questo, in formato 45 giri, raggiunge la sedicesima posizione e rimane in classifica due settimane. A proposito di questo pezzo merita di essere citata una lite tra Battisti e Riki Maiocchi durante la festa di compleanno di Alberto Radius – chitarrista della Formula 3. Pare che Maiocchi abbia criticato lo spessore di Sole giallo, sole nero e lo abbia paragonato a un pezzo dei Deep Purple. La risposta di Battisti dovrebbe essere stata che di musica Maiocchi non ne capisce molto. Al che Maiocchi gli ha rovesciato un tavolo addosso e poi lo ha invitato a uscire per risolvere la questione a cazzotti. Battisti non è uscito. Tra i due c’era un accordo per il quale Battisti avrebbe dovuto dare un nuovo pezzo a Maiocchi. La cosa non è però più andata in porto.
Il 21 febbraio in tivù Loretta Goggi presenta “Incontro con Lucio Battisti”. Con lo speciale Battisti festeggia il decimo anno da cui ha deciso di diventare un musicista.
A maggio esce il 45 giri “Insieme”, cantato da Mina. Il pezzo rimarrà ventiquattro settimane in classifica di cui due in testa. Mariano Detto, il direttore d’orchestra che ha curato l’arrangiamento della canzone, ricorda che Battisti ha proposto a Mina “Insieme” e “Fiori rosa fiori di pesco”. Lei avrebbe voluto la seconda, ma Battisti ha preferito tenersela per sé.
Sempre a maggio Patti Pravo incide “Per te”. Il 45 giri raggiunge presto l’ottava posizione, ma non riesce a imporsi maggiormente.
Il 2 giugno Battisti partecipa a Speciale per voi di Renzo Arbore con i capelli lunghissimi e i baffi. Interpreta “Il tempo di morire” e “Fiori rosa, fiori di pesco” dal vivo, ma con la base. Risponde anche alle domande di Renzo Arbore e a quelle un po’ polemiche del pubblico e del giornalista Renzo Nissim. Ed esegue al pianoforte un medley dal vivo di vecchi successi. Dell’intervista riportiamo alcuni passaggi, perché secondo noi racchiudono quello che era l’allora Battisti pensiero.

Ragazzo: ti consideri un cantate impegnato?
Battisti: Ma che impegnato! Io sono disimpegnato. Disi-tutto insomma. Tranquillo proprio.
[…]
Ragazzo: Tu ritieni che oggi per fare il cantante bisogna avere una bella voce, oltre alle altre cose, cioè dire qualcosa? E oltre a questo, bisogna avere delle doti vocali?
Battisti: No. Io credo che sia necessario, in una maniera o nell’altra, comunicare qualcosa.
Ragazzo: …cioè anche se tu non hai le doti…
Battisti: Doti! Queste doti non sono stabilite prima.
[…]
Ragazzo: In conclusione, tu hai detto che la voce non è importante. Ma allora tu cosa credi di dire nelle tue canzoni?
Battisti: Io? Ma che devo dì? State a parla’ sempre voi! […] Io non c’ho capito niente. So’ tre ore che state a parla’ e non si è concluso niente. Io propongo delle cose… vi piacciono? Sì, no, sì… bene! Me fa piacere. Sotto maestro con la base.
[…]
Ragazzo: Tu ritieni di essere originale?
Battisti: No, mi sento Lucio Battisti.

Sempre a giugno esce il 45 giri contenente “Fiori rosa, fiori di pesco” e “Il tempo di morire”. Il 30 luglio con questo disco, Battisti raggiunge per la prima volta il primato in Hit Parade come interprete, anche se per una sola delle diciotto settimane di permanenza.
Dello stesso mese è il 45 giri “Bruno Lauzi canta Lucio Battisti”, contenente “Mary oh mary – E penso a te”.
Mogol ricorda di aver scritto il testo di “E penso a te” in macchina e in pochi minuti, nel tragitto da Milano a Como.
Il 10 giugno Eva Express pubblica un’intervista sul Lago di Garda durante la quale Battisti dichiara di non essere interessato ai festival e di non apprezzare più di tanto il panorama italiano musicale – si salvano solo Celentano, Mina e Patti Pravo. Poi conclude l’intervista dicendo che forse avrebbe fatto bene a partecipare a Sanremo.
 Dal 21 giugno al 26 luglio Battisti e Mogol riprendono un vecchio progetto del 1966 di Mogol chiamato Linea Gialla. Nella nuova versione si parla di Filosofia della Linea Verde. Per sensibilizzare il pubblico sui temi della natura i due effettuano una cavalcata da Milano a Roma. Per l’occasione Battisti si taglia capelli e baffi e rilascia molte interviste corredate da fotografie dell’evento. Mogol in proposito ricorda di aver suggerito a Battisti un’esperienza simile per l’anno seguente, ossia l’attraversata a nuoto del Po, ma Battisti si è rifiutato.
Nello stesso periodo Battisti tiene alcuni concerti accompagnato dalla Formula 3. Poche date e in locali piccoli e di villeggiatura.
Il 12 settembre con “Fiori rosa, fiori di pesco”, per il secondo anno di seguito, vince il Festivalbar. Subito dopo la vittoria rilascia la già citata intervista per la rivista Sogno.

Il successo per me più grosso, perché era il primo pezzo che sentivo alla radio, è stato “Uno in più” di Ricki Maiocchi nel 1966”.

“Il successo delle mie canzoni è più di potenza, perché se ne parla, che di effettive vendite”.

“Come chitarrista guadagnavo il giusto per vivere”.

“Sono passato da studente a chitarrista, non ho mai firmato un cartellino. Non è un vanto, è una fortuna”.

“Non posso prendere un impegno sei mesi prima, sarebbe come costringermi a scrivere una canzone! Non se ne parla nemmeno”.

“A casa ho due o tre chitarre, il mandolino, il pianoforte elettrico: faccio provini. Sono tutto il giorno sulla chitarra dai diciotto anni. Anzi adesso un po’ meno perché ho altre cose come le interviste, vado al cinema, leggo”.

“Io sto sempre a cercare canzoni nuove, la canzone che canto più volentieri, che mi piace di più è quella che sto facendo, a cui sto cercando l’arrangiamento”.

“Non vado alla ricerca disperata dei soldi, perché se fosse così, fatto un conto approssimativo di quanto potrei guadagnare con le serate, ci sarebbe da lavorare un anno e poi non fare più niente e starsene in casa in santa pace. Ma la mia attività principale è quella di autore; la seconda è quella di cantante e produttore”.

“Ci vuole tempo per fare un disco, non si può registrarlo tra un aereo e l’altro”.

“L’artista è un prodotto discografico e le serate ti spersonalizzano al massimo.
In Italia non esiste l’artista nato per lo spettacolo”.

“Lo spettacolo in diretta, in Italia, non esiste, neppure a livello di grandi nomi”.

“Cosa vuol dire fare serate? Vuol dire mettersi lì da una sera all’altra con tutti i tempi, pioggia o neve, finire una serata e iniziarne subito un’altra… Non è il tipo di vita che mi interessa. Va bene guadagnare e avere successo, ma io voglio anche vivere e divertirmi. E poi dove lo trovo il tempo per comporre? Di esercitarmi alla chitarra? Faccio venti o trenta pezzi prima di trovare quello giusto, che poi propongo a Mogol”.

“Ho viaggiato tanto quando facevo le serate, nel ’64 e nel ‘65. Ho lavorato parecchi mesi in Olanda: ad Amsterdam, a L’Aja per esempio, ma anche in Inghilterra e in Germania. Facevamo pezzi come “Non ho l’età”, ma era una continua esperienza perché confrontavamo le realtà musicali dei vari paesi”.
“Evidentemente sono cambiato, spero di non essere peggiorato. Sono sempre orgoglioso e superbo”.

“Ho dei modelli stranieri come linguaggio, sono un fanatico di Dylan e di Donovan”.

A ottobre esce il 45 giri “Emozioni – Anna”. Il pezzo resterà al primo posto della classifica di vendite dal 2 al 30 dicembre, con 22 settimane di permanenza. Contemporaneamente a questo disco esce anche il nuovo singolo della Formula 3 “Io ritorno solo” – di Battisti e Mogol che arriva al terzo posto e resta in classifica 11 settimane.
Sempre a ottobre esce il 45 giri di Sara con due pezzi di Battisti. “Uomini” e “Perché dovrei”. Sara è una delle coriste utilizzata da Battisti durante le sue esibizioni live. Il pubblico la snobba: di quel periodo è anche un simpatico reportage fotografico che mostra Battisti e Sara in pose molto divertite. Ciò dimostra che Battisti puntava molto su Sara.
Di novembre è la seconda collaborazione con Mina. Il pezzo è “Io e te da soli”. Il brano strappa a “Emozioni” il primato della classifica il 6 gennaio.
Sempre a novembre finisce di incidere un disco rivoluzionario da titolo “Amore e non amore”. Il disco contiene pezzi strumentali dal titolo legato all’ecologismo alternati a pezzi acustici – tra cui la già citata “Una”. Il disco uscirà solo l’anno seguente per motivi di classifica – Battisti continua a essere in testa alle classifiche con i lavori precedenti, e in alcune interviste dichiara che lui è già altrove e che se passa altro tempo il disco rischia di risultare antico. Nonostante ciò la Ricordi a dicembre pubblica il secondo 33 giri di Battisti dal titolo “Emozioni”. L’album raccoglie i vari 45 giri precedentemente usciti ed entra nella classifica dei 33. Ci resta per 43 settimane e raggiunge anche la vetta il 3 marzo del 1971.
Dalle varie interviste rilasciate risulta un quadro piuttosto chiaro degli hobby di Battisti: gli piacciono la natura e i cavalli, si diverte a disegnare fumetti su un bambino che vive in un mondo irreale, scrive racconti fantascientifici sul matrimonio, gli piace guardare le stelle con il telescopio, è molto interessato all’erboristeria, visto che Grazia Letizia Veronesi è vegetariana e vorrebbe fare una vacanza al mare nella parte della Jugoslavia meridionale.

1971

Comincia il black-out Battisti e aumenta proporzionalmente alla popolarità. Dopo una timida apparizione al programma di fine anno – 1970 – della Vanoni, per quattro mesi gli unici elementi che parlano di Battisti sono le classifiche. Infatti la prima apparizione nel 1971 è del 21 aprile, durante la trasmissione radiofonica Formula Uno, condotta da Paolo Villaggio. Di quella trasmissione riportiamo un passaggio di Fabrizio De André seguito da uno di Battisti.

De André: “Io dico, sinceramente, spero che mi si preferisca come autore, anche perché come interprete non posso vantare a mio credito nient’altro che una buona voce, che però non diventa mai – secondo me – qualcosa di importante come fatto espressivo. E c’è gente per esempio, che ha voce, forse, peggiore della mia, tipo Gino Paoli o Lucio Battisti, che però la usa come mezzo espressivo molto importante, molto meglio di quanto la possa usare io.”

Battisti: “Io preferisco essere apprezzato come autore, perché a tutt’oggi è la mia attività più importante. Comunque preferisco non passare alla storia della musica”.

A febbraio la Formula 3 e Little Tony cantano a Sanremo “La folle corsa”. Il brano ai tempi non risulta essere scritto anche da Battisti, ma recentemente il suo nome è comparso nelle ristampe del disco della Fromula 3. Comunque sia Battisti canta nei cori del 45 giri della Formula 3.
Battisti comunque continua a non rilasciare interviste e per dimostrare di non avere niente contro i giornalisti organizza un concerto per loro e per le loro famiglie. Lo spettacolo è tenuto al Circolo della Stampa a Milano; oltre a Battisti, Lavezzi suona la chitarra acustica.
A maggio esce il 45 giri “Pensieri e parole – Insieme a te sto bene”. La canzone era stata precedentemente presentata in televisione durante la trasmissione Studio 10. Battisti non canta dal vivo, e i pensieri e le parole sono rappresentati con due immagini del cantante, una in primo piano e l’altra sullo sfondo. Durante la stessa trasmissione esegue dal vivo una bellissima versione del pezzo “Eppur mi son scordato di te” destinato alla Formula 3. Questo non verrà mai inciso da Battisti, ma per via della trasmissione i giorni seguenti molte persone hanno chiesto nei negozi di dischi il pezzo cantato da Battisti.
Con “Pensieri e parole” Battisti raggiunge subito il primato in classifica, ma è solo l’inizio di un en plein senza precedenti che vedrà l’autore protagonista assoluto delle classifiche 1971 con diciannove settimane di primati – tra sue interpretazioni, di Mina e Lauzi.
“Pensieri e parole” – che resta in classifica per quattordici settimane – ha come lato b “Insieme a te sto bene”, un pezzo che sembra essere stato composto tempo prima – l’edizione è Acqua azzurra, quella che Battisti ha utilizzato fino al settembre del 1969.
Grazie al lancio della trasmissione Studio 10 anche “Eppur mi son scordato di te” – con lato a “Nessuno nessuno”, sempre di Mogol-Battisti – arriva fino al secondo posto, con una permanenza di quattordici settimane.
Sempre a maggio escono 3 ulteriori capolavori firmati Battisti-Mogol. “Vendo casa”, affidata ai Dik Dik – ma nel coro finale Battisti e Lavezzi cantano assieme al gruppo – che raggiunge il terzo posto con quattordici settimane di permanenza, “Amor mio” eseguita da Mina – che ruba il primato a Pensieri e parole, mantenendolo per sette settimane consecutive – e “Amore caro, amore bello” cantata da Bruno Lauzi – al primo posto per tre settimane di seguito. Battisti affidando il pezzo a Lauzi gli aveva detto: “Con questa tu vai primo in classifica.”
Sempre a maggio esce anche una canzone gioco firmata Battisti-Mogol per la Flora fauna e cemento – di Lavezzi – dal titolo “Un papavero”. I risultati non sono eccelsi, ma il 45 riesce comunque a vendere abbastanza.
Battisti continua a non rilasciare interviste e le riviste si accontentano di Mogol e della Veronese dalle quali risulta che Battisti e compagna non sentono la necessità – per il momento – di formalizzare il loro bellissimo rapporto con il matrimonio, che i due hanno un piccolo appartamento a Rimini senza telefono né comodità eccessive, che Battisti ha un’Alfa 1300 e una 500 e che non è tirchio, ma saggio e prudente.
A giugno esce il 33 giri della Formula 3 dal titolo omonimo e raggiunge ben presto l’ottava posizione in classifica. Da notare che tutti i pezzi all’interno sono di Battisti-Mogol (“Nessuno nessuno”, “Tu sei bianca…”, “Vendo casa”, “Eppur mi son scordato di te”, “Un papavero”, “Il vento”, “Mi chiamo Antonio…”). L’album contiene sonorità rock molto simili a quelle di Hendrix.
A luglio esce finalmente il 33 giri “Amore e non amore” e riceve subito molte critiche: i giornali si chiedono se Battisti si sia montato la testa. Questo perché per presentare l’album dirige a Campione d’Italia venticinque professori d’orchestra, più i suoi musicisti nell’esecuzione dal vivo di “7 agosto di pomeriggio…”.
In occasione Battisti rilascia la prima intervista dopo un lungo silenzio.

“Io so benissimo che oggi interesso perché ho successo. Quando il mio momento finirà, nessuno mi darà più una mano sia che io sia stato disponibile o indisponibile nel momento di grazia.”

“Amore e non amore” il 25 agosto conquista la vetta della Hit Parade – con 29 settimane di permanenza – e il singolo estratto – contenente una versione ridotta di “Dio mio no” – raggiunge il primo posto dei 45 e resta in classifica per 15 settimane. A causa del testo – e in particolare dei versi: “la sento mi chiama, la vedo in pigiama” – la Rai censura la canzone  che quindi non viene trasmessa alla radio.
Un’ultima curiosità su questo disco: la ragazza nuda di spalle in copertina è Grazia Letizia Veronese.
Il 23 settembre la Rai trasmette Tutti insieme, una trasmissione registrata a inizio estate dove il top della Numero Uno canta dal vivo i suoi successi. Battisti esegue “Pensieri e parole”, “E penso a te” – prima ancora di pubblicarlo – “Let the sunshine in”, “Proud Mary” e si cimenta in un concerto per batteria.
In ottobre Battisti rinuncia alla partecipazione a Canzonissia ’71 e intanto la Ricordi usa le sue ultime incisioni per un nuovo 45 giri “Le tre verità” (il cui testo si ispira a Rashomon di Akira Kurosawa) – “Supermarket”. Il miglior risultato è un settimo posto su nove settimane di permanenza.
Sempre in ottobre esce edita dalla Ricordi la raccolta “Lucio Battisti vol. 4” – che nelle ristampe successive cambierà copertina e titolo (Pensieri e parole). L’album raggiunge la terza posizione della classifica come miglior piazzamento in 20 settimane di permanenza.
Di questo periodo è un simpatico reportage fotografico per la rivista Qui giovani dal titolo “Dimmi Lucio: perché sei così scontroso?” Le foto ritraggono Battisti nel suo appartamento da scapolo, in pigiama e con la barba incolta e dentro la vasca da bagno piena di schiuma.
A novembre escono due 45 giri con etichetta Numero Uno. Il primo è “La canzone del sole – Anche per te” (primo lavoro interpretato da Battisti con la Numero Uno) e “L’aquila” eseguito da Lauzi. Lo stesso mese esce anche “La mente torna” cantato da Mina. Sia il pezzo di Mina sia quello di Lauzi non ricevono i consensi sperati – “La mente torna” entra in classifica con difficoltà e ci resta poche settimane con una quattordicesima posizione come miglior risultato e “L’aquila” raggiunge solo il dodicesimo posto.
Il 45 di Battisti invece raggiunge il primato il 22 dicembre e resta saldo in testa fino al 29 gennaio del 1972. Le settimane di permanenza sono ventidue.
Merita di essere citata anche una personalissima esibizione di Battisti dal vivo (solo strumentale alla chitarra). Si tratta di “Dio mio no” eseguita durante una trasmissione di fine 1971. Ricordiamo che “Dio mio no” era stata censurata dalla Rai: non a caso viene presentata da una Patti Pravo un po’ stupita come il prologo de “La canzone del sole” – eseguita poi in playback.

1972

L’anno si apre con l’uscita di un 45 giri di Iva Zanicchi con sul retro “Il mio bambino” di Battisti-Mogol. Il lato A è dedicato alla sigla di una trasmissione televisiva. De “Il mio bambino” esiste una lacca inedita interpretata dall’autore. Non ci risulta che il disco sia entrato in classifica.A marzo la Ricordi utilizza un provino incompleto e pubblica “Elena no”. Il 45 giri – con “Una” come lato b – passa inosservato e non entra in classifica. Sempre a marzo la Numero 1 pubblica un 45 giri di Sara. Anche per “Io mamma” – nonostante la presenza di Battisti nel controcanto – il risultato non è positivo. Le note di “Io mamma” riportano che è eseguita con la Banda Magnetica e che anche il lato B “Ti perdono” è prodotto da Battisti.L’ultima pubblicazione firmata da Battisti-Mogol di marzo è la più fortunata. Si tratta di “È ancora giorno” cantata da Adriano Pappalardo. Il 45 giri raggiungerà la seconda posizione, al primo posto ci sarà I giardini di marzo e al terzo Pensieri e parole. La permanenza in classifica è di sedici settimane. Da notare che l’inizio del pezzo ricorda l’introduzione al pianoforte di “You make me feel like a natural woman” di Aretha Franklin.Ad aprile escono prima il 45 giri “I giardini di marzo – Comunque bella” e poi il 33 “Umanamente uomo: il sogno”, il primo LP pubblicato con la Numero 1. Il 10 giugno “Umanamente uomo” si stabilisce al primo posto della Hit e ci resta per tredici settimane non consecutive. La permanenza totale è di ventotto settimane. Il singolo invece raggiunge la vetta il 27 maggio, vi resta per sei settimane delle 39 di permanenza in classifica. La classifica di quel periodo vede al primo posto “I giardini di marzo” e al secondo “Pensieri e parole”.Il 23 aprile Battisti appare come ospite speciale nella trasmissione Teatro 10 e canta con Mina un medley dal vivo contenente Insieme, Io e te da soli, Eppur mi sono scordato di te e altre.A maggio escono due 45 giri con etichetta Numero 1. Il primo è “Mondo blu” della Flora fauna e cemento: il pezzo di Battisti-Mogol non riceve grandi consensi. Il secondo è “Storia di un uomo e una donna – Sognando e risognando” della Formula 3. Il disco arriva al tredicesimo posto della classifica con tre settimane di permanenza. Essendo Storia di un uomo… segnata con edizione Acqua azzurra, si presume che sia stata composta precedentemente, per la precisione prima del 1969.Di maggio sono le rare dichiarazioni di Battisti per la stampa. Ecco le più significative.

“Lasciatemi in pace, voglio restare solo”.

“Non faccio mai foto. E non concedo interviste. Ho altro da fare”.

“Non rispondo a nessuna domanda, neanche se venisse da me il direttore del Times”.

“I flash mi fanno male agli occhi”.

“Alla televisione preferisco l’olio di ricino”.

“Per avere una voce così basta non andare a letto per niente e presentarsi in sala d’incisione dopo una notte di baldoria, con cento sigarette in corpo”.

A luglio viene pubblicato su Oggi il risultato di un dibattito da titolo: “Battisti è davvero un fenomeno?” A rispondere sono in tanti, tra cui Renzo Arbore – “Diciamo che ha molto talento” – Domenico Modugno – “non parliamo di genio, ma di un ragazzo di talento” – e Giorgio Gaber – “la sua non è musica d’avanguardia, è solo musica di consumo”.
 A settembre c’è la breve parentesi di Battisti autore di testi – anche se di nascosto dal pubblico. Esce il 33 giri della Formula 3 “Sognando e risognando” in cui la canzone d’apertura “Aeternum” ha il testo scritto da Battisti – ma solo con la pubblicazione della ristampa del Cd del 1990 il testo gli è stato attribuito. In seguito esce “Radius” il primo album di Alberto Radius come solista. In questo c’è “Prima e dopo la scatola” con testo di Battisti – attribuitogli solo nel 1995, anche in questo caso dopo la ristampa del CD. Il disco originale riportava lo pseudonimo Gias – già usato nel 1969 con Oscar Prudente.
A ottobre esce il 45 giri di Adriano Pappalardo “Segui lui”. I giornali parlano del nuovo cocco di Lucio Battisti, ma il pezzo non va oltre il quindicesimo posto della Hit.
A novembre esce il 45 giri “Il mio canto libero – Confusione” che in poco tempo strappa il primato della classifica a “Questo piccolo grande amore” di Claudio Baglioni – cinque settimane in testa su ventuno di permanenza. Accanto al 45 giri esce anche il Long playing dal titolo “Il mio canto libero”. Questo il 27 gennaio ruba – ma poi riperde – il primo posto a “The dark side of the moon” dei Pink Floyd. Su 43 settimane in classifica, dodici è in vetta.
Nello stesso periodo i giornali parlano di una possibile gravidanza di Grazia Letizia Veronesi – o di un ingrassamento evidente della stessa. Battisti smentisce e intanto circolano voci di un matrimonio segreto della coppia in Svizzera.
Il 12 dicembre Battisti tiene un concerto – che verrà trasmesso in radio a Natale dalla trasmissione Supersonic. La critica parla di troppe stonature e di un Battisti valido solo in studio, ma non dal vivo. Questo comunque è l’ultimo concerto di Battisti.
Di quest’anno è anche l’incisione di “Comunque bella” e de “I giardini di marzo” in lingua francese.

E più in alto e più in là

1973

A marzo nasce Luca Filippo Carlo Battisti, figlio di Lucio Battisti e Grazia Letizia Veronesi. La reazione all’evento crea un ulteriore elemento di distacco tra Battisti e giornalisti. Intanto perché le cronache rosa si riempiono di pagine su una possibile relazione con la giovane attrice Zeudi Araya, ma soprattutto perché alcuni giornalisti fanno una vera e propria irruzione in clinica. A maggio poi Novella 2000 pubblica un articolo correlato da foto dal titolo: il Comune bussa alla porta, vuole da Battisti 57 milioni. Si sprecano parole su un accertamento per un imposta non pagata. Più Battisti e famiglia fanno di tutto per non essere al centro dell’attenzione e più i giornalisti gli dedicano articoli e copertine. A giugno TV sorrisi e canzoni mostra la famiglia Battisti fotografata con teleobiettivo nella nuova abitazione in Brianza. Per la precisione nella villa di Dosso. La stessa che ha ispirato il celebre pezzo “La collina dei ciliegi”. La villa è vicina a una seconda villa il cui padrone di casa è Mogol. Nonostante i vari pettegolezzi, a settembre escono il 45 giri “Il nostro caro angelo – La collina dei ciliegi” (nove settimane in testa alle classifiche su venticinque di permanenza) e il 33 giri “Il nostro caro angelo” (il 10 novembre sale al primo posto, ci resta undici settimane – dieci consecutive – su 30 di permanenza).Oltre ai comuni formati, questo disco è stato inciso anche in Stereo 8.La stampa è sempre più critica e parla di un Battisti che ha perso la vena creativa. In Francia passa praticamente inosservato il 45 giri contenente la versione in lingua francese de “Il mio canto libero”. Un po’ migliore l’esito della versione Spagnola dedicata al mercato Spagnolo e Sudamericano. A ottobre la Ricordi pubblica una doppia raccolta di successi – che tra l’altro racchiude per la prima volta in 33 giri “Elena no”. Su tre settimane di permanenza in classifica la miglior posizione è un ventitreesimo posto.

Su “La collina dei ciliegi” riportiamo un interessante passaggio del saggio di Manfredi contenuto in Lucio Battisti – canzoni e spartiti:

[…]Questo modo di cantare rende tra l’altro accettabile, mascherandolo, il testo di Mogol nelle sue cadute vistose. Quando per esempio il Geniale vuol fare anche il difficile e si mette a filosofare sparando una banalità via l’altra, come “è solo la paura che inquina e uccide i sentimenti”. Roba da Liala però con ambizione di paludamento. Battisti dissolve: dice la frase in fretta, tutta d’un fiato, parole legate, puro gioco sul ritmo sillabico. E così il verso ostico e ridicolo viene prima sintetizzato e poi dissolto in sonorità. Potere sonoro di una voce afona.

1974

Le riviste continuano a pubblicare articoli simili a quelli dell’anno precedente, e ironizzano sul neonato Battisti: è tutto suo padre ma ama le foto. Il 31 marzo Lucio Battisti partecipa a Parigi a una trasmissione televisiva dove propone la versione francese de Il mio canto libero. Poi fino a novembre regna il silenzio più assoluto. Sinché non esce il disco “Anima Latina” che rompe il prolungato silenzio stampa. Dell’album non viene pubblicato nessun 45 giri destinato al pubblico – anche se era stato deciso inizialmente un singolo contenente “Due mondi” e “Abbracciala…”Il disco viene subito criticato, del resto si tratta di un lavoro rivoluzionario che disorienta pubblico e critica. L’album, con 28 settimane di permanenza, raggiunge il primo posto in classifica a dicembre. Segnaliamo una curiosità: la cassetta di “Anima latina” originariamente è uscita con una sequenza dei brani molto diversa da quella dell’LP, ma non si conoscono le ragioni. Tra le varie ipotesi quella a nostro avviso più probabile è che le canzoni siano sette disposte diversamente nel disco e nel nastro per ragioni di spazio. Ecco comunque la sequenza del nastro:

LATO A

Anima latina
Due mondi
Abbracciala…
Gli uomini celesti

LATO B

Gli uomini celesti (ripresa)
Due mondi (ripresa)
Anonimo
La nuova America
Il salame
Macchina del tempo
Separazione naturale

A dicembre, come già accennato, Battisti rompe il silenzio. Ecco alcune dichiarazioni.

“Occorre coinvolgere il pubblico, farlo partecipare, provocarlo, stimolarlo, farlo sentire, assieme all’artista, l’autore”.

“Il pubblico ha subito un’evoluzione, checché ne dicano gli organizzatori dei vari festival. I mezzi di diffusione sono rimasti indietro”.

“Oggi il rapporto con il pubblico è cambiato, bisogna coinvolgerlo”.

“Le realtà sono mutate, ho rinunciato alla mia posizione di leader. Già ne Il nostro caro angelo si avvertiva questa mia ironia verso il Battisti degli anni precedenti”.

“Anima latina è un’opera culturale, un esperimento, e tale deve restare”.

“Ho inteso stimolare chi mi ascolta. Ho messo la voce in mezzo alla musica, ma le parole spesso non si capiscono alla prima. Così da provare piacere non nell’ascoltante e basta, ma nell’interagire. L’ascolto diventa più stimolante”.

“La voce, le parole, come gli strumenti fanno parte di un tutto: musica, cantante, ascoltatore, esecutori, ecc.”

“La voce e i testi devono uniformarsi alla musica, amalgamati con gli strumenti, così da lasciare la possibilità a chi ascolta di scoprire sia la voce, sia i testi”.

“La sudditanza dell’ascoltatore deve essere modificata: non che tutti debbano comporre e fare musica, ma partecipare, sì!”

“Ognuno così può ascoltare secondo la sua sensibilità”.

“Mi sono sempre considerato avanti rispetto a tutto il resto. La mia è una continua ricerca evolutiva. Sarebbe stato facile ripetermi e fare successo, ma inutile e non stimolante. Oggi ci sono molti mezzi a disposizione che anni fa non c’erano”.

“Questo LP è il risultato di anni di ragionamento ed esperienze accumulate: la mia permanenza in Brasile e nel Sud America che mi ha fatto conosce una nuova dimensione della musica, per esempio”.

“Ci sono voluti sei mesi per questo disco, passato per lo più nell’ascolto delle varie prove e nei perfezionamenti, perché avevo ben chiaro quello che volevo ottenere, ma non avevo la più pallida idea di come tradurlo”.

“Il mito del Battisti che fa tutto in diretta, che registra in sala come se fosse dal vivo oggi non serve più alla funzione comunicativa: l’effetto della voce deve essere quello di completare le musiche e non quello di sopraffarle”.

“Si chiama Anima latina perché in America Latina, tra la gente semplice e i suoni genuini ho ritrovato il mio spirito latino”.

“Questo disco è il punto definitivo di passaggio tra il mio ieri e il mio domani: un punto di rottura.”

Sempre a dicembre la Numero 1 – che era di Mogol, suo padre, Battisti e tal signor Daldello – viene assorbita dalla RCA.
In Germania esce la versione in lingua tedesca del 33 giri “Il mio canto libero” – che include pezzi sia da “Il mio canto libero”, sia da “Umanamente uomo”. L’album è supportato da un 45 giri con “Luci-ah” e “Comunque bella” (sempre in tedesco), ma non viene notato comunque. In Spagna e in diversi paesi del Sud America viene pubblicato un 45 giri contenente la versione in spagnolo de “La collina dei ciliegi”.

1975

L’anno comincia con numerose critiche alla musica di Battisti: i nostalgici versano lacrime per il Battisti dei tempi andati. A gennaio Tv sorrisi e canzoni organizza una tavola rotonda a cui partecipano Shel Shapiro, Claudio Cavallaro, Andrea Lo Vecchio e altri. Il tema è ovviamente Battisti. Ne esce un quadro molto simile a quello che accompagnerà l’uscita di tutti i lavori di Battisti post Mogol. La domanda comune è: dov’è il Battisti dei tempi d’oro in questo disco? Del resto “Anima latina” è un disco che si presta bene a essere rapportato ai bianchi: un po’ per la reazione della critica, un po’ per il lungo lavoro in sala d’incisione, un po’ per la sperimentazione che lo ha caratterizzato e poi per la difficile comprensibilità dei testi. Come i futuri lavori è molto rivoluzionario e alternativo, nonché tutt’altro che diretto. Battisti non commenta, ma ci pensa per lui Mogol.

“Lo dico io che sono il più danneggiato. Per esempio con Macchina del tempo, ho scritto uno dei testi più belli della mia carriera. Eppure la voce di Lucio rende necessario un certo sforzo per capire le parole. Cosa avrei dovuto fare? Arrabbiarmi perché le mie belle frasi venivano sacrificate? No perché ho capito che Lucio aveva ragione, non si può non ammirare questo enorme sforzo di creare una tensione d’ascolto controcorrente, questo sforzo per chiamare a riflettere chi ascolta.”

Ad aprile, visto che Battisti non pubblica niente di nuovo, la Ricordi ne approfitta per mettere nel mercato un triplo album di successi dal titolo “Tutto Battisti”.
A luglio alcuni giornali, primo fra tutti Tv sorrisi e canzoni, parlano del tentativo di rapimento da parte dell’Anomia sequestri del figlio di Battisti, andato in fumo grazie alla baby-sitter del bambino.
Sempre a luglio si vocifera di un viaggio in California per ritrovare l’ispirazione. Dall’articolo esce anche un quadro delle vendite de Il nostro caro angelo: 500mila copie, ossia una copia ogni cento italiani.
Visto il continuo silenzio di Battisti – anche discografico – le cronache rosa si accontentano di pubblicare foto rubate, come nel caso del 23 agosto, a Roma a teatro.

1976

A gennaio esce un 45 giri di Bruno Lauzi contenente “Un uomo che ti ama”, firmato e prodotto da Battisti-Mogol e con arrangiamento di Battisti. Il brano però non riceve grandi consensi e si limita a raggiungere il ventiduesimo posto della classifica. Di gennaio è anche l’uscita di “Io ti venderei” cantata da Patti Pravo. Nonostante l’arrangiamento di Vangelis e la firma di Battisti-Mogol il 45 giri non entra in classifica. Questi due brani sono gli ultimi casi di canzoni di Battisti affidate intenzionalmente ad altri interpreti. Era dal 1972 che ciò non avveniva, ossia da quando Adriano Pappalardo – l’unico che negli anni 80 potrà vantare la collaborazione di Battisti in due suoi album – ha inciso “Segui lui”. A febbraio escono il 45 giri “Ancora tu – Dove arriva quel cespuglio” (trenta settimane in classifica di cui tredici consecutive in testa) e il 33 “Lucio Battisti, la batteria, il contrabbasso, eccetera” (il 7 marzo raggiunge la prima posizione della classifica di vendite e ci resta per sedici settimane consecutive su trentacinque di permanenza).La critica, come avviene da tempo ormai, non apprezza il lavoro a causa delle sonorità disco music. Ivan Graziani suona la chitarra e il mandolino nel disco. Di quel periodo il cantautore ricorda un forte interesse da parte di Battisti per le sue composizioni e uno scambio di chitarra – una Fender Telecaster per una Epiphon del 1965 che Battisti aveva preso da Eric Clapton. Graziani – assieme agli altri musicisti che hanno suonato in “Lucio Battisti, la batteria…” – lavorerà ancora con Battisti l’anno successivo, per la prima stesura delle basi di “Io tu noi tutti”, suonata in Italia – al Mulino – ma non utilizzata. Dello stesso periodo è anche il primo video-clip italiano; si tratta di “Ancora tu”. Il filmato mostra il cantante che, in jeans e camicia bianca all’indiana, corre a perdifiato nel fango e su un prato fiorito – che poi altro non é che la situazione fotografata sulla copertina del disco. Il regista Ruggero Miti lo ha realizzato con la collaborazione del direttore creativo Cesare Monti Montalbetti, che si è occupato del set. Il creatore di molte delle copertine degli album di Lucio Battisti, ha dichiarato: “per fare quelle immagini abbiamo ricreato una serie di pozzanghere con una canna d’acqua. Poi abbiamo vestito Battisti con una muta subacquea completa. In più, mentre Lucio correva appesantito dagli abiti e dalla muta, per migliorare l’effetto relativo agli spruzzi, lanciavamo parecchi sassi nelle pozzanghere. Lo scivolone di Battisti, che si vede nel video, è stato molto pericoloso, ricordo che cadendo ha rischiato di battere la testa contro a un masso. Rialzandosi in piedi comunque aveva detto: “Aoh! C’ho er fisico!”. In realtà dopo aver ripetuto la corsa almeno quaranta volte, i tre giorni successivi è rimasto a letto completamente distrutto”.

Di quel periodo è il ricordo di Gianfranco Manfredi – noto anche per aver scritto un bellissimo saggio su Battisti e Mogol nel 1979 e contenuto nel libro “Canzoni e spartiti” – relativo alle accuse su un possibile finanziamento a Ordine Nuovo da parte di Battisti.

“Eravamo in pieni anni di piombo, e voci sempre più insistenti spacciavano Battisti per un finanziatore di Ordine Nuovo. Io ero stato chiamato da Mogol per sentire il provino di Dove arriva quel cespuglio. Voleva convincermi che si trattava di una canzone di sinistra. E anche Io ti venderei, nonostante il fatto che aveva fatto storcere il naso alle femministe. Ricordo bene che alla mia domanda Lucio aveva risposto: “Io finanziare Ordine Nuovo? Chi mi conosce sa che faccio fatica anche a pagare il biglietto del tram”.

Il 24 settembre del 1976 Grazia Letizia Veronese e Lucio Battisti si sposano. Tv sorrisi e canzoni pubblica il riassunto delle nozze – da notare che giravano voci che Battisti era segretamente sposato in America. In soli quindici minuti si svolge il tutto: davanti all’assessore e due testimoni Battisti e consorte non si scambiano nemmeno le fedi: il rito civile non lo richiede.
Tv sorrisi e canzoni riesce a rubare qualche commento al cantante e si scopre che ama lavorare in America e che sta appunto per andare a Los Angeles con la famiglia.
In Spagna e in alcuni paesi del Sud America viene pubblicata la versione spagnola di “Lucio Battisti, la batteria, il contrabbasso, eccetera”, supportata dai 45 giri “De nuevo” tu e “Dove arriva quel cespuglio” – sempre il spagnolo – e “Respirando – El veliero”.
Sempre nel 1976 la televisione tedesca propone il video di “To feel in love” – cantata dal vivo – mentre quella sudamericana mostra il video promozionale di “Ancora tu”.

1977

Fino a marzo di Battisti non si sa praticamente niente. In questo mese escono “Amarsi un po’ – Sì viaggiare” (dieci settimane consecutive in testa su ventisette di permanenza) e il 33 giri inciso in California “Io tu noi tutti” (quattordici settimane consecutive prima in classifica su ventinove di permanenza).A settembre esce “Images”, un disco inciso – come il precedente – negli studi di Hollywood e realizzato per il mercato internazionale. Pur non riuscendo a imporsi all’estero in Italia raggiunge il settimo posto in classifica, con un totale di 11 settimane di permanenza. A maggio il numero di esordio di Tutto – supplemento di Tv sorrisi e canzoni – regala il primo 45 giri di Battisti – con copertina differente. Ricordiamo che la versione di “Per una lira” ha un arrangiamento diverso rispetto a quella del 33 giri “Lucio Battisti”. Per il mercato di lingua spagnola escono le compilation “Lucio Battisti En español” e “Emociones” (ristampato poi con il titolo “Sentir amor” e supportato dal 45 giri “Sentir amor – Sì viajando”).Di quest’anno sono anche tre apparizioni in trasmissioni della TV tedesca. Si tratta di “Ancora tu in playback”, “Amarsi un po’” – in una suggestiva e bellissima versione dal vivo alla chitarra – e “I giardini di marzo”, in playback.

1978

A ottobre esce il 33 giri (inciso a Londra) “Una donna per amico” – l’album più venduto di tutta la carriera di Battisti. Il 12 novembre raggiunge il primo posto della Hit-Parade e ci resta per quattordici settimane consecutive delle 29 di permanenza. Anche il singolo “Una donna per amico – Nessun dolore” (quattordici settimane consecutive di primato con ventisei di permanenza e inciso anche in lingua spagnola) domina la classifica assieme a “Tu” di Tozzi, “Solo tu” dei Matia Bazar e “Gianna” di Rino Gaetano. È entrata nella storia dei misteri la veridicità attorno a una scommessa tra Umberto Tozzi e Lucio Battisti. Pare che Tozzi (agli esordi era chitarrista di Adriano Pappalardo) avesse scommesso che sarebbe riuscito a conquistare il primato in classifica con diverse canzoni in giro di Do. Scommessa poi vinta con “Ti amo” e “Tu”. Con l’uscita di “Una donna per amico” Battisti improvvisamente rompe il silenzio e rilascia una lunga intervista ad Aldo Bagli, per Ciao 2001. Molto interessante è il radicale cambiamento di opinione rispetto alle interviste rilasciate negli anni 60, con l’unica esclusione relativa agli spettacoli dal vivo.

“Io tu noi tutti era piuttosto omogeneo, le canzoni si assomigliavano. In questo nuovo album invece ci sono diversi momenti compositivi”.

“Se ti vuoi far capire dalla gente devi usare un linguaggio che sia il più possibile esteso”.

“I miei sforzi attuali sono di inserirmi in un discorso internazionale, usando dunque il linguaggio più appropriato”.

“Dopo l’esperienza di La batteria… in cui ho arrangiato il disco, ho voluto provare una nuova strada e ho scoperto il lavoro di équipe, che ora considero una condizione necessaria per la riuscita di un buon disco”.

“Non parlerei di cambiamento, ma di evoluzione”.

“Mi sono reso conto che fare l’ermetico crea meno problemi, mentre è più difficile trovare un linguaggio semplice, ma appropriato. Anche se è più facile da giudicare, ma questo è un rischio che vale la pena correre”.

“Non potrei mai incidere due dischi che partono dalla stessa idea di realizzazione”.

“Ho inciso all’estero per internazionalizzare la mia musica”.

“Se facessi uno spettacolo a New York, un teatro sarei in grado di riempirlo, magari con gli emigrati. La cosa però non mi farebbe progredire artisticamente, almeno nella direzione che voglio io. Per il momento sento la necessità di sviluppare la mia personalità artistica in studio”.

“Per una donna per amico ho dato vita a circa cinquanta melodie, poi con Mogol abbiamo scelto una prima tornata di brani, sui quali poi lui ha lavorato per i testi”.

“Ho capito che meno tempo si passa in studio meglio è. Non concepisco quegli artisti che arrivano in studio senza nemmeno un’idea sul da farsi”.

“Lucio Battisti resiste sempre, nonostante gli attacchi, perché non si è mai accodato a nessuna moda precisa: anzi spesso e volentieri si è trasformato in una vera e propria locomotiva”.
”Una donna per amico” ci regala  l’ultima immagine in copertina di Battisti –  ricordiamo che  in “E già”  la foto è nell’interno del disco e Battisti non è riconoscibile.

Relativo a “Perché no” riportiamo un’interessante considerazione di Berselli, tratta dal libro “Canzoni”:

“Quello che conta [per Mogol] non è la forma. È la sostanza. […] Se gli viene una volgarità, magari in un contesto che invece stava sfiorando qualche forma di poesia, lui la butta giù sul bloc-notes esattamente come gli è venuta e si guarda bene dal tornarci sopra. Battisti, invece, sopra ci torna, eccome: dopo avere infilato tre ottime strofe di Perché no, che disegnano piacevoli figure di vita urbana […], quando si imbatte nelle due strofe finali, una di pazzesca volgarità domestica e l’altra che è un improbabile finalino sul lago, semplicemente non le incide: caso o necessità?
[…]
Tanto per ribadire la scelta, non vengono incise neppure nella versione inglese.”

1979 

Battisti ritenta la carta del mercato internazionale e incide – tra la fine del 78 e i primi del 79 – “A woman as a friend”. Di questo lavoro, la cui uscita era prevista per gennaio – come lui stesso aveva ricordato in un’intervista del 78 – verrà però pubblicato solo un 45 giri – snobbato in Inghilterra – contenente “Baby it’s you” (Ancora tu) e “Lady” (Donna selvaggia donna).Mogol più avanti dirà che Battisti si era lasciato scappare una grande occasione con produttori molto importanti all’estero – sicuramente capaci di lanciare in maniera considerevole il suo prodotto in America e in Inghilterra – a causa di una percentuale troppo bassa sugli eventuali compensi. Il 18 maggio Battisti rilascia la sua ultima intervista – nonché gli viene scattata l’ultima foto con il suo consenso – a Giorgio Fieschi, per la Rete 1 della Radio Svizzera Italiana. Anche in questo caso sono molte le differenze di ragionamento rispetto alle interviste degli anni 60. Come del resto è ovvio che sia visto il passare degli anni e l’accumularsi dell’esperienza.

“Ho affrontato l’esperienza estera con il desiderio di avere nuove esperienze”.

“In Italia ero arrivato a poter fare tutto quello che volevo musicalmente”.

“All’estero c’è spazio per tutti, ammesso che facciano una cosa che ha un senso”.

“Il mio canto libero in lingua tedesca è stata un’esperienza diversa da questa: un tentativo confuso. Ossia, quando uno, in Italia, raggiunge il primo posto ogni disco che fa, cosa può fare? Inventare un posto più primo del primo? E allora uno prova a vedere se le cose che dice hanno lo stesso risultato anche in altre società”.

“Credo che bisogna prendere i mezzi che ci sono a disposizione nella musica sia come suono, sia come tendenze, cercando di renderli personali, ossia: non fare delle copie”.

“Ritengo il fenomeno della disco music molto positivo. Parlo della musica, le sale da ballo sono un problema che non conosco”.

“La musica la concepisco – ma credo che valga per ogni lavoro – come un modo per potersi rinnovare e per trovare nuovi stimoli”.

“Ho scritto quattro o cinque cose nuove e mi accorgo che sono già da un’altra parte”.

“Fare le serate è molto faticoso e richiede uno sforzo organizzativo e finanziario, richiede tempo”.

“Si va nelle piazze perché è un lavoro come tanti altri, non solo per fare festa”.

“La frattura con i giornalisti è dovuta a una loro intrusione nella mia vita privata”.

“Sono diventato una persona che ragiona un po’ di più e quindi sono meno arrabbiato, meno sicuro”.

“Quando si è giovani non si ragiona, si è sicuri di quello che si ha in testa. Ora invece ho le idee confuse e ho paura di chi ha le ha molto precise”.

“La mia musica nasce dal caos”.

“Ci sono dei bravi cantautori: Venditti, De Gregori e altri”.

“Trovo molta difficoltà a capirmi e quindi a capire anche la mia musica. Perché la mia musica è un contrasto, così come io vedo la vita”.

“Il mondo del cinema mi ha interessato a intervalli. Ai tempi dei film musicali ho ricevuto molte offerte, ma non mi interessavano. Poi quando ha cominciato a interessarmi non mi hanno più richiesto”.

“Comunque lo farei più come regista. Il lavoro dell’attore mi sembra molto duro, al di là di quello che si vede sullo schermo, è il regista che ha tutto in testa”.

“Per adesso il cinema è per me una cosa che non esiste proprio”.

“L’ermetismo è una cosa che abbiamo individuato come fattore di fuga, nel senso che è facile fare l’ermetico: tanto ho capito io e tu non hai capito”.

“Il rapporto tra Mogol e me è quello di due persone di questo tempo, che, dopo tanti anni di lavoro insieme, improvvisamente per divergenze d’interessi, si sono messe ognuna sulla sua rotaia, sulla propria strada. Per cui adesso da quattro o cinque anni ci vediamo al massimo un mese all’anno. Il che è una cosa stranissima, ma molto bella per il risultato delle canzoni. Si tratta dell’esperienza di due persone che stanno diventando completamente diverse e che però fanno un discorso che si integra proprio per questo. Sul piano di vivere altre cose al di fuori della musica ormai c’è rimasto ben poco, ma è una cosa inevitabile. Facciamo solamente canzoni assieme, lui ha la sua vita e io la mia”.

“Quando ho iniziato scrivevo musica e parole, ma erano parole deboline. Mogol era già un autore di grande successo, di grande nome che ha iniziato a mettere le sue parole nella mia musica. E le due cose assieme hanno assunto un rilievo completamente nuovo: una combinazione esplosiva.”

Del 1979 sono anche i provini inediti in cui Battisti canta dal vivo – voce e chitarra – una prima versione dei brani di “Una giornata uggiosa”, compreso l’inedito “Il paradiso non è qui”. Di questo brano si è parlato tanto. La prima dichiarazione risale al 1981: la rivista Tv Sorrisi e Canzoni ha pubblicato un’intervista a Bruno Lauzi, il quale affermava che nel suo prossimo disco ci sarebbe stata una canzone di Battisti dal titolo “Il paradiso non e’ qui”.
 Poi fino al ritrovamento dei nastri, nei primi anni novanta, non si è più detto niente.
Nella seconda metà degli anni ‘90 Mogol ha dichiarato che “Il paradiso non è qui” non è stato inserito nel disco “Una giornata uggiosa” perché le tecnologie del tempo non erano in grado di far contenere a un 33 giri così tanti minuti, senza che si perdesse di qualità.  Non sta a noi entrare nel merito delle considerazioni tecniche, ma ricordiamo più di un disco antecedente al 1980 e di durata maggiore. Comunque sia secondo noi Mogol ha solo cercato una giustificazione che non togliesse prestigio al pezzo, visto che sperava di farlo cantare prima ai Fiori d’acqua dolce e poi ad Adriano Celentano – come magra consolazione per il cantante, visto che il suo progetto H2O con Mina e Battisti non era andato in porto. Alla fine si è dovuto accontentare di un disco solo con Mina.
Non ci è data sapere la ragione dell’esclusione, ma supponiamo che Battisti avesse meditato attentamente – come sempre del resto – le scelte. Forse, “Il paradiso non è qui” così com’era, non era completo, oppure stonava all’interno di un disco di stile molto differente rispetto alla canzone.
Sempre nel 1979 la tivù svizzera tedesca ha trasmesso due filmati molto interessanti. Nel primo Lucio Battisti canta in playback “Al cinema”. Chitarra sotto braccio, capelli poco pettinati, baffi, camicia mezze maniche bianca con i primi bottoni sbottonati.
Nel secondo Lucio ripropone la colazione mostrata in copertina del disco “Una donna per amico” sulle note della canzone dallo stesso titolo.
Versa il tè alla bionda in impermeabile e conversa allegramente mangiando fette biscottate. Il tutto è di tanto in tanto alternato ad un secondo filmato in cui Battisti canta suonando al pianoforte.

Di questo periodo è il tentativo, purtroppo non andato in porto, della PFM di fare un concerto con Battisti – la PFM comunque si rifarà grazie al bellissimo live con Fabrizio De André.

1980

Con “Una giornata uggiosa”, titolo di per sé già sintomatico di un rapporto appannato, Giulio “Mogol” Rapetti e Lucio Battisti, risolvono il loro storico sodalizio. L’alone leggendario attorno a questo episodio è continuamente alimentato dalle reticenti dichiarazioni di Mogol, spesso anche contraddittorie. Fra tutte spicca quella relativa ad alcuni problemi di demarcazione di confine tra le due ville del Dosso. Poi c’è quella che li vede separarsi a causa di una discussione sorta “per le percentuali sui diritti d’autore, ma ragioni vere e proprie non ci sono” – da un’intervista a Mogol. Una delle motivazioni più colorite – l’autore della quale resta a noi ignoto – vede i due litigare banalmente durante una cena di lavoro, scambiarsi un vaffanculo di troppo e poi andarsene. Tra l’altro pare che tempo dopo, grazie ad amici comuni e sempre a un tavolo, abbiano tentato la riconciliazione, ma al momento del dolce sia arrivato il vaffanculo definitivo. La più probabile spiegazione comunque sembra essere, specie sentita l’ultima intervista di Battisti, quella per cui i due insieme non avessero più molto da dire, visto poi che non avevano nemmeno più niente in comune. “Una giornata uggiosa esce” a gennaio ed è accompagnato dal 45 giri “Una giornata uggiosa – Con il nastro rosa” (pubblicato anche in lingua spagnola, ma con minore successo). Il 13 aprile il 33 si stabilisce al primo posto della classifica. Ci resterà nove settimane consecutive delle venticinque di permanenza. Il singolo invece non raggiunge che la terza posizione, anche se alcune riviste lo segnalano al primo posto dopo cinque settimane dalla prima comparsa in classifica.

Citiamo in questa sede, e solo per dovere di cronaca, un episodio del 1999. A un anno dalla morte di Battisti, prima a Molteno e poi a Poggio, sono comparsi diversi volantini su cui era contenuta la confessione di una ragazza che diceva di essere la figlia di Battisti. La ragazza, nata nel 1980, dichiarava che Battisti avesse dedicato a lei “Con il nastro rosa”. Abbiamo deciso di riportare qui questa notizia perché si ricollega a un altro discorso, ma prima di farlo dobbiamo aprire una seconda parentesi. Questa risale al 1970 e si riferisce a “Insieme”. Molti giornali d’epoca si erano riempiti di articoli su l’amore tra Battisti e Grazia Letizia Veronese dicendo che il cantante aveva dedicato a lei la canzone. Entrambi i casi posso essere più o meno veri, ma bisogna tenere in considerazione principalmente un fatto: i testi delle canzoni sono scritti da Mogol.
Proseguendo in una visione dei fatti che rasenta i limiti del demenziale, possiamo dire che nel disco “Una giornata uggiosa” c’è anche il pezzo “Una vita viva” – nel quale Mogol, ma in realtà Battisti per lui, si riferisce ai suoi cari figli per dare un consiglio – piuttosto contraddittorio tra l’altro. Sempre in questa analisi da cronaca rosa, ricordiamo che entrambi i pezzi – “Con il nastro rosa” e “Una vita viva” – non sono presenti nei provini del ‘79, e quindi è possibile che Battisti li abbia effettivamente aggiunti solo in seguito – la ragazza direbbe, dopo aver saputo di me. Se così fosse si capirebbe anche il perché siano stati preferiti – insieme a “Perché non sei una mela” – a “Il paradiso non è qui”.

Dopo aver scherzato un po’, ci pare doveroso evidenziare marcatamente un fatto, e riportarlo proprio qui, nella sezione dedicata alla fine del sodalizio tra Mogol e Battisti:

Battisti scriveva le musiche e Mogol i testi.

Tutto ciò per ricordare che ciò che è di Cesare deve essere attribuito a Cesare.
Infine, per concludere il discorso, vi riportiamo due bellissimi passaggi del libro di Berselli dal titolo Canzoni.

“Il dramma è che Mogol ci crede talmente, a questa ispirazione senza controllo, a queste predilette intuizioni, che non ha avuto il minimo scrupolo, il minimo pudore, il minimo tabù a scrivere, nella penultima canzone dell’ultimo disco realizzato insieme con Battisti, Una giornata uggiosa, un presagio nefasto, un autentico necrologio anticipato, un voodoo di terrificante esattezza:

Sogno un cimitero di campagna e io là,
all’ombra di un ciliegio in fiore senza età.

Un cimitero. la giusta punizione, evidentemente, per l’uggia di una vita mal spesa. I dissapori erano già cominciati. E l’altro, poverino, senza avvertire la minaccia, o fottendosene allegramente, la canta.

Nella stessa canzone, è curioso l’esordio della terza strofa:

sogno di abbracciare un amico vero
che non voglia vendicarsi su di me di un suo momento amaro

Conoscendo l’autobiografismo di Mogol, sembra effettivamente l’epicedio per la rottura della partnership con Battisti.”

È di quest’anno l’ultima apparizione televisiva di Lucio Battisti. La leggenda dice che Battisti abbia perso una scommessa con degli amici inglesi e si sia presentato alla TV Svizzera cantando “Amore mio di provincia”. I più fantasiosi teorizzano si sia trattato di un sosia. Comunque sia Battisti appare ulteriormente ingrassato, divertente e divertito. Il pubblico invece dimostra la più totale indifferenza all’evento.

Sposta il confine di ciò che è normale

1982

A settembre escono “E già – Straniero” (si tratta dell’ultimo 45 giri di Battisti) e il 33 giri “E già”. Si risolve il mistero sul “chi sarà il futuro paroliere di Battisti?”, sorto dopo la separazione con Mogol. Si tratta di Velezia, ossia Grazia Letizia Veronese, sua moglie. In copertina tra l’altro compaiono anche dei disegni fatti da suo figlio Luca – e all’interno c’è l’ultima foto ufficiale del cantante: in lontananza, di fronte a uno specchio e di spalle. “E già” – un album molto avanti con i tempi e sicuramente rivoluzionario – dimostra che con le nuove tecnologie un musicista può fare un disco praticamente da solo – magari con pochi, ma buoni collaboratori, e l’aiuto della famiglia. Il 33 giri, pur essendo molto criticato, sia dalla stampa contemporanea che da quella futura, nonché dai critici – raggiunge la prima posizione della classifica con 19 settimane di permanenza.

Siccome gli spunti biografici – o autobiografici, visto che c’è chi dice che in realtà i testi sono stati scritti da Battisti – nel disco potrebbero essere parecchi, ne riportiamo alcuni, quelli apparentemente più significativi. Non li commenteremo, così da lasciare a voi la possibilità di farvi un’idea senza influenze esterne.

Da “Scrivi il tuo nome” – primo brano

Scrivi il tuo nome in qualcosa che vale, mostra a te stesso che non sei un vegetale
Bella giornata è questa qua […] per cominciare un’altra vita un altro stile
Fai un passo fuori dal tuo recinto

Da “Mistero”

Io mi ero lasciato entusiasmare da quel tipo intellettuale appariscente che in fondo in fondo non valeva niente

Da “Windsurf windsurf”

Windsurf windsurf veleggia e va, portami lontano da questa rumorosa città

Da “Registrazione”

Questo è il momento più eccitante della creazione
Ho sempre amato Jagger e gli Stones, i Beatles un po’ meno insieme ai Beach boys, forse perché hanno il nome che comincia per b
Da Paul McCarney ho imparato a cantare, da Ray Charles ad emozionare, da Dylan a dire quello che mi pare e dal poeta ad alleviar l’umanità

Da “Hi-fi”

Un’ora di relax con l’alta fedeltà

Da “Slow motion”

Slow motion fatemi rivedere l’uomo che vince contro ogni parere

Da “E già”

Provi e riprovi non ti fermi mai e intanto aggiungi, tagli e sintetizzi

Esistono anche alcuni provini inediti relativi a questo album, in proposito ricordiamo, per esempio, “Girasole”.

Nel deserto immenso del Nevada devo fermarmi per una ruota, esco dall’auto, aria condizionata, entro nel caldo phon della vera vita.
Cielo diverso, grigio, a Londra vado cercando accordi di chitarra

L’album “E già” preannuncia l’incontro con Pasquale Panella, il poeta che contribuirà a dare del musicista un’immagine completamente rinnovata. Da questo momento, non è più musica da cantare, l’espressione è difficile, le parole vanno decifrate.
La leggenda dice che Battisti abbia sentito alla radio una canzone del cantante romano Enzo Carella e sia rimasto folgorato dalla genialità del testo. Il paroliere era appunto Panella.
Di quest’anno è anche l’uscita di “Immersione” di Adriano Pappalardo, con arrangiamenti di Greg Walsh – già arrangiatore nonché unico musicista di “E già”. La produzione, nonché una forte influenza, è di Battisti. All’album, che non riceve particolari attenzioni né dal pubblico né dai giornali, è legata l’ultima esternazione, non musicale, di Battisti, rilasciata attraverso un comunicato stampa diramato dalla Numero 1.

“Ci siamo incontrati dopo tanti anni per caso al mercato rionale di Ponte Milvio. Lui aveva delle patate, io avevo dei pomodori pugliesi. Abbiamo detto: perché non ci facciamo delle belle patate alla pizzaiola? E così è nato il long playing Immersione. Adriano ha scritto la musica di dieci canzoni sull’argomento che egli vive e ama di più: il mare e l’immersione. Franca Evangelisti ne ha interpretato lo spirito più puntiglioso scrivendo testi profondi e toccanti. Greg Walsh, autoribattezzatosi Gregorio Valshetti durante il suo soggiorno in Italia, è il sorridente artefice del suono e l’organizzatore della parte musicisti/studio. Io sono stato con loro pronto a consigliare e discutere nei momenti cruciali, con un obiettivo preciso in testa: far sì che tutto fosse sempre pervaso da una forza positiva e dalla gioia di fare musica”.

Per dovere di cronaca riportiamo anche che nel 1982 muore la mamma di Battisti.

1983

In autunno Adriano Pappalardo pubblica “Oh! era ora”, edito dalla Numero 1/Aquilone/RCA. Le musiche sono di Pappalardo e i testi di Vanera (pseudonimo di Pasquale Panella). Gli arrangiamenti e la produzione sono di Lucio Battisti – che tra l’altro, suona le chitarre e i sintetizzatori, e nel pezzo “Oh! era ora”, anche il basso. Il disco non riceve particolari consensi, ma segna l’inizio della collaborazione tra Battisti e Pasquale Panella.

1984

È di quest’anno il tentativo di Lucio Dalla – dopo il precedente successo del Banana Republic con De Gregori, gli Stadio e Ron – di dar vita a I due Lucio, un concerto rock – pop. Dalla,  che si consolerà con il Dalla-Morandi anni dopo, racconta di un contatto, di una cena e di una laconica risposta: “non si può fare”.

1985

Esce la raccolta “L’album di Lucio Battisti”. Questa entra in classifica e ci rimane per cinque settimane, raggiungendo come migliore posizione un quinto posto.

1986

Siamo negli anni in cui troneggia Vasco Rossi e s’impone sempre più Zucchero. L’Italia dopo anni di affidamento alla musica estera ritorna ad amare i propri autori e tra questi non può certo mancare la presenza di Lucio Battisti. Ad aprile esce “Don Giovanni” e raggiunge il primi posti nella classifica – con 20 settimane di permanenza. I testi sono affidati all’estro poetico e bizzarro di Pasquale Panella che come Battisti non fa nulla per uscire dall’anonimato. Di lui si riesce solo a sapere che è romano e che ha trent’anni. La svolta è radicale e il modo di comporre si trasforma mentre i mezzi tecnici, il fraseggio musicale e la fonetica offrono un prodotto di rottura con tutto quanto detto precedentemente nell’ambito della musica leggera. A cavallo di metafore, allitterazioni e neologismi, la nuova coppia introduce un nuovo universo poetico verso spazi dilatati dove i discorsi hanno “pieghe architettoniche” e il pensiero “trasvola sopra l’ultima papilla, la farfalla, la lingua, la spilla”. È un gioco sottile fatto di suoni evocatori che lasciano spazio a chi ascolta, in un equilibrio creato da un’originale scrittura musicale che riconferma Battisti tra i più grandi della canzone italiana. Don Giovanni un disco molto apprezzato dai colleghi (Zucchero, ma anche De Gregori – “Don Giovanni è una pietra miliare. D’ora in poi dovremo tutti fare i conti con un nuovo modo di scrivere musica”), anche nel mondo del jazz (ricordiamo una, su tutte, la versione in chiave jazz di “Don Giovanni” eseguita da Tiziana Ghiglioni).Battisti mira sempre più a spiazzare pubblico e critica e mai pago dei risultati raggiunti e sempre alla ricerca d’innovazioni particolari. I temi elettronici dominanti sono conditi da atmosfere rarefatte ricche di un notevole arrangiamento ancora piuttosto melodici (se rapportato alla successiva produzione). I giochi di parole e le raffinate trovate linguistiche, assieme a neologismi e paradossi verbali, divengono una costante della nuova e ironica produzione. La critica lo definirà il miglior lavoro della terza fase Battisti ossia quella del nuovo sodalizio Panella-Battisti. “Don Giovanni” aggiunge al già ricco curriculum di Battisti uno dei prodotti musicali italiani più interessanti degli anni ottanta: laddove i cantautori più celebri iniziano a spostarsi sempre con maggior frequenza verso il pop commerciale, verso strutture musicali di facile consumo, Battisti sembra scegliere per sé le tortuose vie dell’avanguardia. Dall’album viene esclusa la canzone “Il gabbianone”, un inedito molto bello, reso famoso grazie a diverse trasmissioni televisive. “Don Giovanni” viene venduto in vinile, e non in CD – il che fa pensare che Battisti preferisse il suono vivo e graffiante dei dischi piuttosto che quello freddo, ma perfetto dei CD.  La versione compact disk uscirà solo otto anni dopo. La prima stampa del CD sarà subito tolta dal mercato perché Battisti non è d’accordo su due punti: il primo sono i testi riportati all’interno e il secondo è la copertina. La prima versione infatti proponeva il disegno dell’attaccapanni – il primo della serie eseguita da Battisti stesso nei suoi dischi – per intero, ma ridotto di dimensioni, la seconda invece raffigura un particolare dell’attaccapanni a dimensione originale. Ci pare attinente una dichiarazione di Pasquale Panella di diversi anni dopo.

“Da L’apparenza in poi io fornivo di volta in volta a Battisti i testi delle canzoni e lui su quelli componeva successivamente le musiche. […] A volte io scrivevo un testo un po’ lungo, e dicevo a Battisti: guada, è venuto così, vediamo un po’ quanto ce n’entra”. […] Insomma valeva la legge del quanto ce n’entra, nata a proposito delle copertine”

Di Don Giovanni viene pubblicato anche lo spartito ufficiale.
È di quest’anno un’intervista nella quale David Bowie dichiara di amare molto le canzoni di Battisti – ricordiamo in proposito “Music is letal” (Io vorrei… non vorrei… ma se vuoi) di M. Ronson il cui testo è stato tradotto in inglese proprio da David Bowie.

Cosa farà di nuovo

1988

A ottobre esce “L’apparenza”. Nonostante le ormai ovvie critiche l’album riesce a raggiungere la seconda posizione in classifica con 18 settimane di permanenza. Si tratta del secondo capitolo della collaborazione con il poeta ermetico Pasquale Panella e primo dei “dischi bianchi”. Essere e apparire sono i temi di fondo del lavoro e la ricerca armonica stravolge completamente la melodia (già compromessa nei precedenti due dischi). La grande novità è che alle sonorità elettriche viene contrapposta un’orchestra. Da “L’apparenza” in poi, non compariranno più i testi delle canzoni all’interno del disco. Per fortuna viene pubblicato, però, lo spartito ufficiale.

1990

In Italia è il periodo dei ritorni dei grandi: dopo diversi anni di silenzio esce il doppio album “Oltre” di Claudio Baglioni – che dichiara: “ho sempre inseguito Battisti, per me rappresentava un traguardo irraggiungibile” – che si divide la classifica con Lucio Dalla di “Attenti al lupo”. Battisti, fedele al consueto appuntamento biennale,  riemerge a ottobre con “La sposa occidentale”, primo disco pubblicato dall’etichetta CBS. L’album raggiungerà il terzo posto della classifica, con 12 settimane di permanenza. L’ineffabile canta-poeta continua così a stupire. Di questo album, tra le altre cose, non esiste una versione ufficiale dei testi, perché non è mai stato pubblicato nemmeno lo spartito. Sempre nel 1990, la RCA, non nuova in operazioni commerciali di questo genere, pubblica una raccolta dal titolo “Lucio Battisti”. Questa entra in classifica e raggiunge il sesto posto. Le settimane di permanenza del disco sono 15.


1992

A fine anno escono – distanziate di un mese l’una dall’altra – “Cosa succederà alla ragazza” e “Le origini”. A ottobre “Csar” – come da copertina – entra in classifica raggiungendo il quinto posto con sette settimane di permanenza, mentre a novembre la doppia raccolta della Ricordi “Le origini” dimostra quanto il pubblico sia ancora legato alla prima produzione di Battisti (quarto posto con 14 settimane di permanenza). Tutti i brani di questo doppio cd sono stati rimasterizzati, ossia rimixati e ripuliti dal fruscio di fondo che caratterizzava i nastri originali. Le origini regala ai fan un’involontaria chicca: nel rimasterizzare “Luisa Rossi” infatti, non è stata utilizzata la matrice originale bensì una diversa nella quale si sente Battisti cantare “Luisa, Luisa sa bene quel che fa” invece di “Luisa Rossi sa bene quel che fa”. La canzone presenta anche piccole differenze sul finale. Anche di “Csar”, l’ultimo CD di Battisti con la CBS, non esistono i testi ufficiali – in quanto non compaiono nel CD e non esiste lo spartito ufficiale. Come sempre il disco è avanti con i tempi, ma attentissimo al panorama musicale internazionale (addirittura si avvicina alla techno in “Cosa succederà alla ragazza”, al dub in “Però il rinoceronte” e al rap in “Ecco i negozi”).

1993

La nostalgia e l’attesa per il nuovo lavoro di Lucio Battisti lascia spazio al progetto Audio 2 di Massimiliano Pani. Esce così un anonimo CD privo di fotografie, testi, ma in cui compare la paternità delle canzoni – si tratta di due sconosciuti: Donzelli e Leomporro. Pani dichiarerà a Target che dietro agli Audio 2 non si nasconde Battisti, visto che persino Mogol nella stessa trasmissione aveva detto: “Hanno la stessa impostazione vocale di Lucio. Per me è Battisti”, per poi lanciare un annuncio malinconico che riempie di speranza i fan nostalgici: “…se tornassimo insieme faremmo ancora delle grandi cose”. Dello stesso periodo è l’inno “Battisti dove sei” cantato dai B-Nario e scritto da Massimo Morini (tastierista del gruppo genovese Buio Pesto), Zoara e Bernini. Esce anche “Innocenti evasioni” in cui giovani e promettenti voci nuove del panorama italiano interpretano i successi di Battisti. Una su tutti Giorgia nell’interpretazione di “Nessun Dolore”. Di quest’anno – per la precisione in dicembre – è anche l’uscita di un CD dal titolo “Signori…Mina! Vol I” contenente il famoso medley del 23 aprile 1972 per la trasmissione Teatro 10.

1994

L’uscita di “Innocenti evasioni 2” rende palese la nostalgia per il vecchio Battisti, ma il cantante è presente e si fa sentire: il 29 settembre – data fin troppo rievocativa –  pubblica il suo ultimo CD dal titolo “Hegel”. L’album non raccoglie molti consensi, né dalla critica, né dal pubblico. Il miglior piazzamento in classifica è una quinta posizione con sei settimane di permanenza. Da notare che l’album segna anche il ritorno di Battisti all’etichetta BMG – l’ex RCA che ha assorbito sia la Ricordi sia la Numero 1. Non a caso di questo disco viene pubblicato lo spartito, il che ci permette di conosce la versione ufficiale dei testi. Come sempre le polemiche si sprecano, e visto il titolo, si parla di un’opera di destra. Panella in proposito dichiara:

“Macché, il titolo del disco è frutto di un mio errore umano. Ho sbagliato, tutto qui. Nella mia ignoranza ho creduto che Hegel fosse un nome di donna”.
E ancora:

“Il ruolo della canzone è quello di essere bella e stupida e priva di qualsiasi presunzione d’importanza. La canzonetta deve essere idiota e ballabile. Rappresenta lo scemo del paese e come questo è utilissima in quanto le altre forme cosiddette culturali si relazionano ad essa e si sentono in qualche modo speciali. La canzone è la serva scema alla quale cadono i piatti”.
Incuriosisce anche la E in copertina, anziché una più appropriata H. “Hegel” tra l’altro sancisce la separazione fra il poeta paroliere e Battisti: Panella infatti dice di non avere più canzoni da scrivergli. In supporto al CD ci sono due video ufficiali girati da Giandomenico Curi – Battisti era rimasto stregato dall’esplosione di un’anguria nel suo video di “Oh! era ora” di Pappalardo. Si tratta di “Hegel” e de “La bellezza riunita”. Come nel 1980, incominciano le previsioni su chi sarà il prossimo paroliere di Battisti. Purtroppo al quesito non c’è una risposta, perché “Hegel” è effettivamente l’ultimo CD di Battisti, anche se si continua a parlare di un CD postumo, con probabili testi di Velezia.

Gente per bene e gente per male

1995

Nel 1995 si è parlato di un probabile riavvicinamento tra Mogol e Battisti. I giornalisti hanno fantasticato sulla notizia trasformando gli avvenimenti che caratterizzavano il periodo in possibili indizi. Primo fra tutti il già citato appello lanciato da Mogol durante un’intervista dell’anno precedente. In più, sempre Mogol, avrebbe dovuto firmare alcuni testi per Mina e per altri grandi della canzone italiana, ma l’eco rimbombante del ritorno con Battisti aveva fatto attribuire a una probabile richiesta di esclusività di Lucio Battisti le mancate collaborazioni. Alcuni media parlarono addirittura di una scadenza entro la quale si sarebbe saputo l’esito della questione; il 30 settembre successivo. Sono comunque altre le informazioni riguardanti questo anno che meritano di essere seguite con particolare attenzione: sempre all’interno della trasmissione Target il giornalista Leo Turrini racconta di aver ricevuto un pacco anonimo – recapitato a mano in portineria – contenente tre cassette. I brani registrati coprono quasi tutta la carriera di Battisti con materiale dal 1970 al 1988. La canzone “Arrivederci a questa sera” eseguita con la chitarra ha un ritmo differente e il testo è diverso rispetto a quello contenuto in “Una giornata uggiosa”. Le cassette contengono anche l’intero secondo disco – mai pubblicato – per il mercato anglosassone. Ci sono le versioni in inglese di “Ancora tu”, “Una donna per amico”, “Nessun dolore”, “Perché no”, e altre. Leo Turrini durante l’intervista ha anche aperto il già citato dibattito che ancora oggi divide in due le opinioni degli interessati relativo a “La spada nel cuore”. I tre nastri ci regalano anche una perla: il brano Il paradiso non è qui del 1979 che non è contenuto in nessun album. Mogol ha detto a riguardo: “È una delle più belle canzoni che abbiamo scritto assieme”. Lo stesso anno esce il libro “Emozioni – Lucio Battisti vita mito note”  di Tullio Lauro e di Leo Turrini. Inoltre, visto il successo della precedente edizione, a maggio esce “Le origini vol. 2”. La raccolta però non riceve troppi consensi. Riesce ugualmente a entrare in classifica, ma ci rimane solo una settimana in ventitreesima posizione.

1996

A maggio esce “Lucio Battisti Pensieri e parole” – una discografia commentata di Luciano Ceri. Il libro, tutt’oggi, può essere considerato “l’enciclopedia Battisti”, anche se contiene alcune piccole imprecisioni e mancanze – come la canzone di Gias-Prudente, per esempio, che è stata riscoperta un paio di anni dopo. A fine anno si evidenzia la notizia che i Fiori d’acqua dolce – giovani musicisti del CET, la famosa scuola fondata da Mogol – hanno rispolverato l’ultimo e mai pubblicato lavoro composto dalla coppia Mogol – Battisti (l’ormai citatissimo “Il paradiso non è qui”). A novembre lo speciale Costume e Società di Michele Bovi riposta una breve intervista fatta a Mogol:

Domanda: …e se Battisti negasse l’autorizzazione relativa all’incisione del pezzo da parte dei Fiori d’acqua dolce?
Risposta: …e perché mai dovrebbe… credo proprio di no.

1998

Per tutto il 1997 e durante i primi mesi del 1998 le poche notizie che circolano su Battisti si riferiscono ai vari inediti e al misterioso nuovo disco che non sta rispettando la consueta uscita biennale. La cronaca rosa e alcune trasmissioni televisive mostrano un Battisti arrabbiato e scontroso, del resto le poche foto e i pochi filmati che ci arrivano sono la prova dell’abilità, a nostro avviso sprecata, di alcuni giornalisti, fotografi e cameraman, nel rubare i momenti di privacy agli artisti. Resta famoso il dito medio mostrato da Battisti a due sedicenti “fan” – presumibilmente si trattava di giornalisti appostati da giorni. Nel frattempo Internet si diffonde anche in Italia e le informazioni – più o meno verosimili, circolano con maggiore facilità. Si parla della possibile uscita di un disco contenente gli inediti, oppure di una raccolta di inediti di vari cantanti, compresi alcuni pezzi di Battisti. Si aspetta con frenesia il nuovo disco con la certezza che sarà qualcosa di stupefacente – a prescindere dalla lettura positiva o negativa del termine. Gli inediti intanto, anche grazie a Internet, circolano sempre più, tanto che alcuni ipotizzano la teoria che Battisti abbia passato gli ultimi giorni della sua vita a riorganizzare il suo passato e a permettere la riscoperta di alcune sue perle, rimaste per troppo tempo nel silenzio. Come siano andate veramente le cose, molto probabilmente, resterà un ulteriore mistero che questo mito si è portato via con sé. Esiste l’ultimo disco? Alla BMG dicono che Battisti non ha mai dato loro niente, ma intanto trapelano informazioni su contrattazioni non andate in porto tra la famiglia Battisti e la casa discografica. E, ancora, esce postuma l’opera omnia completa e la confezione ha uno spazio vuoto, spazio che secondo molti, è stato lasciato per contenere l’ultimo disco. Ma procediamo per gradi nell’analizzare le informazioni che ci sono arrivate in quest’ultimo anno, l’ultimo in cui Lucio Battisti poteva essere considerato l’unico mito vivente e invisibile. Il primo aprile ci regala un riuscitissimo pesce d’aprile: si sparge la notizia che Battisti si appresta a pubblicare il suo nuovo disco, e lo fa scegliendo Internet come unico canale di vendita. Ci cascano testate giornalistiche importanti come La repubblica, trasmissioni televisive e fan. Collegandosi infatti al sito www.luciobattisti.com era possibile prenotare il disco e addirittura ascoltare qualche canzone in anteprima. La pagina mostrava una copertina rigorosamente bianca e con un disegno fatto a mano di un bottone. Ricordiamo brevemente anche i dettagli del bellissimo scherzo organizzato da rockol.it: innanzitutto il titolo, L’asola. Togliendo l’apostrofo e spostando la a si leggeva La sola, che in romanesco significa imbroglio, fregatura. Poi, leggendo in sequenza le iniziali delle canzoni che avrebbero dovuto comporre il disco si leggeva la frase PESCE D’APRILE. Leggendo invece in sequenza le iniziali delle canzoni in anteprima usciva la parola PIRLA.

Dopodiché le poche notizie filtrate dai media riguardano la malattia di Battisti. Il 29 agosto si diffonde la notizia che è stato ricoverato d’urgenza; massimo riserbo sui motivi e sulle condizioni di salute. Nei giorni a seguire le pagine dei rotocalchi si riempiono di ipotesi e di messaggi di speranza da parte dei vari personaggi pubblici.

La mattina di mercoledì 9 settembre Lucio Battisti muore “per intervenute complicazioni in un quadro clinico severo sin dall’inizio”, come recita il comunicato ufficiale dell’ospedale San Paolo di Milano, luogo del ricovero.

Da allora si è assistito a una serie di articoli, trasmissioni, concerti, ed eventi commemorativi vari. Sono state innalzate statue, sprecate parole, pubblicati raccolte, riviste e libri – tra i quali l’interessantissimo “Battisti talk”, che dimostra chiaramente di essere un libro pensato e scritto quando ancora il cantante era in vita.
L’assalto nei negozi di dischi – fenomeno che si ripeterà pochi mesi dopo con la scomparsa di Fabrizio De André – viene palesato dal risultato di vendite della compilation “Pensieri Emozioni”. La raccolta – già uscita nel 1997, ma rimasta un po’ in ombra fino alla morte di Battisti – ha raggiunto la prima posizione in classifica con un totale di 18 settimane di permanenza. E ancora, un’ulteriore compilation dal titolo “Gli anni 70” ha raggiunto il sesto posto con sei settimane di permanenza.

Terminiamo questa biografia con due piccole critiche: con due note amare.

Nell’inserto Il foglio di Mattia Feltri, uscito a pochi giorni dalla morte di Battisti e in più puntate, sono stati raccontati gli ultimi giorni di vita del musicista.
Dai vari articoli sono emersi particolari inquietanti, in special modo ha colpito la notizia riguardante alcune fotografie del cadavere di Battisti.
Non ci sono parole per descrivere questo gesto.
La denuncia – confermata dai vari telegiornali – è comunque pervenuta da un articolo discutibile – troppi elementi dei quali nessuno può dare conferma – e di cattivo gusto.
Se anche fossero vere, era proprio necessario raccontare certe cose?
Qui si è andati un po’ oltre al dovere di cronaca.

Queste informazioni superflue non troveranno mai spazio nelle pagine del luciobattisti.net.

E infine ci risulta piuttosto inspiegabile anche la rivelazione di Mogol in una trasmissione di Michele Bovi dei primi giorni del 2000. Dopo tanto apprezzabile silenzio attorno al pezzo “L’arcobaleno”, Mogol ha dichiarato che una medium e altri fattori che preferisce non dire lo hanno convinto – oltre all’incitamento di Celentano e all’ottima musica di Bella – a scrivere il pezzo. A quanto pare una medium avrebbe riportato al paroliere la richiesta di Battisti di far scrivere a Mogol una canzone. Fondamentale il tema dell’arcobaleno – trattato anche precedentemente al disco di Celentano in un’intervista paranormale a Battisti sognata da Giulio Caporaso per il mensile Firma – come collegamento tra Dio e l’uomo.

Si è detto che Battisti era una persona molto riservata. Noi del luciobattisti.net preferiamo rispettare in silenzio il dolore della sua famiglia e continuare a goderci tutto ciò che di buono questo grande artista ci ha regalato in trentaquattro anni di inimitabile carriera.

Ciao Lucio

Mercoledì 9 settembre, alle 8.30 Battisti ci ha lasciati.
Un pezzetto del nostro cuore adesso è con lui: lo sta accompagnando proprio come la sua musica ha sempre accompagnato, e sempre accompagnerà noi.

Tante emozioni e speranza hanno caratterizzato l’ascolto delle sue
canzoni, anno dopo anno.
Le stesse emozioni e speranze rimarranno nei nostri cuori durante i
futuri ascolti.
Sì, è vero, purtroppo qualcosa è cambiato: un avvenimento inaspettato
ci ha sconvolto, ma Battisti ci ha lasciato un’eredità superlativa.
Sta a noi rispettarla.

Noi ci impegneremo al massimo per far sì che Luciobattsti.net non
diventi un epitaffio, ma resti il sempreverde punto d’incontro, per
chiunque voglia visitarlo, che sinora è stato.
Per questo motivo…

Abbiamo preferito non pubblicare i molti messaggi
che ci sono giunti negli ultimi giorni di vita di Lucio perché
l’affetto e il dolore, a nostro avviso, non vanno resi pubblici.

Concludiamo ricordando Battisti attraverso una sua vecchissima
dichiarazione.
Erano gli ultimi scorci degli anni sessanta e un pubblico contestatore
cercava di criticare Battisti.
Lui si limitò a dire:
So’ tre ore che state a parla’ e non si è concluso niente.
Io propongo delle cose.
Vi emozionano?
Vi piacciono sì o no?
Bene, mi fa piacere.
Sotto maestro con la base!

Ciao Lucio e …sotto maestro con la base!

Grazie sì, grazie sì

Siamo molto orgogliosi di questa biografia, per la quale abbiamo impegnato gran parte del nostro tempo libero. Sperando di avere fatto un lavoro che risulterà un servizio utile a tutti gli interessati, vi ricordiamo che sono graditissime eventuali critiche, correzioni e/o integrazioni.

Questa biografia non sarebbe stata scritta senza l’aiuto – diretto o indiretto – di molte persone che siamo felici di ringraziare (rigorosamente in ordine alfabetico).

Ringraziamo:

Edmondo Berselli
Primo Bonali
Michele Bovi
Luciano Ceri
I Dik Dik
Fulvio Fiore
Italo Gnocchi
Lo staff di Hit Parade Italia
Tullio Lauro
Gianfranco Manfredi
Roberto Matano
Francesco Mirenzi
Mogol
Cesare Monti
Pasquale Panella
Roberto Tinella
Little Tony
Leo Turrini
Maurizio Vandelli

e tutti coloro che ritroveranno nella biografia un prezioso suggerimento datoci attraverso il luciobattisti.net o i vari news-group.

Sperando di non aver scordato nessuno ringraziamo infine la Siae per non averci ancora dato fastidio e Dio per averci dato la possibilità di ascoltare il buon Lucio (che non ringraziamo solo perché è sottointeso).

La nostra denuncia

Il luciobattisti.net è nato perché in rete non c’era nessun punto di incontro specifico per gli appassionati della musica di Battisti.
Noi tre vedevamo in Internet uno strumento nuovo e veloce: un mezzo capace di diffondere informazioni avvalendosi dei suggerimenti degli interessati.
Con queste prospettive avevamo immaginato il sito come un libro in continua evoluzione, un contenitore di notizie che ci pervenivano da chiunque avesse qualcosa da aggiungere, o da contestare: correzioni, novità, dubbi, possibili spiegazioni.
Selezionavamo tutto ciò che ritenevamo lecito e, soprattutto, in armonia con la musica di Battisti.

Purtroppo quello che era il sogno di una nuova frontiera di libertà si è trasformato nell’affare del nuovo millennio, e come per tutti gli affari sono state create regole e imposte limitazioni.
Attualmente una diffida da parte della BMG Ricordi ci impedisce di pubblicare i testi e gli accordi delle canzoni di Battisti, anche se ricavati dall’ascolto dei dischi e non copiati dagli spartiti ufficiali.

Per diversi mesi, dopo la diffida, siamo rimasti off-line: non eravamo più così convinti dell’utilità del sito, in quanto il tentativo di diffondere un’informazione il più completa possibile e senza scopo di lucro, era stato ostacolato.

Paradossalmente le case discografiche sarebbero le prime a beneficiare del nostro servizio, se solo ci lasciassero lavorare indisturbati. Quale pubblicità infatti può essere migliore di quella mirata?

Capiamo l’imbarazzo delle case discografiche nei confronti della pirateria, ma la diffida al nostro sito – tra l’altro senza preavviso, e subito in toni aspri – ci è parsa assurda.
Chiunque sa bene che bastano poche decine di mila lire per comprare un cd contenente l’intera discografia – in mp3 di buona qualità – di qualsiasi cantante famoso.
Perché allora prendersela con noi che ci limitiamo ad avvertire i lettori dell’uscita di eventuali novità interessanti?

Siamo convinti di non aver danneggiato né economicamente né moralmente nessuno, ma per evitare problemi legali che non saremmo in grado di affrontare, al posto dei testi e degli accordi nelle sezioni relative agli stessi troverete questa nostra denuncia.
 

Daniele, Federico e Francesco.

Pieve Ligure, 24 aprile 2000

La mattina in cui è morto Fabrizio De André ero per caso a Staglieno. Staglieno è una città dei morti, enorme e con tanto di monumenti all’interno: un piccolo duomo di Milano addirittura. Io ci tenevo a vedere questo, ma non sono entrato perché ero in ritardo. Poco dopo mi hanno detto di De André. Non me l’aspettavo.

La mattina del funerale, io non me ne ricordavo. Casualmente mi sono trovato davanti a Staglieno e non essendoci mai entrato, ho deciso di farlo. Ho visto il mini Duomo e, sempre girando a zonzo, sono anche arrivato davanti alla tomba di Mazzini. Il tempo correva, mentre leggevo a caso i nomi dei morti, nel tentativo di uscire. Pensavo.

Pensavo che poi non è nemmeno tanto strano trovarsi in un cimitero e non vedere nemmeno un’anima viva per tanto tempo. Pensavo a De André per via della sua morte, degli epitaffi e di quella collina dove dormono i trapassati. Non ricordavo che il giorno del suo funerale fosse quello, ma pensavo.

Dopo essere passato vicino al campo dei neonati, finalmente sono riuscito a uscire da quel labirinto di tombe. Ero davvero depresso. All’ingresso ho visto alcuni fotografi e ho sentito parecchi commenti su De André. Ho capito.

Lui era lì, a pochi metri da me. Ma io sono uscito. Non so perché, ma mi sono sentito irrispettoso.

Mi piace pensare a questa strana porta, oltrepassata la quale Dio e i suoi angeli assistono a un fantastico evento. Ci sono due anime schive che imbracciano la chitarra. C’è un breve momento di silenzio e si sentono accordare gli strumenti. Due la all’unisono e un paio di accordi per scaldarsi le mani.

Ecco, ora finalmente suonano.

Dio sorride e i suoi angeli non riescono a non commuoversi. I musici di ogni tempo seguono il richiamo e si uniscono abbellendo ulteriormente la melodia. Jones il suonatore strizza l’occhio alla seconda delle due anime. Questa timidamente abbozza un sorriso. Intanto un flauto spezzato riprende a suonare. L’altra anima si guarda attorno e saluta qua e là tutti quelli che riconosce. Saluta tutti e canta. Ha l’espressione determinata, e dalla sua bocca escono emozioni roche. Dio tiene il tempo e…

C’è una porta da qualche parte, ne sono certo. Attraversandola potremo anche noi sentire questa musica. Ma non c’è fretta…

non c’è fretta.

26 giugno 2004, Villa Sagredo, Vigonovo, VE

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